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Apple e Google troppo potenti sul mobile: il Regno Unito (e non solo) pronto alla stretta

Nuova morsa sul mercato mobile per Google ed Apple nel Regno Unito dopo un’indagine Antitrust. Anche Ue e Usa si preparano a regolare i mercati digitali. Seppur a rilento, quindi, il contesto normativo sta mutando e le Big Tech sono sempre più esposte a indagini e sanzioni da parte delle Autorità

Pubblicato il 15 Giu 2022

Marina Rita Carbone

Consulente privacy

big tech

Il predominio sul mercato dei telefoni cellulari da parte di Apple e Google è nuovamente sotto lo scrutinio delle autorità del Regno Unito: secondo quanto affermato dall’Autorità per la concorrenza e i mercati inglese (Competition and Markets Authority – CMA), a seguito di uno studio durato un anno sui sistemi operativi mobili di Google ed Apple, le Big Tech eserciterebbero delle restrizioni che potrebbero alterare i regolari equilibri del mercato.

Oggetto di indagine sono, in particolare, i web browser e le restrizioni applicate da Apple sul “cloud gaming”, ossia sulla possibilità di videogiocare senza la necessità di avere l’applicazione installata sul dispositivo: come riporta il Times, infatti, il rapporto intermedio dell’autorità ha rilevato che le due società prese in esame avevano un “duopolio efficace sugli ecosistemi mobili che consente loro di esercitare una stretta su questi mercati, che includono sistemi operativi, app store e browser Web su dispositivi mobili”.

Big Tech (sempre più) nel mirino dei Governi: cosa succede in Usa e Olanda

Senza intervento, ha detto la CMA, Apple e Google probabilmente manterranno o addirittura rafforzeranno il loro dominio nel settore, danneggiando la concorrenza e l’innovazione.

Le indagini dell’Autorità

Dagli studi condotti sul mercato, è emerso che il 97% di tutta la navigazione web mobile nel Regno Unito nel 2021 è avvenuta su browser di Apple o Google: tale circostanza avrebbe comportato una pericolosa restrizione della concorrenza, impedendo qualsiasi reale competizione con i software sviluppati da terze parti. Non solo: Apple sarebbe stata l’unica, nel mercato, a vietare l’installazione di alternative al proprio motore browser sui suoi cellulari.

Sulla scorta di tali circostanze l’Autorità per la concorrenza e i mercati ha dichiarato di voler avviare una consultazione sull’avvio di un’indagine che vada a verificare, in primo luogo, la sussistenza di una posizione dominante nei browser mobili. L’autorità esaminerà anche le restrizioni, come anticipato, applicate da Apple sul cloud gaming attraverso il suo App Store, e intraprenderà un’azione esecutiva contro Google relativa alle pratiche di pagamento sullo store proprietario.

Andrea Coscelli, amministratore delegato dell’autorità, ha dichiarato a tal riguardo che: “La scelta in questo spazio è fortemente limitata e questo ha impatti reali: prevenire l’innovazione e ridurre la concorrenza delle web app”. L’Autorità ha affermato, altresì, che Apple aveva bloccato l’emergere del cloud gaming sul suo App Store perché le app di gioco erano un’importante fonte di entrate nello store e, per tale ragione, è stato necessario per la Big Tech impedire ai clienti di aggirare il suo store proprietario. “Quando si tratta di come le persone usano i telefoni cellulari, Apple e Google detengono tutte le carte“, continua Coscelli, “Per quanto buoni siano molti dei loro servizi e prodotti, la loro forte presa sugli ecosistemi mobili consente loro di escludere i concorrenti, trattenendo il settore tecnologico britannico e limitando la scelta”.

La risposta di Apple e Google

Apple, come riportato dal Times, ha dichiarato, in risposta alle affermazioni della CMA, di essere “rispettosamente in disaccordo con una serie di conclusioni raggiunte nel rapporto, che scontano i nostri investimenti in innovazione, privacy e prestazioni degli utenti. Continueremo a impegnarci in modo costruttivo con l’Autorità garante della concorrenza e dei mercati per spiegare come il nostro approccio promuove la concorrenza e la scelta, garantendo al contempo che la privacy e la sicurezza dei consumatori siano sempre protette”.

