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Adeguarsi al Digital Markets Act: le strategie di Amazon, Google, Meta e Apple



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Amazon, Google, Meta e Apple affrontano la sfida di adeguarsi al Digital Markets Act Ue, introducendo cambiamenti significativi per aumentare trasparenza e equità. Le modifiche riguardano la pubblicità, la distribuzione delle app e l’interoperabilità. Il punto sugli scenari di evoluzione del mercato digitale europeo

Pubblicato il 9 feb 2024

Barbara Calderini

Legal Specialist – Data Protection Officer



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Con l’avvicinarsi della scadenza del 7 marzo, le aziende designate come “gatekeeper” ai sensi della legge sui mercati digitali (DMA) dell’UE stanno affrontando una sfida senza precedenti nell’adattare le proprie operazioni alle nuove normative.

L’ultima parola spetterà alla Commissione Europea.

Affinché il DMA abbia successo, sarà fondamentale considerare la diversità delle aziende, contestualizzare la conformità e garantire un’applicazione proporzionata e equa delle normative.

Il cammino verso la conformità DMA è complesso e impegnativo.

Tutto il settore è chiamato a seguire da vicino gli sviluppi e ad agire in conformità per capitalizzare sulle opportunità emergenti. Tanto la chiarezza normativa quanto l’adeguamento attivo rappresentano fattori fondamentali in questo scenario fortemente dinamico.

Facciamo il punto.

Indice degli argomenti

Amazon Ads: il confronto con il DMA e gli adattamenti chiave

Amazon ha recentemente annunciato una serie di modifiche al suo servizio per inserzionisti ed editori, in risposta al Digital Markets Act (DMA) dell’Unione Europea (UE).

Il DMA ha infatti assegnato ad Amazon il ruolo di “gatekeeper”, imponendo alla piattaforma obblighi significativi sulle sue pratiche commerciali, tra cui l’accesso ai dati per gli utenti aziendali, l’interoperabilità con terze parti, e la promozione delle offerte aziendali al di fuori della piattaforma. Le violazioni del DMA possono comportare sanzioni fino al 10% del fatturato totale mondiale dell’azienda.

Le principali modifiche, rese note da Amazon Ads, la divisione pubblicitaria di Amazon, si propongono dunque di centrare l’obiettivo della trasparenza tentando di allinearsi con le aspettative del DMA per garantire una maggiore concorrenza e protezione degli utenti consumatori.

L’equità e la trasparenza emergono come i pilastri fondamentali del Digital Markets Act[1], incoraggiando l’apertura, combattendo le pratiche sleali e insistendo su comunicazioni e processi chiari e trasparenti.

Fonte: Commissione Europea

È peraltro evidente come il panorama normativo sia in una fase di rapida evoluzione, e sta non a caso richiedendo alle aziende una pronta capacità di adattamento.

La trasparenza sui prezzi, l’accesso agli strumenti di misurazione e il rispetto delle nuove regole DMA diventano a tutti gli effetti priorità cruciali per le società coinvolte.

Fonte: Commissione Europea

Le principali evoluzioni apportate da Amazon Ads

Di seguito una guida delle principali evoluzioni apportate da Amazon Ads in risposta al DMA e come queste influenzeranno inserzionisti ed editori.

Maggiore trasparenza nei report sui prezzi

  • Amazon Ads ha migliorato la granularità dei report sui prezzi per fornire ai clienti inserzionisti ed editori informazioni dettagliate in tempo reale.
  • Dal 6 marzo, nuovi report ampliati saranno disponibili, offrendo dati sulle tariffe pagate dagli inserzionisti e ricevute dagli editori per gli annunci su siti Web e app di terze parti.
  • Gli utenti avranno la possibilità di scegliere se divulgare dettagli specifici sulle tariffe o essere inclusi nelle metriche aggregate predefinite.
  • Accesso ai nuovi report sulla console Amazon Ads per gli inserzionisti e sul portale Amazon Publisher Services per gli editori.

