Negli ultimi anni abbiamo da più parti sentito spesso parlare dei MOOCs (Masive Online Open Courses), il nuovo filone di apprendimento online lanciato da grandi piattaforme internazionali quali edX, Coursera o Udacity, come di un processo “disruptive”, dotato cioè delle potenzialità di rivoluzionare il panorama della formazione soprattutto a livello universitario.
L’impressione diffusa è che i MOOC non stiano portando l’ondata di immediate travolgenti trasformazioni che alcuni si aspettavano, ma stiano facilitando lo sviluppo di nuove dinamiche di cui sarebbe un errore sottovalutarne la portata sul medio periodo. Un aspetto di cui si parla molto poco, ad esempio, è la crescita molto rapida di nuovi soggetti che si affiancano alle Università nell’erogazione di MOOC. Banca Mondiale, Google, MOMA, Comitato Olimpico Internazionale: sono solo alcune delle organizzazioni non universitarie che nell’ultimo paio d’anni hanno proposto dei MOOC; esplorando le piattaforme di erogazione, scopriamo una grande varietà di soggetti non universitari che propongono corsi ben strutturati e certificati. Vediamone alcuni.
Aziende e comunità professionali
Alcune piattaforme erogano programmi di formazione costituiti da una serie di corsi online su un tema specifico: ne sono un esempio i “Nanodegree” offerti da Google e altre aziende della Silicon Valley su Udacity con l’intento di fornire le conoscenze necessarie ad inserirsi professionalmente nel mondo ICT. L’associazione professionale IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) è invece attivamente presente su edX con MOOC dedicati ad argomenti tecnico-scientifici e di aggiornamento professionale.
Istituzioni culturali
Musei e biblioteche, ma non solo: sono i cosiddetti GLAM (Galleries, Libraries, Archives, and Museums). Château de Versailles, Grand Palais e altre istituzioni culturali parigine, in collaborazione con l’operatore di telecomunicazioni Orange, dal 2014 offrono corsi su Solerni una piattaforma di MOOC di ambito francofono. Ne sono esempi “L’Impressionnisme: du scandale à la consécration” e “Louis XIV à Versailles”, recentemente concluso: entrambi i MOOC, legati ad esposizioni temporanee ma fruibili indipendentemente da esse, hanno avuto più di 15000 utenti iscritti ciascuno, risultato notevole se si pensa che la lingua di erogazione non era l’Inglese. I GLAM forniscono un accesso qualificato alla conoscenza e si spingono anche a promuovere l’aggiornamento professionale dei docenti, come nel caso dello Smithsonian’s National Museum of American History su edX ( “Teaching Historical Inquiry with Objects”), e dell’ American Museum of Natural History su Coursera (“The Dynamic Earth: A Course for Educators”).
Startup e non-profit per l’innovazione
Vi sono startup e organizzazioni non-profit che offrono MOOC atti a promuovere l’innovazione: di processo, di servizio, ma anche in ambito sociale. È il caso della DO school, un’organizzazione con sedi a Berlino e New York che supporta l’imprenditoria sociale e propone il corso “The DO School Start-Up Lab” sulla piattaforma tedesca Iversity la non -profit Common Purpose sulla piattafroma inglese FutureLearn propone invece il MOOC “Developing Cultural Intelligence for Leadership”, sul concetto dell’intelligenza culturale e la sua rilevanza ai fini della leadership. Un altro esempio è il MOOC “Klimawandel und seine Folgen” (“Il cambiamento climatico e le sue conseguenze”), offerto da Deutsches Klima-Konsortium (DKK) e WWF su Iversity, volto a promuovere l’innovazione sui temi ambientali.
Alcune riflessioni
La proliferazione di sinergie tra soggetti detentori di conoscenza di varie estrazioni e piattaforme di erogazione di MOOC delinea un’offerta formativa variegata, che propone una propria complementarietà rispetto al ruolo dell’università come protagonista nella produzione e diffusione del sapere.
Con la flessibilità propria del servizi digitali, i MOOC rispondono ad un’ampia gamma di esigenze, offrendo opportunità di sviluppo personale e professionale che fanno fronte a un contesto in veloce cambiamento come quello dell’epoca digitale cui le istituzioni tradizionali faticano a rispondere: non è un caso se Google e altre aziende della Sylicon Valley hanno pensato a Udacity come partner ideale per la loro offerta formativa finalizzata a creare rapidamente potenziali collaboratori dotati di specifiche competenze in ambiti innovativi.
Il dinamismo del quadro attuale, più che suggerire conclusioni, suscita un interrogativo sull’evoluzione che potranno avere nel medio periodo le pratiche emergenti nei MOOC e su quali nuovi equilibri potranno costruirsi processi di produzione e riproduzione della conoscenza capaci di rispondere in modo sostenibile alle esigenze di numerosi attori sociali.