Utilizzando i principi di Industria 4.0 e l’applicazione di tecnologie digitali che consentono l’utilizzo armonico e interconnesso di diverse tecnologie, è possibile migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, condizioni di lavoro.
In altre parole, è possibile conseguire benefici che vanno al di là del campo e delle operazioni colturali, ma che si estendono alla gestione di tutta l’azienda agricola e con ricadute positive su tutta la filiera. Il tutto grazie alla valorizzazione e condivisione di dati, provenienti da diverse fonti e diversi attori. Sono queste le caratteristiche fondamentali che definiscono l’“Agricoltura 4.0”.
Lo stato di Agricoltura 4.0 nel nostro paese
Ma a che punto siamo in Italia con l’applicazione reale dei concetti e delle tecnologie fondanti di Agricoltura 4.0? Tramite le ultime rilevazioni dell’Osservatorio Smart Agrifood si nota come l’Agricoltura 4.0 sia protagonista di un percorso di crescita ed evoluzione: nonostante la significativa crisi riconducibile alla pandemia Covid-19, infatti, le analisi portano alla luce una tendenza estremamente positiva. Nel 2021, secondo le stime dell’Osservatorio, l’Agricoltura 4.0 ha generato in Italia un fatturato intorno a 1,6 miliardi di euro, con una crescita del 23% rispetto al 2020. Parallelamente, è cresciuta anche la superficie coltivata con strumenti di Agricoltura 4.0 da parte delle aziende agricole italiane, che nel 2021 ha raggiunto il 6% della superficie totale.
La crescita rilevata sul mercato va di pari passo con un importante aumento dell’utilizzo da parte degli agricoltori. Aumenta, infatti, la quota di agricoltori che utilizza almeno una soluzione di Agricoltura 4.0: oltre il 60% nel 2021, +4% rispetto al 2020, e addirittura il 38% utilizza almeno 2 soluzioni. In prospettiva, questi dati sono fondamentali nell’ottica di interconnessione ed interoperabilità tra sistemi differenti. La possibilità di analizzare i dati provenienti da più fonti e disporre di soluzioni interoperabili sono infatti concetti abilitatori di Agricoltura 4.0. Tra le soluzioni più utilizzate, oltre ai software gestionali, scelti dal 40% delle aziende, troviamo i sistemi di monitoraggio e controllo di macchine e attrezzature agricole e di coltivazioni e terrenti e i sistemi di mappatura, spinti in particolare dalle tecnologie satellitari, sono le soluzioni 4.0 più utilizzate, rispettivamente dal 37% e dal 28% delle aziende agricole intervistate.
Il ruolo fondamentale degli incentivi
Si è detto che il mercato di Agricoltura 4.0 sta crescendo a ritmi importanti. Da un lato le aziende incominciano a prendere consapevolezza delle potenzialità e dei benefici portati dall’applicazione di soluzioni digitali in agricoltura, dall’altra le aziende sono accompagnate da una serie di incentivi che svolgono un ruolo fondamentale. In particolare, stiamo parlando dalle agevolazioni previste nei PSR (Programmi di Sviluppo Rurale) e dal Piano transizione 4.0. Due dati dimostrano come gli incentivi abbiano un ruolo fondamentale nell’innovazione digitale dei nostri campi: circa i tre quarti delle aziende agricole intervistate dichiara di avere impiegato almeno un incentivo di Agricoltura 4.0 e addirittura l’84% degli agricoltori sostiene che gli incentivi hanno avuto un impatto determinante sulle scelte di investimento.
Sicuramente non si può quindi negare l’influenza positiva di tali iniziative: è un dato di fatto che gli incentivi ad oggi “trasferiti” dal settore industriale a quello agricolo hanno supportato la crescita del mercato dell’Agricoltura 4.0, spingendo ancora di più l’adozione di alcune tipologie di soluzioni. È importante chiedersi, tuttavia, se gli incentivi stiano sfruttando al massimo il loro potenziale, o se serva un’analisi più attenta e verticale delle specifiche esigenze delle aziende agricole al fine di progettare e portare sul mercato agevolazioni per davvero orientate al settore primario. Dallo studio dell’Osservatorio viene rilevato che non mancano le criticità che ne ostacolano la fruizione. In primis l’eccesso di burocrazia necessaria per l’ottenimento dei finanziamenti. In secondo luogo, gli incentivi non sembrerebbero considerare alcune esigenze delle aziende agricole, e non sarebbero quindi utili per acquistare tutte le soluzioni di cui hanno bisogno.
L’importanza della tracciabilità: le tecnologie Blockchain & Distributed Ledger
Estendendo lo sguardo a tutta la filiera agroalimentare, e in particolare focalizzando l’attenzione sul tema della tracciabilità, è interessante osservare come sta evolvendo l’applicazione delle tecnologie Blockchain & Distributed Ledger nell’agroalimentare. A livello internazionale l’agrifood è il quarto settore per progetti che applicano la Blockchain (6% dei progetti). Nell’ultimo anno si assiste a un consolidamento progressivo – seppure lento – della tecnologia con un aumento rispetto al 2020 dei progetti operativi, che costituiscono il 17% dei 106 progetti identificati (+ 9%). Ma il mercato è ancora in fermento visto che ci si trova comunque ancora in una fase di sperimentazione, con l’83% dei casi costituti da progetti pilota e annunci e il 28% da progetti pilota.
Ma per cosa viene utilizzata la Blockchain nel settore agrifood? Al momento la tecnologia viene utilizzata soprattutto per obiettivi di marketing e per conseguire migliori opportunità commerciali (54%) anche se gradualmente sta aumentando la consapevolezza rispetto alle potenzialità della tecnologia, come dimostra la ricerca di una maggiore efficienza nei processi di gestione e coordinamento della supply chain, che risulta essere infatti un obiettivo ampiamente ricercato in quasi la metà dei progetti (47%).
Tuttavia, è importante menzionare il fatto che l’implementazione della Blockchain nel settore agroalimentare continua a essere spinta dai soggetti a valle della filiera, piuttosto che dagli attori a monte. Le ragioni di questa disparità risiedono nella natura dei progetti, (per gran parte orientati a raccogliere dati di filiera per garantire tracciabilità ed efficienza della supply chain) che rende naturale il coinvolgimento del mondo agricolo, che spesso non ha la “forza”, del resto, a farsi promotore della tecnologia.