Allo stesso modo, Google ha dichiarato di voler cooperare con la CMA , aggiungendo che “i telefoni Android offrono più scelta di qualsiasi altra piattaforma mobile. Google Play è stato il trampolino di lancio per milioni di app, aiutando gli sviluppatori a creare aziende globali che supportano un quarto di milione di posti di lavoro nel solo Regno Unito”.

Il Digital Markets Bill

L’azione annunciata dall’Autorità Garante per la concorrenza inglese rappresenta la conferma degli intenti delle autorità internazionali di regolare il mercato digitale, sulla scia di quanto già sta avvenendo in Europa mediante il Digital Markets Act (o DMA).

Più nel dettaglio, durante il discorso della Regina, è stato annunciato il Digital Markets Bill, una proposta di legge ancora in fase di elaborazione il cui obiettivo è quello di dare all’autorità maggiori poter per rafforzare la regolamentazione delle grandi aziende tecnologiche che si trovano in una posizione di mercato strategica, con facoltà di alterare il regolare funzionamento del mercato.

Sebbene non sia stato ancora definito un calendario per la discussione e l’approvazione della proposta, la presidentessa della Camera dei Lord, Tina Stowell, ha sottolineato già a maggio l’importanza di portare avanti i lavori sulla regolamentazione dei mercati digitali: “La regolamentazione di Internet non riguarda solo il disegno di legge sulla sicurezza online: affrontare le pratiche anticoncorrenziali dei titani della tecnologia è l’altra metà della stessa medaglia, senza rischi per la libertà di parola. Ecco perché accolgo con favore l’impegno del governo a introdurre il nuovo regime di concorrenza digitale e l’Unità per i mercati digitali, come segnalato nel discorso della regina. Non possiamo liberare tutto il potenziale delle start-up britanniche se il radicato potere di mercato di questi giganti della tecnologia crea barriere all’ingresso per gli imprenditori e soffoca l’innovazione. L’Autorità per la concorrenza e i mercati stima che Google e Facebook abbiano realizzato profitti in eccesso nel Regno Unito per 2,4 miliardi di sterline nel solo 2018, danneggiando i consumatori a causa dell’aumento dei prezzi. L’introduzione di un progetto di legge è un passo positivo nella giusta direzione, ma i ritardi nell’affrontare gli abusi hanno già avuto conseguenze significative per le imprese e i consumatori del Regno Unito. Lo stesso governo ha riconosciuto che ciò è urgente. Quindi li esorto a presentare questa legislazione al Parlamento senza indugio”.

Miranda Cole, partner antitrust e concorrenza di Norton Rose Fulbright, lo studio legale, ha dichiarato al Times che la CMA si sentirebbe “frustrata” dal fatto che il processo legislativo per l’approvazione del nuovo regime normativo stia richiedendo più tempo del previsto; tuttavia, ciò non frena l’autorità dal portare avanti le indagini già in corso utilizzando gli strumenti esistenti e, nel contempo, identificando le potenziali preoccupazioni dei mercati digitali di cui occorre tener conto nella definizione di un quadro normativo efficace.

La Digital Markets Unit

Congiuntamente alla stesura della bozza di regolamento, è stata introdotta la Digital Markets Unit, un’unità interna all’Autorità della concorrenza e dei mercati, il cui compito è quello di supervisionare i lavori sulla nuova legislazione che andrà a regolare il mercato digitale e i poteri delle grandi imprese.

