La sanzione dell’Antitrust (AGCM), di 200 milioni di euro, indirizzata ad Apple e Amazon arriva in un periodo in cui tanto in Europa che negli Stati Uniti che in Cina i governi e le Autorità hanno acceso diversi fari sulle big tech su diversi fronti, incluso quello antitrust. Negli Stati Uniti, ad esempio, ha fatto scalpore mesi fa la nomina di Lina Khan alla Federal Trade Commission, proprio perché apertamente contro il predominio delle grandi aziende tecnologiche americane.
Ma questa sanzione dell’Antitrust italiana non ha nulla di politico o ideologico, come è giusto che sia.
Il problema Antitrust di Apple e Amazon
Ciò che si contesta è un accordo tra Amazon ed Apple che proibiva ai rivenditori indipendenti di vendere i prodotti della mela sull’e-commerce più usato in Italia, quello di Amazon appunto, che come scrive l’AGCM, è la piattaforma su cui si realizzano il 70% degli acquisti di prodotti di elettronica ed è utilizzata dal 40% dei rivenditori.
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Benché sia comprensibile che un’azienda come Apple voglia limitare il più possibile i danni reputazionali derivanti dalla vendita online di prodotti falsi, non stupisce questa scelta dell’Antitrust italiana. Questo controllo assoluto sulla catena di vendita può andare a detrimento tanto dei rivenditori che dei consumatori, impedendo a questi ultimi di ottenere iPhone, iPad o Mac a prezzi più vantaggiosi. Non è un caso che negli Stati Uniti, proprio di recente, Apple abbia dovuto cedere anche su un altro fronte, quello della riparabilità dei suoi prodotti.
Anche in quel caso gli utenti erano costretti a rivolgersi alla sola Apple per riparare ad esempio il display dell’iPhone invece di ricorrere al negozio sotto casa, così come avviene per tutti gli altri elettrodomestici o addirittura per le automobili quando andiamo dal meccanico di fiducia senza dover sempre andare dalla casa costruttrice.
Il punto di equilibrio è difficile in mercati a forte contenuto tecnologico ed in rapida crescita.
Il rischio di cadere nelle maglie delle norme che contrastano le pratiche anticoncorrenziali è dunque alto. È per questo che l’Europa sta lavorando al Digital Markets Act, normativa che seguiamo da vicino dal nostro ufficio di Bruxelles, proponendo nuove regole per le grandi piattaforme che includono maggior trasparenza tanto per i consumatori che per le pmi che le utilizzano per offrire sul mercato i loro prodotti.
Le aziende che le usano per vendere i loro prodotti o le loro app sugli app store, avranno diritto ad accedere ai dati delle loro vendite e a non essere sfavorite rispetto ai servizi offerti direttamente dagli store. Per il momento i lavori a Bruxelles procedono rapidamente, cosa che dimostra una certa comunità di intenti tra i co-legislatori europei.
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