Ambienti dati sicuri per la misurazione delle prestazioni

  • Amazon Ads introdurrà entro il 6 marzo un nuovo ambiente dati sicuro dedicato, noto come “clean room“.
  • Gli inserzionisti con campagne nell’UE potranno verificare in modo indipendente il successo e l’impatto delle loro campagne in un ambiente basato sul cloud e protetto dai presidi di protezione dei dati.
  • La clean room verrà integrata sulle ampie capacità di misurazione di Amazon, inclusi Amazon Marketing Cloud e i report standard del settore disponibili tramite Amazon DSP e la console Amazon Ads.

Modifiche alle scelte pubblicitarie per i clienti

  • In preparazione al DMA, Amazon ha apportato modifiche alle opzioni pubblicitarie offerte ai clienti.
  • Ha adattato nuove opzioni pubblicitarie, richiedendo ai clienti dell’UE di prestare il proprio consenso per l’utilizzo delle loro informazioni personali destinate alla profilazione e conseguente personalizzazione degli annunci.
  • Una nuova pagina di aiuto spiega gli aggiornamenti, fornendo informazioni su come Amazon sta evolvendo nel suo approccio.
  • Ai clienti viene assicurato il mantenimento del controllo completo delle proprie informazioni personali e potranno aggiornare le preferenze visitando la pagina sui cookie e sulle scelte pubblicitarie di Amazon.

Controllo sulla condivisione della cronologia degli acquisti

  • Amazon ha esteso la possibilità per gli acquirenti online di decidere sulla condivisione dei dati della cronologia degli acquisti tra diverse piattaforme, rispecchiando in tal senso un trend già adottato da Google. Proprio Google ha deciso di offrire agli utenti un controllo simile sulla combinazione automatica di dati su piattaforme come la ricerca online e YouTube. In altre parole agli utenti Google verrà consentito di decidere quali servizi collegare o scollegare da un elenco di sette prodotti: Ricerca, YouTube, Servizi pubblicitari, Google Play, Chrome, Google Shopping e Google Maps.

Amazon e il dietrofront su iRobot: tensioni sui piani di fusione delle big tech

Sempre nell’ambito della strategia di conformità resa nota dall’azienda, non può sfuggire la decisione di Amazon relativamente al dietrofront sull’acquisizione della casa produttrice di iRobot. Amazon stava procedendo all’acquisizione del produttore di robot aspirapolvere iRobot, presente sul suo Marketplace, quando le preoccupazioni della Commissione europea circa il timore che Amazon, una volta divenuto proprietario di un robot aspirapolvere connesso (RVC), potesse privilegiare il suo prodotto, escludendo così i concorrenti dal canale di vendita, hanno indotto la big tech a rivedere i suoi piani. I timori della Commissione europea rispetto all’accordo tra Amazon e iRobot si allineavano, appunto, in modo sorprendente agli articoli (art. 6.5) del Digital Markets Act e nello specifico a quelle disposizioni che proibiscono ai “gatekeeper” di trattare i propri prodotti o servizi in modo più favorevole rispetto a quelli dei rivali, soprattutto nei ranking e nell’indicizzazione.

La vicenda è esemplare di quanto il tema delle fusioni potrebbe presto diventare una delle sfide più rilevanti per le autorità di concorrenza. Certamente sin da ora solleva interrogativi cruciali sulla convergenza tra le leggi digitali e le pratiche di fusione nel mercato digitale europeo, aprendo la strada a una discussione più ampia sull’efficacia delle normative antitrust nell’era digitale.

La necessità di trovare un equilibrio tra un’applicazione rigorosa della legge digitale e una revisione efficiente delle fusioni potrebbe infatti guidare le prossime applicazioni normative in chiave di compliance.

I Piani di conformità al DMA di Google e Meta: prossimi sviluppi e reazioni del settore

Il contesto normativo più ampio vede anche Google e Meta delineare le loro prossime strategie per conformarsi al DMA.

Recentemente, durante un workshop organizzato dalla Commissione Europea, che ha coinvolto rappresentanti di settori chiave, inclusi pubblicità, editoria e radiodiffusione, anche Google e Meta hanno svelato le loro strategie per adeguarsi agli obblighi derivanti dal Digital Markets Act. L’ incontro, il primo di una serie in programma, ha senza dubbio rappresentato un passo significativo nell’ambito degli sforzi della Commissione per coordinare l’applicazione della nuova legge, che entrerà in vigore il 7 marzo.

