A meno di un mese dalla sanzione da 200 milioni di euro irrogata per l’accordo tra Apple e Amazon, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) sferra un altro importante colpo contro le asserite pratiche anticoncorrenziali delle big tech.
La sanzione Antitrust ad Amazon
E’ di oggi la notizia della sanzione da 1 miliardo e 128 milioni di euro, che vede di nuovo Amazon come protagonista, irrogata dall’AGCM.
Antitrust, perché la super multa a Apple e Amazon: nuovi scenari per le big tech
“Amazon detiene una posizione di assoluta dominanza nel mercato italiano dei servizi di intermediazione su marketplace, che le ha consentito di favorire il proprio servizio di logistica, denominato Logistica di Amazon (Fulfillment by Amazon, c.d. “FBA”), presso i venditori attivi sulla piattaforma Amazon.it ai danni degli operatori concorrenti in tale mercato e di rafforzare la propria posizione dominante”, scrive l’Autorità.
In particolare, i venditori che aderiscono a Prime possono vendere con più facilità ed evidenza e partecipare a eventi speciali gestiti da Amazon, come Black Friday, Cyber Monday, Prime Day e “aumenta la probabilità che l’offerta del venditore sia selezionata come Offerta in Vetrina e visualizzata nella cosiddetta Buy Box. Amazon ha, così, impedito ai venditori terzi di associare l’etichetta Prime alle offerte non gestite con FBA”.
“L’istruttoria ha accertato che si tratta di funzionalità della piattaforma Amazon.it cruciali per il successo dei venditori e per l’aumento delle loro vendite. Infine, ai venditori terzi che utilizzano FBA non viene applicato lo stringente sistema di misurazione delle performance cui Amazon sottopone i venditori non-FBA e il cui mancato superamento può portare anche alla sospensione dell’account del venditore”.
I danni alla concorrenza
“In tal modo Amazon ha danneggiato gli operatori concorrenti di logistica per e-commerce, impedendo loro di proporsi ai venditori online come fornitori di servizi di qualità paragonabile a quella della logistica di Amazon. Tali condotte hanno così accresciuto il divario tra il potere di Amazon e quello della concorrenza anche nell’attività di consegna degli ordini e-commerce.
Per effetto dell’abuso, inoltre, sono stati danneggiati anche i marketplace concorrenti: a causa del costo di duplicazione dei magazzini, i venditori che adottano la logistica di Amazon sono scoraggiati dall’offrire i propri prodotti su altre piattaforme online, perlomeno con la stessa ampiezza di gamma”.
Cosa dovrà fare amazon
- “Amazon dovrà concedere ogni privilegio di vendita e di visibilità sulla propria piattaforma a tutti i venditori terzi che sappiano rispettare standard equi e non discriminatori di evasione dei propri ordini, in linea con il livello di servizio che Amazon intende garantire ai consumatori Prime”.
- “Amazon dovrà definire e pubblicare tali standard e, a far data da un anno dall’assunzione della decisione, astenersi dal negoziare con i vettori e/o con gli operatori di logistica concorrenti – per conto dei venditori – tariffe e altre condizioni contrattuali applicate per la logistica dei loro ordini su Amazon.it, al di fuori di FBA”.
Il senso delle azioni Antitrust su big tech
Sembrano evidenti alcune linee emergenti meritevoli di nota. La prima è che l’AGCM, al pari di quanto avvenuto per il Garante privacy, è ormai, a tutti gli effetti, una delle autorità guida a livello europeo nella delicatissima sfida posta dalla regolamentazione dei mercati della data economy che ruotano su ed attorno ad Internet. Una posizione “privilegiata” che oggi è stata espressamente riconosciuta anche dalla stessa Commissione europea (link).
Da notare, peraltro, come dopo diverse pronunce in cui l’AGCM ha mostrato quasi di oscillare e di voler strabordare nel campo d’azione altrui, quello del Garante della protezione dei dati, con questa pronuncia invece essa si riconquista la scena a pieno titolo, pronunciandosi su un tema di abuso di posizione dominante negli ultimi tempi reso meno interessante dalla crescente attenzione mostrata dall’Autorità verso i temi dell’uso dei dati come moneta occulta di pagamenti di servizi online.
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Altro tema è che nella partita con le big tech non si può giocare solo la carta della sanzione pecuniaria.
Le misure comportamentali imposte dall’Autorità, e che saranno vagliate da un monitoring trustee, dimostrano con tutta evidenza la necessità di un approccio multilivello, il quale potrà trovare completamento con l’adozione del nuovo pacchetto di regole europee in materia, tra cui spicca l’approvazione del Digital Markets Act.
La posizione di Amazon
L’azienda ha replicato con una nota odierna.
“Siamo in profondo disaccordo con la decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e presenteremo ricorso. La sanzione e gli obblighi imposti sono ingiustificati e sproporzionati. Più della metà di tutte le vendite annuali su Amazon in Italia sono generate da piccole e medie imprese, e il loro successo è al centro del nostro modello economico. Le piccole e medie imprese hanno molteplici canali per vendere i loro prodotti sia online che offline: Amazon è solo una di queste opzioni. Investiamo costantemente per sostenere la crescita delle 18.000 piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon e forniamo molteplici strumenti ai nostri partner di vendita, anche a quelli che gestiscono autonomamente le spedizioni”.