Novità sul fronte dell’AI generativa in Ue, sia sul fronte normativo che su quello giudiziario: mentre Bruxelles presenta la prima bozza del General-Purpose AI Code of Practice, che sarà discussa con circa 1000 stakeholder il 21 novembre, la società di gestione dei diritti di autori e editori tedesca GEMA porta OpenAI in tribunale per violazioni di copyright.
Ma andiamo per gradi.
Il codice di condotta sull’IA generativa
L’Ufficio per l’IA sta facilitando la comprensione della legge sull’IA con domande e risposte dedicate per i portatori di interessi.
Il documento finale svolgerà un ruolo cruciale nel guidare lo sviluppo e la diffusione futuri di modelli di IA generici affidabili e sicuri. Dovrebbe specificare le norme in materia di trasparenza e diritto d’autore per i fornitori di modelli di IA per uso generale. Per un numero limitato di fornitori di modelli di IA generici più avanzati che potrebbero comportare rischi sistemici, il codice dovrebbe inoltre specificare una tassonomia dei rischi sistemici, misure di valutazione dei rischi e misure tecniche e di attenuazione della governance.
Nell’ambito della plenaria, le parti interessate, rappresentanti degli Stati membri dell’UE e osservatori europei e internazionali sono invitati a presentare entro il 28 novembre osservazioni mediante una piattaforma dedicata, allo scopo di contribuire a definire le prossime versioni del codice di buone pratiche. Il documento definitivo dovrebbe essere pubblicato e presentato nella sessione plenaria conclusiva di maggio 2025.
Gema vs OpenAI, i motivi del contenzioso
Sul fronte giudiziario europeo, GEMA ha depositato un’azione giudiziaria presso la Corte di Monaco contro OpenAI. GEMA accusa OpenAI di riprodurre illegalmente i testi delle canzoni protette di autori tedeschi e, secondo la collecting, l’azione legale serve a dimostrare che OpenAI utilizza sistematicamente il repertorio della GEMA per addestrare i propri sistemi e questo può essere chiaramente dimostrato.
ChatGPT può riprodurre i testi originali delle opere GEMA senza accesso a Internet. Il sistema deve quindi essere stato addestrato con i testi originali. Si può anche presumere che i testi protetti siano ancora archiviati nei sistemi dei fornitori di IA e questo richiede una licenza ai sensi dell’attuale legge sul copyright europea.
Obbiettivi dell’azione legale
Oltre alla musica riprodotta, GEMA gestisce anche i diritti sui testi delle canzoni messe a disposizione online. La causa intende anche chiarire numerosi problemi legali associati all’uso dell’intelligenza artificiale in generale. I fornitori di modelli e sistemi di intelligenza artificiale stanno attualmente sfruttando presunte questioni legali irrisolte per eludere le tariffe dovute per l’utilizzo di contenuti protetti.
Le diverse violazioni a opera di ChatGPT
La “causa sui testi” è rappresentativa anche di altri usi come la generazione di file audio da parte di servizi senza licenza. I problemi legali associati sono simili. I testi hanno il vantaggio in una causa che le violazioni possono essere chiaramente stabilite. Ciò è molto più difficile con le registrazioni musicali poiché c’è maggiore spazio di interpretazione riguardo al fatto se una composizione costituisca plagio. Basare l’azione sui testi evita una lunga acquisizione di prove nei procedimenti giudiziari, che possono essere utilizzate dalla controparte per ritardare le decisioni del tribunale.
Le violazioni che i tecnici della collecting tedesca hanno potuto individuare tramite ChatGPT sono piuttosto diverse. Oltre all’utilizzo dei testi originali senza autorizzazione, sono stati riscontrati adattamenti non autorizzati (“allucinazioni”) e violazioni dei diritti morali. GEMA è stata anche in grado di dimostrare che Open AI utilizza il repertorio originale GEMA per addestrare e sviluppare ulteriormente i suoi modelli e sistemi.
La barriera del copyright e la riserva d’uso contro gli abusi dell’IA
La questione se la barriera del copyright copra l’uso di tale materiale per addestrare sistemi di intelligenza artificiale generativa tramite text e data mining è già molto controversa. Ma anche se ciò fosse consentito, i titolari dei diritti avrebbero la possibilità di impedire l’utilizzo delle loro opere per il training sull’intelligenza artificiale dichiarando una riserva d’uso. GEMA ha dichiarato questa riserva d’uso per i suoi membri. L’addestramento è quindi in ogni caso illegale.
L’obiettivo dell’azione legale è confutare concretamente la tesi dei fornitori di sistemi IA secondo cui la formazione e il successivo utilizzo dei contenuti generati sono gratuiti e possibili senza l’autorizzazione dei titolari dei diritti. La GEMA vuole istituire sul mercato un modello di licenza in cui debbano essere concessi in licenza i sistemi di formazione che utilizzano contenuti protetti da diritto d’autore, la generazione di risultati sulla base di questi e l’ulteriore utilizzo degli stessi. Inoltre, la presentazione della causa e la conseguente attenzione dei media hanno lo scopo di avviare una discussione pubblica sul diritto d’autore e sull’intelligenza artificiale.
IA e frodi sulle royalty: la posizione della collecting italiana SCF
Un ulteriore fronte è quello della tutela da frodi e utilizzi dell’AI generativa per favorire l’incasso di royalty. SCF, società di gestione dei diritti connessi fonografici in Italia, ha annunciato una prima posizione ufficiale riguardo alle opere generate interamente dall’intelligenza artificiale: in linea con le linee guida e la visione strategica di IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) di cui è collecting italiana di riferimento, SCF si schiera a favore dell’esclusione dei contenuti sintetici prodotti autonomamente e integralmente da AI dal mandato.
“La rapida evoluzione delle tecnologie di intelligenza artificiale rappresenta una sfida complessa e richiede una risposta responsabile e ponderata: il nostro obiettivo primario rimane quello di tutelare il valore e i diritti dei contenuti creativi creati dall’essere umano e di preservare, in questo modo, la natura intrinseca dell’industria musicale” dichiara Mariano Fiorito, Direttore Generale di SCF. “Siamo convinti che limitare il mandato delle opere generate interamente da AI sia un passo necessario per garantire l’integrità e la sostenibilità della nostra filiera, proteggendo il lavoro degli artisti e dei produttori discografici”.
Le iniziative assunte dalle collecting confermano l’alto grado di attenzione sul tema.
Se da un lato le stesse società di gestione stanno implementando nuove importanti funzionalità, grazie all’AI, per la gestione e la ripartizione dei diritti, dall’altro è fondamentale presidiare il settore da abusi e sottrazione di ricavi nonché definire i modelli di licenza per l’utilizzo di contenuti nell’addestramento delle piattaforme.