Tra le questioni affrontate vi sono state le disposizioni sull’obbligo di informazioni dettagliate e quotidiane relative agli annunci pubblicitari; tematiche queste che non hanno mancato di sollevare complesse questioni di trasparenza e accesso con Google e Meta che hanno condiviso le loro soluzioni, raccogliendo feedback e confrontandosi con le associazioni partecipanti.

Un punto centrale di discussione è stata l’introduzione dell’’offerta “con consenso o pagamento”, pensata per rispettare l’obbligo DMA sulla combinazione dei dati. Questo concetto, altamente divisivo, continua ad alimentare corposi dibattiti e sarà peraltro al centro di un prossimo incontro tra la Commissione e le autorità per la protezione dei dati, evidenziando la vasta complessità e la delicatezza della specifica gestione delle informazioni in conformità con le nuove regole.

La prossima tappa prevede inoltre un seminario dedicato all’obbligo DMA per i cosiddetti “gatekeeper” di offrire interoperabilità con i servizi di messaggistica; una mossa strategica fondamentale per favorire la concorrenza e l’innovazione.

Le maggiori misure proattive scelte da Meta (Facebook e Instagram)

A seguire, in rapida successione, le maggiori misure proattive scelte da Meta.

Disconnettere account Facebook e Instagram

Gli utenti possono ora scollegare i loro account Facebook e Instagram, offrendo un maggiore controllo sulla loro presenza online.

Questa mossa è pensata per consente agli utenti di utilizzare Facebook Messenger come servizio autonomo senza richiedere un account Facebook.

Separare Facebook Messenger, Marketplace e Gaming

Gli utenti possono separare Facebook Messenger, Marketplace e Gaming dalle informazioni principali del loro account Facebook, ma potrebbero sperimentare alcune limitazioni.

Attivare l’opzione di abbonamento senza pubblicità

Come noto, a novembre, Meta ha già introdotto un’opzione di abbonamento a pagamento senza pubblicità per Facebook e Instagram nell’UE. Gli utenti possono attivare questa opzione per un’esperienza senza pubblicità. La misura, al vaglio delle autorità di protezione dei dati, ha sin da subito rivelato elementi piuttosto consistenti circa la presunta legittimità della scelta e le modalità specifiche di implementazione. Resta dunque un punto interrogativo.

WhatsApp: Interoperabilità con servizi di terze parti

La versione beta più recente di WhatsApp per iOS sta introducendo una sezione chiamata “third-party chats”, che dovrebbe consentire agli utenti di comunicare con piattaforme diverse come Telegram e Discord.

Le maggiori misure proattive scelte da Google

A seguire, in rapida successione, le maggiori misure proattive attivate da Google:

Gestire i servizi collegati

Come già anticipato Google ha offerto agli utenti la possibilità di bloccare la condivisione dei dati tra servizi come Search, YouTube, Google Maps e Chrome.

Gli utenti riceveranno messaggi espliciti in cui possono scegliere di mantenere collegati o scollegare specifici servizi.

Personalizzare le impostazioni di collegamento

Gli utenti possono scegliere quali servizi desiderano mantenere collegati, consentendo una personalizzazione delle impostazioni di condivisione dati.

Google My Business

Cambiamenti significativi riguardano la visualizzazione delle recensioni.

Quando si clicca sulla sezione “Recensioni”, ora si viene reindirizzati a una nuova ricerca che combina il nome dell’azienda con la parola “recensioni”, mostrando feedback da diverse piattaforme, come Google, Tripadvisor, Uber Eats e TrustPilot.Tanto vorrebbe sostituire il precedente formato che apriva una nuova scheda con solo le recensioni di Google.

Prominenza dei servizi di confronto nei risultati di ricerca

Google darà maggiore spazio ai siti di confronto come Tripadvisor e Trivago nei risultati di ricerca. Gli utenti potranno avere accesso più rapido e evidente a informazioni dettagliate su voli, hotel e altri servizi attraverso queste piattaforme.

Nuove opzioni di scelta per browser e motore di ricerca

In conformità al DMA, Google introdurrà “schermate di scelta” migliorate per consentire di selezionare il browser e il motore di ricerca predefiniti

Portabilità dei dati

Google promette inoltre di offrire un’API di portabilità dei dati per gli sviluppatori, che semplificherà il processo di trasferimento dei dati tra diversi operatori, potenziando il suo servizio Takeout.