I poteri effettivi della Digital Markets Unit richiedono, tuttavia, l’emanazione di una legge ad hoc, per la quale si è aperta la fase di consultazione. “Nel frattempo”, si legge nel comunicato ufficiale del Governo, “la DMU è stata istituita all’interno della CMA, su base non statutaria, per concentrarsi sull’operazionalizzazione e sulla preparazione del nuovo regime [normativo]”. Più nello specifico, la DMU si concentrerà su:

  • Svolgimento dei lavori preparatori per l’attuazione del regime normativo, inclusa la creazione di team dotati delle capacità pertinenti e la preparazione di bozze di linee guida;
  • Supporto e consulenza al governo nell’istituzione del regime statutario, fornendo approfondimenti chiave e basandosi sui consigli della task force sui mercati digitali;
  • Raccolta di prove sui mercati digitali;
  • Coinvolgimento, nella definizione della nuova proposta normativa, delle parti interessate nell’industria, nel mondo accademico, in altri regolatori e nel governo. In particolare, lavorerà a stretto contatto con le autorità di regolamentazione, sia a livello nazionale attraverso il Forum di cooperazione sulla regolamentazione digitale, sia a livello internazionale, per rafforzare la cooperazione e promuovere una maggiore coerenza tra gli approcci normativi.

Il disegno di legge statunitense

Nel mentre, negli Usa continua l’iter legislativo per l’approvazione di un pacchetto di leggi che avrà quale scopo, al pari del DMA e del Digital Markets Bill, di regolare i mercati digitali.

Antitrust e big tech, accelerano anche gli Usa: quali impatti delle norme

Fra questi, di assoluta rilevanza è il disegno di legge portato avanti dalla senatrice Amy Klobuchar del Minnesota, l’American Innovation and Choice Online Act. Lo scopo principale perseguito dalla proposta è quello di vietare alle grandi aziende tecnologiche di favorire i propri prodotti rispetto a quelli dei loro concorrenti, a tutela della concorrenza e dei consumatori finali. Stando a quanto affermato dal membro della Camera dei Rappresentanti David Cicilline, “l’American Innovation and Choice Online Act renderà i mercati digitali negli Stati Uniti più competitivi, più innovativi e più sicuri. Ecco perché il disegno di legge è ampiamente popolare tra i consumatori e le imprese americane”.

Detto disegno di legge sembrerebbe essere l’unico destinato a essere discusso prima della pausa estiva del Congresso. Gli esperti, tuttavia, sono scettici circa gli esiti dello stesso: si prevede, in particolare, che la spinta alla definitiva regolamentazione delle società tecnologiche potrebbe subire un nuovo arresto, potenzialmente per anni, anche alla luce dei ritardi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi tre anni.

Il testo del disegno di legge, inoltre, è stato criticato dalle Big Tech per una serie di ragioni tra cui:

  • Il ridotto campo di applicazione: aziende come Tencent Holdings e Alibaba Group Holding, contrariamente a società come Tik Tok, Apple, Google e Amazon, non sarebbero soggette agli obblighi della normativa, pur essendo classificabili come player di rilevanza del mercato;
  • La scarsa sicurezza dei dati: il trasferimento delle applicazioni tra i diversi store aprirebbe il fianco a intrusioni e malware.

Il Digital Markets Act

Diversa sembra essere, invece, la sorte del Digital Markets Act, la cui entrata in vigore è prevista per il 2023.

Un nuovo antitrust per le big tech: i fari sul Digital Markets Act europeo

Al pari delle altre normative prese in esame, anche il DMA si pone lo scopo di regolamentare il mercato dei servizi digitali e, più nel dettaglio, di evitare che i c.d. gatekeeper (ossia i fornitori di servizi ritenuti strategici che operano come intermediari) attuino pratiche anticoncorrenziali volte a impedire la normale comunicazione tra gli utenti delle piattaforme e le aziende terze che operano sulla piattaforma medesima.

Per tale ragione, il regolamento prevede che in capo ai gatekeeper siano posti una serie di obblighi, tra cui anche l’obbligo di consentire agli utenti – nel caso di dispositivi mobili, come richiamato dalla CMA – di disinstallare le applicazioni software preinstallate sugli hardware proprietari, in qualsiasi momento, e di garantire l’interoperabilità dei servizi.

In conclusione, è possibile affermare che, seppur a rilento, il contesto normativo sta mutando, e l’attenzione è sempre maggiore sulle Big Tech, sempre più esposte a indagini e sanzioni da parte delle Autorità.

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