Sui voucher 500 euro per la banda ultra-larga stiamo assistendo all’ennesimo pasticciaccio brutto, per dirla alla Gadda. La Lega, raccogliendo il consenso trasversale di tutti i gruppi, aveva sbloccato 1,3 miliardi alla fine del 2019. Ad oggi sono disponibili solo 200 milioni per i cittadini con Isee fino a 20.000 euro e con una serie di paletti per cui, e grazie a Dio che l’hanno fatto, è necessario leggersi molto attentamente FAQ e vademecum predisposti da Infratel.
Dei voucher che sarebbero serviti per rendere civilmente digitali le nostre scuole (il ministro Paola Pisano ha parlato di 40.000 plessi senza Internet, spero volesse dire senza banda larga) nessuna traccia e così la DaD, oltre a una privazione del diritto delle lezioni in presenza, si è trasformata in un calvario per studenti, insegnanti e famiglie.
Un emendamento per correre ai ripari
Constatare la Caporetto digitale dell’Italia serve a poco, ci pensa da anni l’indice Desi. Serve correre velocemente ai ripari. La Lega presenterà un emendamento alla Legge di Bilancio per ripristinare il fondo voucher che, alcune settimane fa, nottetempo, è stato prosciugato, dirottando oltre 1,1 miliardi (nel frattempo si era passati da 1,3 a 1,5 miliardi disponibili) ad altre esigenze. Se didattica a distanza e smart working sono il nuovo paradigma dell’Italia e dell’Europa post Covid, allora servono soldi veri, subito e senza rischio di impugnazione al Tar (questa volta con la Fase 1 dei voucher il Governo l’ha scampata solo perché siamo in piena emergenza, altrimenti Aires e le altre sigle che hanno fatto ricorso avrebbero avuto ragione da vendere).
Non a caso l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato con parere del 21 settembre 2020, pur condividendo la necessità di interventi di sostegno della domanda di servizi di telecomunicazione a banda ultra larga, ha osservato che la cosiddetta fase II del piano voucher per la connettività in banda ultra larga presenti alcune criticità idonee a pregiudicare la concorrenza statica e dinamica nei mercati dei servizi all’ingrosso e al dettaglio di telecomunicazione.
Se i voucher dimenticano il Nord e Roma
Prima ancora abbiamo preparato una Risoluzione per cercare di porre rimedio ad alcune storture. I dati diffusi da Infratel in merito alla suddivisione dei fondi per il Bonus Internet confermano che la maggior parte dei voucher verrà indirizzata verso le regioni del Sud Italia. Quasi il 20% delle risorse disponibili su base nazionale è riservata alla Sicilia, con quasi 80 mila famiglie beneficiarie, mentre il 18.6% riguarda la Campania, con quasi 75 mila famiglie che potranno richiedere il bonus. Al terzo posto troviamo la Puglia con circa il 14%.
La Lombardia ed il Lazio, le due regioni più popolose del Paese, riceveranno, rispettivamente, il 4.13% ed il 2.64% dei fondi totali previsti per il Bonus PC. In alcune regioni italiane (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Toscana), il Bonus PC sarà richiedibile da utenze ubicate solo in specifici comuni.
I cittadini di Roma sono esclusi.
Evidentemente c’è qualcosa che non va e un dialogo più strutturato con il Cobul e con la Conferenza delle regioni non è più rimandabile, valutando magari la proposta Lega di investire i governatori del ruolo di commissari digitali.
Gli interventi necessari
Al Governo chiediamo interventi di buonsenso:
- Rivedere il meccanismo di erogazione del voucher, prevedendo che sia indirizzato prioritariamente se non esclusivamente, alle famiglie che non hanno ancora adottato una linea internet, a prescindere dalla collocazione geografica.
- Riequilibrare, di conseguenza, geograficamente gli incentivi per la seconda fase voucher.
- Inserire specifiche regole che garantiscano la mobilità dei clienti beneficiari della misura di sostegno economico, eliminando qualsiasi onere di migrazione per tali soggetti.
Questi non sono dogmi, ma sono proposte su cui vogliamo confrontarci con tutte le forze politiche, disponibili anche a modificarne eventualmente alcuni aspetti. Ma pretendiamo rapidità, concretezza e chiarezza.