L’accelerazione verso la Gigabit Society viene sostenuta dall’Europa attraverso il Connecting Europe Broadband Fund (CEBF). Si tratta di un fondo che mette a disposizione 420 milioni di euro grazie agli impegni assunti da una molteplicità di player. Quali sono le migliori chance per utilizzare le risorse in Italia? Ecco la mappa ragionata dei fronti più strategici da coinvolgere: sia sul versante infrastrutture fisse di tipo “wired” sia di tipo “wireless”.
Lo sviluppo delle reti ultra broadband fisse e mobili ha certamente avuto una notevole accelerazione in questi anni in Europa e in Italia, ma è uno sforzo ben lontano dall’essere concluso, soprattutto se, come reti ultra broadband, ci riferiamo al punto di arrivo definitivo, considerato ineludibile, quale la fibra in casa di ogni cittadino (FFTH-Fiber To The Home).
Ovviamente si discute molto sull’orizzonte temporale di questo traguardo e su quali siano le migliori soluzioni per la gestione di questo transitorio, più o meno lungo, a seconda degli interessi in gioco dei vari attori in campo nel mercato delle infrastrutture. Ma credo che l’obiettivo finale non sia in discussione.
D’altronde anche la Comunità europea spinge chiaramente verso la cosiddetta Gigabit Society per promuovere la competitività del nostro continente e, oggettivamente, almeno su questa visione, non ci sono particolari resistenze o differenze di vedute da parte degli Stati Membri.
Tra i diversi strumenti messi in campo dall’Unione Europea per agevolare il raggiungimento di tale traguardo, nel 2016 l’European Investment bank (EIB) in collaborazione con la Commissione europea ha indetto una gara per avviare un fondo specializzato in infrastrutture con l’obiettivo di contribuire e facilitare il roll out di reti fisse e mobili di nuova generazione (NGA o NGN) in Europa.
Strategia anti-gap infrastrutture
Nella definizione di infrastrutture di nuova generazione non si intende solo l’accesso, ma l’intera infrastruttura di rete fino ai Data Center. E’ previsto che tale fondo, denominato CEBF (Connecting Europe Broadband Fund), colmi il gap esistente in termini di finanziamenti per infrastrutture ultra broadband sia attraverso finanziamenti diretti al settore privato che a società di proprietà pubblica, sia attraverso intermediari finanziari.
La gara europea per la gestione di tale fondo è stata assegnata a Cube Infrastructure Managers (CIM) che ha avviato il processo di raccolta fondi, coinvolgendo nel processo le principali istituzioni finanziari dei paesi membri nonché soggetti privati.
Ad oggi il Connecting Europe Broadband Fund può contare su uno stanziamento complessivo di 420 milioni di euro, grazie agli impegni assunti da:
- EIB, con 140 milioni di euro;
- Commisione UE, che investirà 100 milioni di euro;
- KfW Bankengruppe tedesche, con 50 milioni di euro;
- Cassa depositi e prestiti, che investirà 50 milioni di euro;
- Caisse des Dépots francese, con impegni pari a 50 milioni di euro;
- Cube Infrastructure Managers S.A., che investirà almeno 5 milioni di euro;
- Altri investitori privati, con ulteriori 25 milioni di euro.
Il Fondo fornisce diversi livelli di rischio agli investitori e utilizza un’unica struttura di governance che assicura un giusto equilibrio tra soggetti pubblici e privati.
Il CEBF sostiene investimenti in linea con gli obiettivi di connettività fissati dall’UE per il 2025, con particolare attenzione alle aree rurali e scarsamente popolate. Si prevede che il Fondo mobiliterà investimenti aggiuntivi per un valore compreso tra 1 e 1,7 miliardi di euro.
Wired e wireless: ecco dove intervenire
Analizzando la situazione italiana infine occorre valutare quali siano le migliori opportunità per utilizzare le risorse rese disponibili dal fondo.
Queste opportunità sono ovviamente diverse a seconda che ci riferiamo alle infrastrutture fisse di tipo “wired” dove il collegamento alle abitazioni viene effettuato con un cavo fisico (fibra ottica) o di tipo “wireless” dove l’ultima parte del collegamento viene effettuato attraverso la tecnologia radio FWA nelle sue diverse opzioni ( 4G, 5G, P2P radio ecc.)
Se ci focalizziamo sulle infrastrutture di tipo “wired” va naturalmente considerata la particolare situazione competitiva esistente su tale mercato che è sommariamente distinto in 3 aree (bianche, grigie e nere) a seconda del livello di competizione esistente.
Nelle aree bianche (bassa competizione – circa il 20-25% del paese in termini di copertura) esiste già un piano italiano di finanziamento pubblico assegnato tramite tre gare distinte e tutte vinte da Open Fiber.
Nelle aree nere (alta competizione – circa un terzo del paese) esistono già diversi soggetti in campo – Open Fiber – Tim – Fastweb ed alcuni piccoli operatori.
Appare evidente che, allo stato attuale, le migliori opportunità sono centrate nelle aree grigie (circa il 45% del paese – attualmente coperte principalmente in FTTC o tecnologie FWA che non consentono la scalabilità ad una velocità di accesso ad un giga ed oltre) dove non esistono progetti per portare la fibra in logica FTTH entro un orizzonte di 3-5 anni.
In tali aeree sono inoltre concentrate un gran numero di aree industriali di particolare interesse anche per operatori di dimensione medio-piccola.
Per quanto riguarda le infrastrutture “wireless” le migliori opportunità sono invece da ricercare in specifiche nicchie di mercato dove gli operatori FWA attuali stanno dimostrando nei fatti, con quote di mercato fisso crescente, l’efficacia di tale scelta.
Tutto ciò andrà realizzato evitando ovviamente ogni inutile sovrapposizione di investimenti ed utilizzando al meglio la capacità tecnica ed imprenditoriale del paese.
Investment Criteria CEBF
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