L’istruttoria appena avviata dall’Antitrust nei confronti di Apple conferma come anche da noi sia in corso una riflessione seria sulle pressioni concorrenziali interne ed esterne agli ecosistemi digitali e sulle conseguenze di mercato che queste innescano.
L’indagine Antitrust italiano su Apple
L’Antitrust, infatti, intende accertare se il diverso trattamento in termini di politica di privacy applicato nei confronti degli sviluppatori terzi di app rispetto a quello praticato all’interno del proprio ecosistema sia giustificato ovvero qualifichi una condotta discriminatoria abusiva.
Capace in quanto tale, da un lato, di interferire sulla capacità dei concorrenti di entrare o rimanere nel mercato dello sviluppo e della distribuzione di app e, dall’altro, di avvantaggiare ingiustificatamente le proprie app e, di conseguenza, gli apparati mobili e il sistema operativo iOS Apple.
Saranno i fatti a chiarire contesto, rationale ed effetti (di legittima distruzione creativa ovvero di illegittima soppressione della concorrenza).
Il vero punto
Il punto è però un altro: dall’emersione delle piattaforme ad oggi gli equilibri di mercato sono cambiati e continuano ad evolvere a velocità vertiginosa.
Prima, le piattaforme raffinavano dati e da esse estraevano valore, affacciandosi al mercato e guadagnano spazi concorrenziali. Grazie a data analitics e sistemi di intelligenza artificiale, venivano sempre più e meglio addestrate così da offrire servizi migliori, che venivano vagliati, scelti e preferiti dal mercato.
Ora, le piattaforme spuntano rapidamente e rapidamente vengono spazzate vie. A rimanere sono gli ecosistemi digitali che offrono prodotti e servizi tra loro tecnologicamente connessi e funzionalmente complementari.
Esempi di ecosistemi “felici” oltre ad Apple, sono Google, che, in aggiunta al motore di ricerca, si espande su prodotti e servizi collegati, come i browsers, cioè i software per navigare su internet, i sistemi operativi e il video streaming, o anche Facebook, che dal social network si “allarga” a prodotti e servizi contigui ma anche distanti, dal gaming alla messaggistica, dalla rivendita al dettaglio ai devices.
Com’è cambiata la concorrenza
Prima, la concorrenza era “tra” e “all’interno” delle piattaforme, i mercati risultavano dinamici, i processi innovativi, disruptive e veloci. Ora, è più difficile competere con un ecosistema (perché addestrato in maniera ineguagliabile) ed è più difficile entrare a farne parte se non alle condizioni che questo richiede.
Le autorità antitrust e le corti su Apple nel mondo
L’autorità italiana non è l’unica ad indagare su Apple per le sue politiche sui sistemi operativi e le piattaforme pubblicitarie.
L’autorità francese sta avviando un’indagine antitrust sul nuovo sistema anti-tracciamento, mentre l’Autorità Antitrust europea sta conducendo altre due indagini sulle limitazioni all’accesso alla tecnologia NFC per app di terze parti e sulle pratiche restrittive nel mercato della musica online che avvantaggerebbero i servizi Apple a svantaggio di concorrenti..
Queste politiche potrebbero danneggiare gli utenti, costringendoli a pagare di più per gli stessi servizi.
Nel frattempo, Apple ha vinto negli Usa la causa in appello contro Epic Games riguardo alla rimozione di Fortnite dall’App Store nel 2020. La corte federale ha confermato la sentenza in primo grado a favore di Apple, respingendo le accuse di violazione delle leggi antitrust. Tuttavia, è stata confermata anche la parte della sentenza che riconosceva l’effetto anticoncorrenziale delle restrizioni di Apple, permettendo agli sviluppatori di indirizzare gli utenti sul web per acquistare prodotti a prezzi inferiori rispetto a quelli in-app.
Redazione