Nel frattempo la piattaforma di prenotazione eDreams Odigeo ha criticato le modalità applicate da Google volte a dare maggiore risalto ai siti di viaggio nei suoi risultati di ricerca, affermando che la procedura non è all’altezza del nuovo obbligo di trattare i servizi rivali allo stesso modo in cui tratta i propri. Proprio il tema delle auto-preferenze di Google rimane una questione spinosa tuttora aperta.

Nonostante, infatti, la commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager, abbia esortato i gatekeeper, tra cui Google, a interagire con i propri utenti aziendali per garantire che siano soddisfatti delle soluzioni proposte dal DMA, tuttavia, eDreams Odigeo ha ribadito come le consultazioni non abbiano portato a soluzioni conformi al DMA, almeno fino a questo momento.

All’esito del seminario di fine gennaio anche Alberto Bacchiega, Direttore per le Piattaforme Digitali presso la Direzione Generale della Concorrenza, ha dichiarato che alcune delle soluzioni DMA proposte dai gatekeeper potrebbero non essere conformi. Allo stesso tempo ha evidenziato la necessità di un’azione rapida da parte delle autorità preposte e ha rimarcato il fatto che la commissione non si accontenterà di una “conformità sulla carta”.

La Commissione prevede di organizzare un seminario pubblico poche settimane dopo la scadenza del 7 marzo, consentendo alle piattaforme di presentare i loro piani di conformità in modo trasparente, senza nascondersi dietro la versione pubblica del rapporto di conformità.

Apple, modifiche e misure di salvaguardia introdotte per gli sviluppatori nella Ue

Parallelamente, intanto, la Federazione Europea degli Sviluppatori di Giochi (EGDF) ha già sollevato pesanti critiche nei confronti di Apple, sostenendo che la proposta di conformarsi al DMA con gli aggiornamenti resi noti di iOS 17.4 presenti, in realtà, una struttura tariffaria pericolosamente anticoncorrenziale. La schiera dei detrattori è invero sempre più ampia.

Di seguito una panoramica delle principali modifiche e delle misure di salvaguardia introdotte da Apple per gli sviluppatori nell’UE.

Distribuzione di App da Marketplace alternativi

Nuove opzioni per la distribuzione di app iOS da marketplace alternativi.

Framework e API per la creazione di marketplace di app alternativi.

Gli sviluppatori di app nell’UE potranno dunque distribuire le proprie app per iOS attraverso marketplace alternativi all’App Store di Apple.

Motori browser alternativi

Framework e API per l’uso di motori browser diversi da WebKit per app browser e navigazione in-app.

Ovvero gli sviluppatori potranno utilizzare motori browser diversi da WebKit nelle loro app.

Richiesta di interoperabilità

Modulo di richiesta di interoperabilità per richieste aggiuntive con le funzionalità hardware e software di iPhone e iOS.

Protezioni aggiuntive

Notarizzazione per le App iOS

Revisione di base per tutte le app, focalizzata sull’integrità della piattaforma e sulla protezione degli utenti. Le modifiche consentiranno agli sviluppatori di sfruttare la tecnologia NFC nelle proprie app bancarie e di portafoglio digitale, offrendo agli utenti un’esperienza più integrata e conveniente per i pagamenti contactless.

Fogli di installazione delle app

Serviranno a fornire informazioni dettagliate prima del download, inclusi sviluppatore, screenshot e altre informazioni essenziali.

Autorizzazione per sviluppatori del marketplace

Garantisce l’impegno degli sviluppatori del marketplace a rispettare i requisiti di sicurezza.

Modifiche a Safari

Schermata di scelta del Browser.

Apparirà all’apertura di Safari per la prima volta in iOS 17.4, richiedendo agli utenti UE di scegliere un browser predefinito da un elenco di opzioni.

Modifiche all’App Store

Nuove Opzioni di Pagamento

Permettono l’utilizzo di fornitori di servizi di pagamento (PSP) all’interno dell’app e l’elaborazione dei pagamenti tramite collegamento.

Informative e controlli

Etichette e fogli informativi per informare gli utenti UE sull’elaborazione alternativa dei pagamenti e sulla possibilità di promozioni esterne alle app.

