L’occasione per un cambio di passo per l’edilizia 4.0 (vedi lo stato dell’arte) può venire dalla recente presentazione dell’etichetta volontaria e non vincolante di “Edificio predisposto alla banda (ultra)larga”, prevista dal comma 3 del citato art. 135-bis, presentata ufficialmente in occasione dello Smart Building Expo, svoltosi a Milano tra il 15 ed il 17 novembre 2017.
In questa direzione una prima importante tappa è stata raggiunta dalla presentazione, in occasione dello stesso evento fieristico, delle Linee guida in tema di predisposizione alla ricezione a banda larga degli edifici nuovi e ristrutturati, predisposte da Confindustria Digitale, Assimpredil, Ance ed Anitec-Assimform, “…. con l’obiettivo di divulgare tra i professionisti del settore ed i tecnici della pubblica amministrazione i contenuti dei provvedimenti di legge in materia e di sensibilizzare l’intera filiera dell’edilizia rispetto agli obblighi ed opportunità ad essi correlati, fornendo al contempo un semplice strumento di consultazione e verifica”.
Tali Linee guida forniscono una panoramica del quadro normativo vigente ed individuano soprattutto nella mancanza di adeguati spazi installativi il collo di bottiglia della cablatura verticale degli edifici, che solo nel 10% dei casi presentano spazi interni idonei ad ospitare le nuove tecnologie trasmissive. La guida evidenzia, altresì, la centralità del ruolo dei progettisti, degli operatori edili nonché degli installatori, deputati quest’ultimi al rilascio della suddetta etichetta ed a garantire la realizzazione a regola d’arte degli impianti di comunicazione, secondo quanto previsto dalle relative Guide CEI: un impianto a regola d’arte è una garanzia di affidabilità e sicurezza delle reti, in modo tale da evitare sia ogni possibile disservizio per gli utenti finali sia possibili situazioni di pericolo per gli installatori. La mancanza di adeguati spazi istallativi o l’utilizzo improprio degli stessi, così come infrastrutture non “costruite a regole d’arte”, possono, peraltro, generare effetti distorsivi della concorrenza, se si determina l’impossibilità di sviluppare o di utilizzare le infrastrutture interne, le chiostrine o i pozzetti, oltre che una mancata o errata mappatura delle reti.
Tematiche forse nuove che meritano approfondimento e vigilanza e che potranno essere oggetto del costituendo tavolo di lavoro che vedrà l’amministrazione centrale e tutte le associazioni di categoria interessate, non solo supportare ogni possibile attività divulgativa che possa favorire l’implementazione della normativa di cui trattasi e della sopracitata etichetta, ma che provvederà anche ad un attento monitoraggio e controllo per garantire ai cittadini ed agli operatori pari diritti di accesso, valutando la possibilità di procedere anche ad una mappatura nel SINFI degli edifici ultrabroadband ready.
Nel rimandare ad una attenta lettura delle Guide CEI, la sopracitate Linee guida riportano anche a titolo esemplificativo alcuni schemi che evidenziano gli aspetti principali da considerare nella progettazione di un impianto multiservizi, evidenziando – come è ovvio che sia (anche se forse l’etichetta può apparire di primo acchito poco chiara sotto tale profilo) – che tra i segnali veicolabili attraverso l’impianto multiservizi vi sono sia quelli provenienti dal sottosuolo che quelli ricevibili attraverso i sistemi di antenna posti sul tetto. L’auspicio è che “tale alleanza” tra tutti componenti della filiera consenta di trasferire a livello enterprise il lavoro fatto a livello consumer dai big player delle applicazioni domestiche e per le smart home, che ha stimolato una domanda smartness.
Se il settore legato alle smart home è, infatti, costantemente in crescita (+ 23% rispetto al 2015 secondo i dati dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, seppur ancora con qualche timore per la privacy per il 67% dei potenziali acquirenti, con salto imponente su base annua del 34% in USA) e vi è un mercato dinamico ed attento alle necessità degli utenti (censite in Italia ed all’estero 290 soluzioni per la casa connessa e 124 Startup nel settore, sempre secondo i dati dell’Osservatorio), deludente appare, invece, finora l’attenzione (anche istituzionale) al tema “Smart building”, nonostante la casa abbia un ruolo centrale nella vita degli italiani.
In tema di efficienza energetica un forte input al rinnovamento del parco immobiliare verrà molto probabilmente dalla revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, di modifica della direttiva 2010/31/UE (su cui il 19 dicembre 2017 la Presidenza estone ha raggiunto un accordo provvisorio con il Parlamento europeo), che aggiorna le norme esistenti, tenendo conto dei recenti sviluppi tecnologici con l’obiettivo di aumentare l’efficienza energetica degli edifici. Il nuovo quadro semplificato riguarderà la velocità, la qualità e l’efficacia della ristrutturazione edilizia, in vista dell’obiettivo di più lungo termine di decarbonizzazione degli edifici, che farà diminuire il consumo energetico degli edifici in Europa (che attualmente rappresenta il 40 % del consumo energetico totale).
Un’altra importante novità della direttiva è anche la promozione dell’elettromobilità, attraverso requisiti minimi per gli edifici con più di dieci posti auto per l’installazione di punti di ricarica per i veicoli elettrici. Con la revisione della direttiva si propone, altresì, di introdurre un indicatore di intelligenza per gli immobili e di semplificare l’ispezione degli impianti di riscaldamento e di condizionamento d’aria. La proposta sottolinea l’importanza di allineare i programmi del mercato unico digitale e dell’unione dell’energia, considerando la sempre più stretta integrazione tra infrastrutture energetiche (rinnovabili) e digitali all’interno degli edifici intelligenti.
La vera sfida del mercato sarà, però, quella di trovare soluzioni intelligenti che trasversalmente siano in grado di recuperare e valorizzare il patrimonio abitativo esistente. In ciò è essenziale ancora una volta il ruolo che possono svolgere le istituzioni, favorendo e vigilando su una corretta applicazione del quadro normativo vigente, favorendo la standardizzazione e l’interoperabilità tra le diverse soluzioni ed i diversi servizi ed ingenerando così fiducia.
È, quindi, l’ora di salire a bordo di “questa macchina” e vincere la sfida per passare da case ed edifici non più semplicemente connessi o iperconnessi ma interconnessi, in un processo orizzontale, comunque user friendly, in cui il vero fattore abilitante l’edilizia 4.0 è la conoscenza, non solo per costruire città intelligenti ma per creare “comunità intelligenti”.