App economy

Apple-Epic, conseguenze di una sentenza storica

Una sentenza, quello del giudice federale di Oakland, che nell’immediato avrà forse poco impatto, ma nel lungo periodo dovrebbe contribuire a dare uno scossone agli storici equilibri dell’app economy, secondo gli analisti che commentano la vicenda sulla stampa americana

Pubblicato il 14 Set 2021

Mario Dal Co

Economista e manager, già direttore dell’Agenzia per l’innovazione

Alessandro Longo

Direttore agendadigitale.eu

Apple Epic

La giudice del tribunale federale di Oakland (California) Yvonne Gonzales Rogers ha emesso la sentenza per la causa intentata da Epic, che produce Fortnite, uno dei videogiochi più diffusi al mondo, contro Apple, che con il suo Apple Store li distribuisce trattenendo un 30% di commissione sui pagamenti.

Una sentenza che nell’immediato avrà forse poco impatto, ma nel lungo periodo dovrebbe contribuire a dare uno scossone agli storici equilibri dell’app economy, secondo gli analisti che commentano la vicenda sulla stampa americana.

La decisione del giudice nella causa Epic-Apple

Ad Apple “viene inibito e vietato di impedire agli sviluppatori di includere nelle loro app pulsanti, link esterni o altre azioni che dirigano i clienti a sistemi di acquisto, addizionali rispetto a quelli interni all’app store di Apple e di comunicare ai clienti attraverso punti di contatto ottenuti volontariamente dai clienti attraverso la registrazione alla app”, secondo il giudice.

Apple contro il sideload delle app: ma lo fa per privacy o per soldi?

Ricordiamo che Epic – come altri sviluppatori – accusa Apple di restrizioni all’accesso al suo app store, con commissioni che creano una distorsione del mercato a favore di Apple Arcade, la piattaforma proprietaria per la sottoscrizione di videogiochi.  Apple, da parte sua, ha accusato Epic di violazione del contratto, poiché Epic ha introdotto un proprio sistema di pagamento che bypassava quello di Apple. Epic ha lanciato la sua azione legale come una crociata delle imprese innovative contro il monopolista, ergendosi a baluardo del consumatore, della libertà di impresa e di innovazione.

A favore di Epic

In altre parole, da una parte la giudice accoglie l’istanza di Epic e impone di “aprire” l’app store di Apple in modo che sia possibile agli sviluppatori comunicare direttamente con i clienti e indirizzarli a sistemi di pagamento in cui non si debba più pagare il fee del 30% ad Apple su qualunque transazione. L’ingiunzione prenderà corpo tra 90 giorni (9 dicembre) lasciando così un tempo congruo ad Apple per provvedere, a meno che una corte  superiore di appello blocchi l’efficacia dell’ingiunzione.

A favore di Apple

A parte, la corte ha stabilito che Epic Games ha violato il contratto con Apple, quando ha introdotto il proprio sistema di pagamenti nell’app Fortnite. Quindi Epic dovrà pagare ad Apple il 30% dei ricavi raccolti attraverso il suo sistema, ovvero un ammontare di 3,5 milioni di dollari.

Nell’immediato pesa di più che il giudice ha stabilito che Epic non è riuscita a dimostrare che Apple ha un monopolio nel mercato del gioco mobile . Il che avrebbe avuto una conseguenza molto più grave.

Il punto, secondo il giudice, è che il popolare gioco Fortnite di Epic permette agli utenti di giocare con altri utenti su diverse piattaforme di gioco come la PlayStation di Sony, la Xbox di Microsoft, la Nintendo Switch e i PC Windows. I giocatori possono acquistare denaro virtuale con valuta reale sulle diverse piattaforme, che possono utilizzare per acquistare beni virtuali nell’app di Epic. “Di conseguenza, né i consumatori né gli sviluppatori sono ‘bloccati’ nell’App Store per le transazioni digitali dei giochi mobili”, ha spiegato il giudice Rogers nella sua decisione di 185 pagine. Ha aggiunto che anche altre piattaforme di gioco fanno pagare una commissione del 30%. “Mentre la Corte trova che Apple gode di una considerevole quota di mercato di oltre il 55% e di margini di profitto straordinariamente elevati, questi fattori da soli non dimostrano una condotta antitrust”, ha notato.

La decisione è sembrata deludere Epic. Tim Sweeney, il suo amministratore delegato, ha detto che la sentenza non è stata una “vittoria per gli sviluppatori o per i consumatori”. Ha promesso di continuare la lotta della sua azienda.

Non a caso sul punto Apple ha dichiarato vittoria.

Nella sentenza la giudice Rogers ha spiegato con chiarezza il merito delle valutazioni:

“La corte  è in disaccordo con entrambe la parti nella definizione del mercato rilevante…(In questo giudizio) il mercato rilevante sono le transazioni del gioco digitale, non il gioco in generale né il sistema operativo interno di Apple nella sua connessione con l’app store….La corte   non può concludere in modo inequivocabile che Apple sia un monopolista, né con riferimento alla normativa federale, né con riferimento a quella statale….Tuttavia il processo ha dimostrato che Apple è impegnata in condotte anticompetitive con riferimento alle leggi sulla tutela della concorrenza in California”[1].