Processi di revisione aggiuntivi

Per garantire la comunicazione accurata delle informazioni sulle transazioni.

Nuovi termini commerciali per le app nell’Ue

Una commissione ridotta del 10-17% sulle transazioni per beni e servizi digitali.

  • Commissione per l’Elaborazione dei Pagamenti: Possibilità di utilizzare processori di pagamento alternativi con una commissione aggiuntiva del 3%.
  • Commissione per la Tecnologia di Base: €0,50 per ogni prima installazione annuale oltre la soglia di 1 milione.
  • Protezioni e Sicurezza: Protezioni Antimalware. Impediscono l’avvio di app iOS con malware.
  • Portabilità dei Dati Ampliata: Permette agli utenti di recuperare e esportare dati sul loro utilizzo dell’App Store.
  • Implementazione e Risorsa per Sviluppatori: Saranno introdotte nuove funzioni di analisi delle app che consentiranno agli sviluppatori di monitorare le prestazioni delle proprie app in modo più dettagliato. Verranno introdotti ulteriori miglioramenti per gli sviluppatori di giochi che decidono di rimanere sull’App Store di Apple nell’UE secondo i vecchi termini commerciali.
  • Concorrenza per Apple Arcade: I servizi cloud e di abbonamento per i giochi di terze parti saranno ora in grado di competere direttamente con Apple Arcade, il servizio di giochi di Apple.

Reazioni e critiche da parte degli sviluppatori

Gli sviluppatori possono già prendere visione delle modifiche nella pagina di supporto Apple e anche testare le funzionalità nella versione beta di iOS 17.4.

Phil Schiller, Apple Fellow, ha commentato le correzioni apportate ( alle quali si accompagna anche l’introduzione di oltre nuove 600 API) affermando che sono conformi ai requisiti del DMA dell’UE ed altresì esortato gli sviluppatori a esplorare le nuove opportunità offerte dalle modifiche. Nonostante tutto, Apple ha comunque continuato a sollevare dubbi sulle potenziali minacce alla sicurezza e alla privacy associate a queste modifiche, rimarcando la finalità delle ulteriori misure protettive, come la notarization per le app iOS e l’informativa sui pagamenti alternativi, pensate per mitigare tali rischi e garantire un’esperienza sicura per gli utenti.

Resta dunque da vedere come queste modifiche influenzeranno il panorama delle app e il comportamento degli utenti nell’UE nei prossimi mesi.

Nell’attesa, come anticipato, l’EGDF, che rappresenta 22 associazioni nazionali europee, si è detta “molto delusa” dalla proposta di Apple e ha affermato che la tariffa di download prevista da Apple rende troppo difficile l’emergere di app store rivali. Tanto ha sollevato ulteriori e importanti interrogativi sulla transizione verso le nuove norme e sulle sfide che il settore dovrà affrontare.

Queste alcune preoccupazioni cruciali sollevate dall’ EGDF riguardo alle nuove regole introdotte da Apple nell’AppStore e i potenziali impatti negativi su sviluppatori e giocatori nell’Unione Europea (UE). Peraltro le diverse problematiche rilevate nei nuovi termini commerciali diffusi da Apple si aggiungono alla già menzionata struttura tariffaria definita come “anticoncorrenziale”.

Tariffe di installazione

Le nuove tariffe di installazione introdotte da Apple creano una barriera all’accesso per i mercati di terze parti, rendendo difficile per gli sviluppatori di giochi competere con l’App Store di Apple.

Limitazioni sui sistemi di pagamento di terze parti

Le restrizioni imposte da Apple sui sistemi di pagamento di terze parti limitano la concorrenza e costringono gli sviluppatori a scegliere tra l’utilizzo del sistema di pagamento di Apple o di terze parti.

Barriere all’accesso al mercato

Le clausole contrattuali poco chiare e vaghe create da Apple creano incertezza tra gli sviluppatori di giochi sulle condizioni effettive di utilizzo dei mercati di terze parti.

Soglia di linea di credito elevata

L’EGDF critica la richiesta di una lettera di credito di 1 milione di euro per diventare uno sviluppatore di mercati commerciali. Questa soglia rappresenterebbe una barriera significativa, specialmente per le PMI europee, limitando l’accesso al mercato per nuovi partecipanti.

