Il rapporto

UE: gli ostacoli a un’Europa digitale. Copyright, privacy, over the top, banda larghissima

L’Eu Media Futures Forum, voluto dal commissario Neelie Kroes, pubblica il report finale. Problemi e soluzioni da tentare subito per colmare i ritardi

Pubblicato il 24 Set 2012

Un’Europa divisa nella grande sfida del digitale. Incapace di fare squadra per competere con i giganti americani over the top. Ma che ora prova a creare un mercato unico digitale, a rivedere le regole storiche del copyright e della privacy, e a dotarsi di una banda larghissima.

C’è tutto questo- un bel calderone di massimi sistemi- nel rapporto appena pubblicato dall’Eu Media Futures Forum, voluto dal commissario Neelie Kroes, responsabile dell’Agenda Digitale europea.

Il problema di fondo, sintetizzato dal rapporto: “l’Europa è in ritardo nello sviluppo di una nuova aggregazione di contenuti e di industrie di servizi Internet. Bisogna ammettere che l’Europa è stata anche incapace di sviluppare un framework legale che faciliti lo sviluppo di relazioni business sane ed eque tra le aziende tradizionali nel settore media e i nuovi player dell’ecosistema digitale”.

Se vogliamo sintetizzare ulteriormente: l’Europa non riesce a essere davvero un mercato unico digitale perché non sta superando l’inerzia delle vecchie strutture.

Vediamo infatti gli otto ostacoli che stanno minacciando lo sviluppo digitale europeo. E le relative soluzioni proposte dal Forum.

  • Un mercato digitale unico incompleto. Muovere servizi e contenuti digitali tra Paesi europei resta un problema.
  • Barriere allo sviluppo di nuovi modelli di business. Molti dei quali- dice il Forum- passerebberono da un nuovo e innovativo uso dei dati personali degli utenti.
  • Disaccordo sui modi per condividere la remunerazione. E’ il grosso tema del nuovo equilibrio da trovare tra domanda e offerta riguardo al copyright dei contenuti online.
  • Policy di supporto frammentate per il settore audiovisivo. L’Europa ha una forte produzione di contenuti di qualità ma ha spesso difficoltà a esportarli.
  • Mancanza di un terreno di gioco equilibrato. Tra player UE e non-UE, quanto a regole (privacy, fiscali, pubblicitarie, licensing…).
  • Barriere all’ingresso in nuovi mercati. Anche qui sotto accusa i big stranieri e implicitamente Google, accusato dall’Antitrust UE di cannibalizzare i servizi verticali.
  • Accesso ineguale ai contenuti da parte degli utenti. Le licenze e il copyright limitano quello che è accessibile online da uno Stato all’altro dell’Unione.
  • Infrastrutture. Bisogno di arrivare agli obiettivi 2020 (100 Megabit al 50% e 30 Megabit al 100% della popolazione.

Le soluzioni, rispettivamente:

  • Fare un mercato unico digitale europeo entro il 2015.
  • Promuovere nuovi modelli di business pur salvaguardando la privacy.
  • Ricompensare i creatori e la creazione di contenuti.
  • Adattare il supporto finanziario alla creazione audiovisiva.
  • Trattare i simili come simili. Riferendosi agli over the top stranieri che operano in Europa.
  • Evitare barriere all’ingresso. Con un monitoraggio costante.
  • Incrementare l’accesso e l’uso di contenuti e servizi legali ovunque in Europa per tutti i cittadini.
  • Sviluppare velocemente l’infrastruttura del futuro.

Aggiungiamo noi che non sarà facile superare problemi storici dell’Europa. Su cui tra l’altro la stessa Commissione non ha un potere assoluto ma che deve fare i conti con gli Stati (si veda, tra tutti, la questione copyright). A conferma, anche quando si tratta di pensare in digitale l’Europa è divisa, come abbiamo evidenziato qui.

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