Sempre più di frequente diverse amministrazioni pubbliche e private stanno rivedendo le scelte tecnologiche fatte in passato e un po’ alla volta iniziano, in modo più o meno pubblico, ad abbandonare l’utilizzo di software e piattaforme cloud vendute da produttori statunitensi per implementare alternative a livello regionale e nazionale. Come vedremo, non si tratta di una tendenza pericolosa, anzi.
Alcuni, forse a causa di inesperienza e conoscenza di come il cloud e l’informatica si è evoluta negli ultimi anni, hanno visto in questi cambiamenti un pericolo per la crescita digitale dell’Europa ed una limitazione nel movimento delle informazioni a livello europeo che il Digital Single Market promuove.
Quello che i meno esperti nel settore non hanno visto è che i cambiamenti in atto sono indispensabili per dotare l’Europa di strumenti e tecnologie che permettano una reale implementazione di un mercato comune digitale per l’Europa a beneficio dei cittadini Europei.
In un recente articolo questi cambiamenti, come il divieto di utilizzare Office365 nelle scuole in quanto non rispetta la privacy o la richiesta da parte del ministro dell’economia tedesco Peter Altmaier di avere i dati dei cittadini tedeschi in Germania anziché in Cina o negli Stati Uniti, dimostrano che diverse amministrazioni pubbliche hanno già capito che esistono dei problemi di sicurezza nazionale e privacy ed il loro intento è quello di spingere le istituzioni Europee ad agire a livello comunitario non di creare dei Cloud chiusi a livello nazionale.
Come ho già avuto occasione di scrivere in passato, riguardo alla sicurezza dei dati della pubblica amministrazione e più recentemente sulla mancata conformità con il GDPR delle piattaforme Cloud in generale, l’Europa deve implementare un piano di sovranità tecnologica per evitare di essere dipendente da Corporation straniere e ricattabile dai governi in cui risiedono.
Solo pochi giorni fa il presidente degli Stati Uniti ha minacciato la Francia di imporre nuove tariffe sui vini “o altro” in quanto il Governo francese ha finalmente deciso di tassare le aziende statunitensi che trovano ogni modo per non pagare tasse in Europa.
La stessa settimana GitHub, di proprietà di Microsoft, sotto ordine del Governo americano ha bloccato gli account di sviluppatori software residenti in tutto il mondo solo perché sono nati in Iran.
Il governo tedesco indica la via
Ci sono già una lunga serie di elementi, senza citare una nuova condanna per corruzione ai danni di amministrazioni pubbliche di una nota software house Americana, che dimostrano l’assoluta necessità di cambiare rotta utilizzando alternative già disponibili per rendere l’Europa competitiva in un mercato globale monopolizzato da poche multinazionali americane e cinesi.
“La Germania ha diritto alla sovranità tecnologica. I data center dei cloud non dovrebbero essere installati solo negli Stati Uniti o in Cina, ma anche in Germania, in modo che le aziende europee, che desiderano un’archiviazione sicura e affidabile dei dati, abbiano questa opzione”
Il Governo tedesco, proponendo un cloud sovrano per i suoi cittadini, sta solo mostrando la via al resto dell’Europa implementando quanto descritto nel piano per un’Europa Digitale della Commissione Europea per gli anni 2021-2027.
L’Europa verso il cloud federato
La bozza del piano infatti riporta diverse volte la volontà di creare un Cloud federato tra gli Stati membri per facilitare lo scambio dei dati in modo sicuro e rispettando la privacy dei cittadini.
Un Cloud federato non è un Cloud chiuso o diverso da quanto i meno esperti possono immaginare. Il Cloud pubblico è già composto da diverse risorse, server e data center interconnessi dispersi sul territorio che possono sembrare come un’unica grande entità ma alla fine non sono altro che tanti computer ed applicazioni fornite perennemente in affitto.
Con il nuovo Piano Digitale, l’Europa ha l’occasione di dimostrare che non è più necessario essere dipendente di poche multinazionali per usufruire di servizi digitali moderni. Le tecnologie per poter creare un “Cloud Federation as a Service”, come descritto a pagina 27 del documento, sono Open Source e disponibili a tutti per cui ogni Stato membro può collaborare nell’implementazione e miglioramento di queste tecnologie rendendole disponibili anche ai settori privati aumentando così la competitività di tutti i settori, creando posti di lavoro con nuove competenze, riducendo i costi e reinvestendo fondi che altrimenti sarebbero stati trasferiti in paradisi fiscali da multinazionali diversamente tassabili.
Il Piano Digitale è ancora in forma di bozza per cui si possono notare ancora alcune lacune e tutti i cittadini europei sono invitati ad inviare le delle raccomandazioni o preferenze.
La bozza sicuramente sta andando nella direzione giusta ma si nota che purtroppo diversi esempi di buona governance digitale di diversi Stati membri non sono stati inclusi nel progetto.
Al momento Cloud, Intelligenza Artificiale e Blockchain sembrano essere le parole chiave per ottenere visibilità mediatica ma ci sono elementi di base che devono essere al centro dell’attenzione delle istituzioni se hanno veramente intenzione di far diventare l’Europa un leader dell’innovazione Digitale e non.
Da dove parte il cambiamento
Vi potrà sembrare strano ma il cambiamento radicale necessario parte sicuramente dal desktop e dai documenti.
Includendo nel Piano Digitale l’adozione ufficiale a livello Europeo del formato aperto dei documenti (ODF) come già hanno fatto l’Inghilterra, il Portogallo, la Svezia, la Francia ed altri, elimineremmo l’obiezione di compatibilità con prodotti proprietari che viene usata da molti per bloccare i cambiamenti necessari.
Seguendo l’esempio del Ministero della Difesa italiano che ha implementato LibreOffice o quello della Gendarmeria Nazionale Francese che utilizza Linux anche sui desktop potremmo essere meno vulnerabili ad attacchi informatici, che hanno comunque come target primario Windows e Microsoft Office, e di ridurre ulteriormente il lock-in in prodotti che spingono sempre più gli utenti a migrare verso Cloud proprietari.
Se poi venisse anche incluso il Manifesto per la Sovranità Tecnologica, che ho contribuito a scrivere, l’Europa diventerebbe sicuramente l’esempio per il resto del mondo di come la trasformazione Digitale deve essere implementata per servire i cittadini e non le multinazionali.