App tracking transparency

L’utilizzo delle funzioni di sicurezza e privacy di iOS 17.4, come l’App Tracking Transparency, viene criticato per creare potenziali barriere anticoncorrenziali nell’accesso ai dati o limitare la concorrenza delle funzionalità di sicurezza e privacy.

Tariffe di installazione alternativa

La nuova tariffa di installazione di 0,5€ per iOS17.4 sembra intrappolare gli sviluppatori nel giardino recintato di Apple, creando un vantaggio competitivo sleale.

Condizioni contrattuali ingannevoli

Barriere all’accesso al mercato attraverso clausole contrattuali poco chiare e vaghe dovrebbero essere evitate, con richieste di maggiore chiarezza da parte di Apple riguardo all’applicazione dei nuovi termini commerciali.

Non ultimo il richiamo sulla portabilità affinchè Apple possa assicurare che i diritti sulla portabilità dei dati, introdotti dal DMA, si estendano a iOS, consentendo agli sviluppatori di giochi di richiedere il consenso dei propri giocatori per ottenere un accesso continuo, di alta qualità e in tempo reale ai loro dati sulla piattaforma.

Oltre al sollecito alle autorità europee incaricate di far rispettare la normativa sulla gestione del ricorso presentato da Apple riguardante l’inclusione di iPadOS nei servizi di gatekeeper dell’azienda. Dal momento che lo stesso account sviluppatore dell’App Store è utilizzato per distribuire sia la versione iOS che quella iPadOS di un gioco, e non vi sono differenze sostanziali tra i canali di distribuzione, per l’EGDF è essenziale risolvere questo dilemma per garantire parità di condizioni e favorire gli investimenti degli sviluppatori nelle soluzioni per entrambe le piattaforme.

Alla profonda delusione espressa dall’EFGD, riguardo all’incertezza normativa e alla scarsa applicazione delle leggi dell’UE, temendo che i giganti del settore possano ottenere un vantaggio nell’introduzione di mercati mobili di terze parti, si aggiunge infine anche l’auspicio a una maggiore chiarezza sul rispetto delle norme dell’UE per garantire che le PMI europee possano sfruttare le nuove opportunità di mercato in modo più sicuro.

La posizione dell’EFDG sembrerebbe condivisa anche da Mark Zuckerberg che nel corso della riunione sugli utili del quarto trimestre, ha espresso critiche nei confronti della conformità di Apple al nuovo regolamento dell’Unione Europea sui mercati digitali.

In particolare Zuckerberg ha risposto a una domanda di un investitore definendo le nuove regole di Apple “così onerose” che sarebbe sorpreso se qualche sviluppatore le adottasse. Secondo Zuckerberg, le nuove tariffe introdotte da Apple, come la “Core Technology Fee”, non servono a nulla se non a rendere il tutto poco attraente per gli sviluppatori. Ha quindi concluso affermando che la questione Apple non farà alcuna differenza per Meta, poiché, a suo dire, gli sviluppatori troveranno le nuove regole così onerose che sarà difficile per chiunque, compresa Meta stessa, prendere in seria considerazione l’adesione a alternative app store.

Sono dello stesso avviso anche altre grandi aziende tecnologiche, tra cui Epic Games, Spotify, Mozilla e Microsoft.

Analogamente Andy Yen, fondatore e CEO di Proton critica aspramente la conformità di Apple al Digital Markets Act (DMA), sostenendo addirittura che la società stia agendo in malafede. Afferma che, nonostante le apparenze positive delle nuove politiche che consentono pagamenti e mercati alternativi, le restrizioni imposte da Apple rendono praticamente impossibile per gli sviluppatori beneficiarne. Prevede anche che schermi intimidatori e limitazioni varie impediranno la vera concorrenza e l’innovazione. Accusa Apple di manipolare i consumatori per mantenere il proprio monopolio e garantire ulteriori profitti per l’azienda, a scapito degli sviluppatori e dei consumatori.

