Digital Venice

Venezia, la retorica e le contraddizioni del Governo

L’evento veneziano è il primo grande debutto pubblico di questa legislatura sui temi dell’innovazione. Il premier ha volato alto, ma l’industria ora aspetta segni concreti. Che si fanno attendere

Pubblicato il 09 Lug 2014

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Questo è stato il Governo che più di tutti ha tessuto di lodi la capacità trasformativa del digitale, come opportunità per il Paese di tornare a sperare e crescere. Ma è anche il Governo che ha appena rincarato l’equo compenso ignorando le proteste di consumatori e industria. Che non riesce a sbloccare i decreti che facilitino scavi e installazione di antenne. Che per ora ha scelto di non accelerare sugli investimenti nell’Agenda digitale dalla programmazione 2014-2020.

Emergono queste evidenze e contraddizioni, qui al Digital Venice (7-12 luglio), considerabile il battesimo mediatico della strategia governativa sul digitale. Di un Governo- ricordiamo- che più di tutti ha puntato su questi temi a scopo elettorale.

Ma se sia solo “mediatico” questo interesse- propaganda, in altre parole- o se all’evento seguiranno investimenti e più attenzione, ebbene non è ancora dato dirlo. La prognosi è riservata.

Lo scetticismo si può leggere tra le righe delle dichiarazioni dei big di settore. Ma diventa esplicito quando li incontri di persona, a Venezia, presi in disparte al di fuori degli incontri formali. “Da una parte siamo contenti che finalmente il premier riconosca l’importanza del digitale. Dall’altra, ci sembra che si voli alto perdendo di vista i problemi e le questioni importanti, di tutti i giorni”, ci dice un rappresentante dell’industria.

Quali sono i punti di scetticismo? Numerosi.

  • L’equo compenso avrà l’effetto di danneggiare le vendite, secondo consumatori e aziende.

  • Il nuovo decreto scavi ancora è bloccato.

  • Idem il decreto per rendere più flessibili gli obblighi sulle emissioni elettromagnetiche.

  • Manca la copertura per i 750 milioni di euro stanziati da Destinazione Italia agli incentivi Pmi.

  • I fondi 2014-2020 già stabiliti per l’Agenda sono insufficienti e rischiano di essere sparpagliati tra i piani regionali .

  • Non è ancora chiara la governance su questi temi, mancando una figura e organi dedicati (Marianna Madia, responsabile dell’Agenda, è un ministro che si occupa di Pubblica Amministrazione in generale.

Su quest’ultimo punto forse ci sarà chiarezza a breve, con la nomina- che ancora si attende- del nuovo direttore e degli organi mancanti all’Agenzia per l’Italia digtale. Per gli altri punti, il Governo deve dimostrare la forza di ribattere a lobby nemiche dell’innovazione e cambiare le priorità di investimento. Forse l’annuncio di Renzi- il più importante a Venezia- secondo cui proporrà al Consiglio UE di escludere dal Patto di Stabilità gli investimenti in infrastutture digitali rivela che il Governo non ha la forza di trovare altri fondi, con gli attuali vincoli.

Segnali misti, insomma, sotto il cielo. Positivi sul piano delle parole. Incerti su quello dei fatti.

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