I primi commenti di Apple sono stati trionfalistici. “Oggi la corte  ha affermato ciò che sapevamo da lungo tempo: l’App Store non viola le leggi antitrust…Rimaniamo determinati a garantire che App Store sia un marketplace sicuro e affidabile”.

Opposto il commento di Tim Sweeney, che ha espresso il suo disappunto richiamando, come ha fatto in tutti questi mesi, il valore emblematico e generale della causa per la tutela degli sviluppatori e dei consumatori[2].  Solo Epic ha annunciato ricorso mentre Apple sta ancora riflettendo.

Le conseguenze della sentenza

Il costo della causa per Epic è molto superiore ai 3,6 milioni di rimborso che deve ad Apple. Vanno considerati anche i costi dell’azione legale e quelli delle mancate sottoscrizioni via app store Apple nei mesi del contenzioso. Probabilmente l’ordine di grandezza è di decine e decine di milioni di dollari. Inoltre, Sweeney ha visto respinte gran parte delle sue richieste, in particolare l’unbundling dell’app store di Apple rispetto al sistema dei pagamenti, che avrebbe comportato la perdita del controllo da parte della società di Cupertino. Ma Apple, che pure si dichiara vincitrice, affronterà un onere assai più elevato.

Il modello di business di app store è emerso con maggior dettaglio dal processo. In sintesi, Apple guadagna circa 19 miliardi di dollari all’anno dai diritti di accesso all’app store. Oltre il 95% di questi incassi vengono dalle app degli sviluppatori top, che rappresentano il 2% del totale[3]. Anche per questo motivo Apple ha applicato agli sviluppatori piccoli (sotto il milione di dollari) una riduzione del fee al 15%, motivando la scelta con la nobile ragione della promozione dell’innovazione del  business di minore dimensione[4]. Ma è chiaro che la mossa di apertura verso i piccoli sviluppatori veniva dopo una fase montante di controversie legali tra cui quella aperta da Epic: si tratta in buona sostanza di una captatio benevolentiae.

Ora, circa un  terzo dei ricavi dell’app store di Apple vengono dagli Stati Uniti, la giurisdizione dove si applica la sentenza: 6,3 miliardi dollari. Questa è l’area di guadagni messa in discussione dalla sentenza: una erosione non facile da colmare anche per il colosso di Cupertino.

Ha sottolineato che “il più ampio mercato del gioco è sia dinamico che in evoluzione”, e i nuovi entranti nello streaming dei giochi mobili mostrano che “le barriere all’ingresso non sono così sostanziali da impedire ai nuovi entranti del mercato”. Le transazioni di gioco sono aumentate, e l’applicazione Apple Fortnite di Epic ha guadagnato più di 700 milioni di dollari su 100 milioni di account utente in due anni.

Ora è vero che Apple ha evitato il problema principale – la definizione di monopolista. Inoltre, appello a parte, Apple potrebbe anche limitare il modo in cui gli sviluppatori indirizzano i clienti fuori dalle loro app per completare le transazioni, anche facendo loro elencare il sistema di pagamento di Apple come opzione e impedendo loro di offrire sconti per i clienti che non pagano tramite Apple. Tali sconti potrebbero essere necessari per convincere i clienti a fare i passi in più per aprire un browser web e inserire i dati della loro carta di credito, invece di toccare semplicemente un pulsante e pagare tramite Apple.

“Sono sicuro che gli sviluppatori di app ne beneficeranno in qualche modo, ma non mi è chiaro fino a che punto i consumatori useranno effettivamente questo”, ha detto Sumit Sharma, un ricercatore senior per la concorrenza tecnologica a Consumer Reports.

Tuttavia, il vento potrebbe cambiare davvero contro lo stretto controllo di Apple sul suo App Store. I regolatori in Giappone e Corea del Sud hanno costretto Apple a modificare il modo in cui gestisce lo store, e i regolatori e i legislatori di tutto il mondo stanno anche considerando misure per limitare l’influenza dell’azienda.

Hanno perso tutti e due? Probabilmente si, ma la sentenza non per questo è neutrale. Essa apre la strada ad una riconsiderazione del modello di business di Apple Store, probabilmente la maggiore modifica da quando il marketplace di Apple si è affermato.

Anche le cause in corso altrove, in particolare in Europa, non solo contro Apple ma anche contro Google, risentiranno di questa sentenza e probabilmente questo porterà ad una riduzione della “rendita oligopolistica” percepita dai titolari dei principali app store mondiali.

[1]) United States District Court, Northern Distric of california, Case n. 4:20-cv-05640-YGR, Rule 52 Order after Trial on The merits, https://www.documentcloud.org/documents/21060631-apple-epic-judgement

[2])  Russel Brandom, Apple must allow other forms of in-app purchases, rules judge in Epic v. Apple, The Verge, September 10, 2021.

[3]) United States District Court,  cit.

[4])  Nick Statt, Apple will reduce App Store cut to 15 percent for most developers starting January 1st, The Verge, Novembre 18, 2021.

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