Il futuro dell’App Store Apple: impatti delle pressioni antitrust e delle modifiche normative

Negli Usa, la recente vittoria di Epic Games nel processo antitrust del 2021 contro Apple ha già aperto la strada a cambiamenti significativi nella distribuzione delle app su iOS. Questa vittoria, che già di per sé ha consentito agli sviluppatori di indirizzare i consumatori al di fuori dell’App Store per gli acquisti, rappresenta una modifica sostanziale, seppur limitata, nelle politiche di Apple. Ma le trasformazioni sembrano destinate a intensificarsi, sia negli Stati Uniti che in Europa, guidate dalle crescenti pressioni antitrust e dai cambiamenti normativi.

La California, ad esempio, ha già segnalato ad Apple che dovrà apportare ulteriori modifiche favorevoli alla concorrenza. E sembrerebbe questa una richiesta condivisa anche da altri procuratori generali.

In questo contesto di cambiamenti normativi e crescenti pressioni antitrust, il futuro della distribuzione delle app su iOS appare dunque destinato a un’evoluzione significativa, peraltro ulteriormente accelerata anche dai risultati delle azioni antitrust contro Google.

Google ha infatti accettato di pagare 700 milioni di dollari per risolvere le accuse avanzate da tutti e 50 gli Stati degli USA e dal Distretto di Columbia, insieme ad almeno nove modifiche rilevanti per influenzare il panorama della concorrenza nell’ecosistema Android. Queste correzioni, che includono l’apertura alla possibilità di pagare i servizi tramite sistemi di fatturazione esterni al Google Play Store e la semplificazione del download di app da store esterni, contribuiranno ovviamente ad aumentare la pressione normativa su Apple e la gestione del proprio App Store, non solo nell’Unione Europea per adeguarsi al DMA, bensì anche negli USA e oltre.

Non poteva mancare neppure il contributo dell’Autorità per la concorrenza e i mercati (CMA) del Regno Unito che ha lanciato possibili ingiunzioni in risposta alle preoccupazioni espresse da giganti del settore come Microsoft ed Epic Games, e sta esaminando soluzioni per le tensioni nel settore dei videogiochi, con un focus sulla trasparenza del processo di approvazione e rifiuto dell’App Store di Apple.

Ed è questo un intervento che si verifica in un particolare momento di controllo nel settore dei videogiochi, con i regolatori che valutano l’offerta di Microsoft di 69 miliardi di dollari per acquisire Activision.

La CMA britannica ha anche reso noti possibili rimedi alle pratiche di Apple e Google sui browser mobili e motori di ricerca. Questi includono richieste di fornire un migliore accesso alle funzionalità per i browser rivali e l’implementazione di schermate di scelta per evitare gli “effetti distorsivi della preinstallazione”.

E’ dunque evidente come il contesto attuale suggerisca che il futuro imminente dell’App Store di Apple sarà modellato non solo dalla conformità al DMA europeo, ma anche dalle sfide antitrust e dai cambiamenti normativi in atto in tutto il mondo.

Prospettive future: gli scenari possibili

Il panorama delle normative digitali in Europa sta attraversando una fase di trasformazione epocale, con l’introduzione di leggi e regolamenti destinati a plasmare il futuro del digitale. Tuttavia, l’adozione di nuovi standard solleva domande complesse su come le grandi società tecnologiche, come Amazon, Meta, Apple e Google, potranno e dovranno adeguarsi a queste nuove istanze di trasparenza e flessibilità.

La prospettiva che Apple possa considerare app store diversi dal proprio o consentire il sideloading di app di terzi, così come l’idea che Google possa rinunciare alle tattiche ostili verso gli app store di terze parti, rappresentano una sfida considerevole.

Gli scenari possibili sono visti unanimemente come un progresso e un’alternativa non immediati, sottolineando ulteriormente la complessità dell’evoluzione normativa.

Il Digital Markets Act dell’Unione Europea rappresenta un tentativo significativo di regolamentare il comportamento delle piattaforme digitali, con l’obiettivo di promuovere la concorrenza e proteggere gli interessi degli utenti e delle imprese. Tuttavia, la proposta della DMA presenta una natura ibrida, con alcuni obblighi auto-eseguibili e altri soggetti a ulteriori specifiche prima dell’applicazione.

