La sfida dei prossimi anni nelle reti e nei servizi di comunicazione non è quella di spostare in avanti la barra della velocità. In un quarto di secolo, le reti mobili e quelle fisse sono passate dalla dimensione dei kilobit a quella dei megabit al secondo, anzi, ormai quella delle centinaia di megabit nell’uso commerciale. La vera sfida tuttavia è quella del come rendere sostenibile, utile e generalizzabile questo enorme salto in avanti tecnologico. E’ un problema che riguarda le aziende, i privati, gli operatori.
Come viene regolarmente riportato nei rapporti dell’Agcom sullo stato del settore, le telecomunicazioni sono un ambito che, non solo ha visto moltiplicare il servizio fornito inteso come volumi di traffico, ma ha anche ridotto significativamente i costi assoluti. Un quadro che riguarda particolarmente l’Italia perché, se è vero come appunto ricorda l’Agcom, che “Il settore delle telecomunicazioni continua ad essere l’unico, tra i settori di servizi di interesse generale, che presenta un andamento dei prezzi decrescente “, sempre l’authority sottolinea che “negli ultimi anni (dicembre 2006 – marzo 2014), la flessione dei prezzi del mercato italiano è stata del 24,5%, oltre il doppio della media europea che è pari all’11%”.
In questo scenario Selta ha delineato una visione per lo sviluppo delle reti, sia per l’utenza enterprise sia per le reti pubbliche, basata sul principio della crescita sostenibile. Un requisito ancor più rilevante in un quadro di pressioni sui margini, l’elevata competitività e l’economia in frenata.
L’ultrabroadband: un mix libero di reti
Se già i dati della velocità media , in generale, delle reti fisse vedono il nostro paese penalizzato (5,6 Mbit/s la velocità media nel download, secondo il rapporto Akamai, contro gli 8 Mbit/s europei della Germania, i 7 di Francia e Spagna, i 10 della Gran Bretagna, i 13 di Olanda, Svizzera e dei paesi nordici), il ritardo è ancora maggiore nelle reti ultra-broadband, a partire dai 30 Mbit/s indicati come soglia minima dell’Agenda Digitale europea. In queste reti, a inizio anno la copertura era dell’ordine del 20% contro il 65% europeo e l’adozione non arrivava all’1% della popolazione, contro il 7% europeo, anche se nel corso dell’anno la crescita è accelerata. La strategia per recuperare il gap passa quindi attraverso un approccio articolato. Si tratta di un “uno-due” che vede, da una parte, la valorizzazione della rete in rame esistente, in un quadro dinamico volto a ridurre sempre più il tratto finale aumentando nel contempo la velocità e, dall’altra, l’adozione di piattaforme in grado di accompagnare la trasformazione delle architetture, delle tecnologie e lo sviluppo dei nuovi servizi.
Fonte: Commissione Europea, Digital Agenda Scoreboard 2014
In quest’ottica Selta è uno dei fornitori di riferimento della rete NGN in Italia con la soluzione FTTCab che prevede, com’è noto, la connessione in fibra fino all’armadio, per procedere nel tratto finale con l’esistente doppino in rame. Nella fase iniziale le soluzioni proposte hanno privilegiato la facilità ed economicità d’installazione, anche per cluster di utenti ridotti, nella logica di ottimizzazione del ritorno d’investimento: quindi cabinet compatti, a basso consumo, con “granularità fine”. I nuovi sviluppi, coerenti con una fase più matura del mercato, annunciati in occasione del Broadband Forum ad Amsterdam lo scorso ottobre, puntano su scalabilità, elevata capacità fino a 192 / 384 porte-utenti, pluralità di connessioni, disponibilità vectoring e G.fast.
Valorizzare gli asset esistenti, così da ridurre anche il tempo per il deployment delle nuove reti e massimizzare il ROI è una delle priorità per gli operatori, che tuttavia non desiderano nemmeno un “lock-in” sulle tecnologie attuali, che potrebbe rivelarsi un rischio a medio termine. Con la piattaforma multi-servizio e multi-accesso SAMBHA MSAN (Multi-Service Access Node), Selta ha sviluppato una soluzione che fa della versatilità e della flessibilità i suoi punti di forza. Essa è in grado di accogliere simultaneamente un mix a piacere di tipologie di connettività, senza necessità di apparati diversificati: linee POTS per la voce, ISDN, diverse varianti DSL (ADSL, , SHDSL, VDSL2 vectoring), nonché connessioni ottiche GbE (Gigabit Ethernet). Con piattaforme di questo tipo il carrier può affrontare con la necessaria confidenza uno scenario dinamico e che nel giro di pochi mesi può mutare sotto la spinta di nuovi piani della concorrenza, modifiche normative, ingresso di nuovi servizi, incentivazioni fiscali.
La diffusione delle nuove reti, in grado di supportare una molteplicità di servizi, costituisce un’opportunità e insieme una sfida non solo per gli operatori ma anche per le aziende. Le nuove reti offrono la possibilità a carrier e service provider di offrire una nuova classe di servizi basati sui concetti di cloud e virtualizzazione.
Comunicare in azienda è un’applicazione
Il tradizionale PBX ha ormai cambiato pelle e le sue funzionalità, anche le più evolute, sono diventate un’applicazione come l’IM, il video, la collaboration, nell’ambito di piattaforme più estese, basate su tecnologia IP. La prospettiva è quella di cloud privati, basati sull’infrastruttura IT di un’azienda, oppure pubblici, basati sull’infrastruttura di un provider con relativa virtualizzazione. La soluzione Selta SAMubycom per la virtualizzazione di architetture enterprise, che è tra l’altro una delle prime piattaforme selezionate da Telecom Italia, incarna il più recente paradigma della convergenza, in un mercato in cui l’utente è ormai abituato alla multimedialità, a comunicare ed essere raggiunto in ogni luogo, indipendentemente dalla rete utilizzata e con qualunque device a disposizione (BYOD).
Lo smartphone diviene sempre più il terminale di riferimento quando si è fuori sede. In un quadro di mercato in cui sempre più operatori offrono servizi di rete fissa e mobile, questo è il logico complemento per servizi in cui, senza costi addizionali, il traffico può essere indirizzato indifferentemente verso la rete fissa o quella mobile.
Grazie a IP, virtualizzazione, cloud e banda larga, le aziende dispongono di nuovi modelli per accedere a servizi di comunicazione allargati, con l’importante beneficio di non essere vincolati ad una particolare tecnologia o piattaforma. Quest’ultima infatti viene resa fisicamente disponibile nel cloud, ma i servizi erogati dal centro servizi interno o da quello dell’operatore. In definitiva, le diverse forme di comunicazione, condivisione e collaborazione sono una serie di applicazioni erogate superando le limitazioni dei sistemi “legacy”, evitando anche il costo “upfront” dell’acquisizione di una tecnologia, spostando il tutto verso un approccio “as a service” e pagando per le funzionalità richieste.