Sebbene alcuni aspetti del DMA, come l’articolo 5 che vieta alle piattaforme di ostacolare gli utenti aziendali nel sollevare questioni con le autorità pubbliche competenti, siano relativamente chiari, altri presentano lacune e ambiguità. Ad esempio, le norme sull’autoreferenzialità possono essere interpretate in modi diversi a seconda dei diversi modelli di business, generando incertezza nell’applicazione.

Altri obblighi, come quelli relativi al trattamento e alla combinazione dei dati, all’interoperabilità dei servizi ausiliari e al trasferimento dei dati, risultano complessi sia nella portata che nella forma precisa. Inoltre, le misure imposte alle piattaforme che non sono considerate guardiani ma sono a rischio di sviluppare una posizione radicata e duratura nel mercato sono soggette a interpretazioni vaghe, creando incertezza su quali prodotti siano soggetti a tali obblighi e quanto ampi debbano essere interpretati.

In assenza di precedenti giurisprudenziali, l’auspicio è che la Commissione Europea possa continuare a rendere indicazioni chiare che possano contribuire efficacemente alle importanti sfide applicative che seguiranno, senza compromettere l’innovazione e il corretto sviluppo del mercato digitale.

In modo particolare l’articolo 6, paragrafo 12 del Digital Markets Act (DMA), che impone ai “gatekeeper” di applicare “condizioni generali di accesso eque, ragionevoli e non discriminatorie”, è in UE al centro dell’attenzione.

I dubbi maggiori risiedono nella portata applicativa dell’articolo suddetto come chiarito nel considerando 62 che prevede tra l’altro che: “I prezzi o altre condizioni generali di accesso dovrebbero essere considerati iniqui se comportano uno squilibrio dei diritti e degli obblighi imposti agli utenti commerciali o conferiscono al gatekeeper un vantaggio sproporzionato rispetto al servizio fornito dal gatekeeper agli utenti commerciali o comportano uno svantaggio per gli utenti commerciali nel fornire servizi identici o simili a quelli del gatekeeper”.

Concusioni

Sono in tanti a pensare che una tale norma troverà ben presto un particolare terreno d’elezione nell’ambito delle commissioni applicate dagli app store; e sarà molto interessante capire l’effetto che sortiranno nella pratica, in primis le modifiche pensate da Apple e Google.

Note

  1. Il 6 settembre 2023, la Commissione Europea ha designato diversi gatekeeper, incluso Amazon Advertising, Alphabet/CPS di Google, e Meta Ads. Queste designazioni influenzeranno gli attori dell’adtech, e la Commissione sta ancora valutando altre possibili inclusioni. I gatekeeper devono ottenere il consenso dell’utente finale (rispettando lo standard GDPR) per elaborare dati personali per servizi pubblicitari online utilizzando CPS. Il consenso non può essere richiesto più di una volta all’anno, avendo impatti a catena sugli altri attori dell’adtech. I gatekeeper devono fornire informazioni giornaliere sui prezzi, commissioni e parametri agli inserzionisti. Gli inserzionisti devono prepararsi a richiedere tali informazioni e a consentire l’accesso a strumenti di misurazione delle prestazioni del gatekeeper. Analogamente, i gatekeeper devono fornire informazioni quotidiane agli editori su prezzi, commissioni e metriche. Gli editori devono prepararsi a richiedere e accedere a tali informazioni per valutare le prestazioni dei CPS del gatekeeper. L’applicazione del DMA è gestita dalla Commissione europea, che monitorerà e indagherà sul rispetto della legge. La legge è collegata al Digital Services Act (DSA), che lavora insieme per creare un ambiente digitale più sicuro e trasparente. Il DSA si applica alle “piattaforme online molto grandi” (VLOP) e ai “motori di ricerca online molto grandi” (VLOSE) con oltre 45 milioni di utenti attivi mensili. Google Search, Bing e diverse altre piattaforme sono già state designante, con Amazon e Zalando che hanno presentato ricorso. Il DSA vieta annunci basati sulla “profilazione” dei dati di “categorie speciali” GDPR, come dati sanitari. Le piattaforme online non devono mostrare annunci basati sulla profilazione di dati personali a utenti minori. Le piattaforme online devono garantire la trasparenza sull’annuncio, inclusa l’identità dell’inserzionista, il periodo di presentazione e i parametri di targeting. Gli archivi pubblici di annunci saranno richiesti.

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