Nel campo dell’infortunistica stradale, l’intelligenza artificiale viene utilizzata sempre più con l’intento di velocizzare i processi di valutazione e liquidazione del danno.
Ma in questi casi possiamo sempre dire che “faster is better”?
Esaminiamo allora quali sono gli attuali utilizzi dell’intelligenza artificiale nell’ambito sia della sicurezza stradale, sia della valutazione delle conseguenze di un sinistro stradale, per capire quali siano i vantaggi e i rischi della tecnologia applicata a questo settore.
L’IA dalla prevenzione e dalla sicurezza stradale: gli usi e i vantaggi
Semplificando al massimo, possiamo affermare che i sistemi di intelligenza artificiale possono essere utilizzati con successo dalle forze dell’ordine per migliorare i livelli di sicurezza stradale, attraverso l’uso di tutte quelle tecnologie di computer vision che consentono di prevedere quali possano essere i luoghi maggiormente esposti ad alto rischio di incidenti.
Così come svariate sono le applicazioni che permettono di guardare i comportamenti dei conducenti nell’abitacolo del loro veicolo, individuando azioni poco virtuose, tipo chattare durante la guida.
O ancora, sistemi di automonitoraggio dei conducenti in procinto di mettersi alla guida dopo aver bevuto alcolici, al fine di verificare i livelli alcolemici e decidere se intraprendere o meno il viaggio.
L’IA per valutare le conseguenze di un sinistro stradale
Se dalla prevenzione e dalla sicurezza stradale ci si sposta al momento della valutazione delle conseguenze di un sinistro stradale, si noterà che le tecnologie di computer vision trovano larga applicazione sia nella fase di ricostruzione ex post di una dinamica di un sinistro stradale sia nella fase di quantificazione del danno materiale che deriva da esso. Per cui, a parte l’impiego di software super sofisticati per la ricostruzione-simulazione in 3D di tutte le fasi dell’incidente, è ormai di pubblico dominio il ricorso ad app, a chat, a link e simili che consentono, in tempo reale, di stimare un danno derivante da un sinistro, senza intervento umano di un perito assicurativo e senza contatto con un operatore nemmeno nella fase di liquidazione dell’importo riconosciuto.
Attraverso archivi informatici di migliaia di dati, quali tipologie di danni, pezzi da sostituire, marche e modelli ecc, si elabora artificialmente una perizia o un preventivo senza impiego di risorse umane, senza contatto umano, senza dispiego di energie e rendendo felici e soddisfatti tutti quanti (a partire dalle compagnie assicurative), nell’ottica che “fast is better”.
I possibili effetti distorsivi
Gli aspetti distorsivi di queste pratiche, al di là degli apparenti benefici, si vedono a occhio nudo, nei sinistri importanti come in quelli di lieve entità. Il rischio di uno svilente compromesso che mortifica il diritto al conseguimento di un giusto ristoro è però forse poco evidente ad un occhio inesperto, quale quello del consumatore medio. Nello specifico, nel campo dell’infortunistica stradale, l’intelligenza artificiale nasce con l’intento di velocizzare i processi di valutazione e liquidazione del danno. Questo attraverso tali fasi:
• acquisizioni foto;
• riconoscimento delle parti danneggiate attraverso un algoritmo (migliaia di foto immagazzinate da altrettanti sinistri stradali e/o perizie già effettuate);
• generazione di una stima delle riparazioni da effettuare e dei relativi costi e tempi di manodopera;
Letto così, sembra un argomento alquanto interessante. Ma in realtà, quali sono i benefici? E soprattutto a chi giova questa innovazione? Se da un lato possono raffigurarsi vantaggi in termini di tempo e costi per le Imprese Assicuratrici dall’altro lato sono forti i dubbi sulla validità e l’affidabilità di questa innovazione tecnologica applicata al settore peritale per la stima dei danni.
All’interno di un articolo recente si riportava la seguente riflessione: “La necessità di pascersi di enormi quantità di dati è uno dei limiti dell’intelligenza artificiale, ed è anche una delle maggiori differenze con l’apprendimento umano. Se mostri un gatto a un bambino, quell’esempio gli basterà per riconoscere ogni altro gatto. Invece, se mostri mille gatti a una rete neurale, probabilmente questo non sarà sufficiente per farle riconoscere un gatto nuovo”.
Ed ecco che in questo caso, rientrerebbe in gioco l’apporto umano – ossia del professionista – per applicare quei correttivi che servono per riequilibrare l’elaborato derivato dalla AI.
Ma intanto, se il professionista non interviene? Cosa riceve l’assicurato in caso di sinistro stradale? Chi verifica l’idoneità della stima? Ed è in questi casi che verrà fuori il malcontento. Altro aspetto da sottolineare è che le Imprese Assicuratrici stanno promuovendo delle proprie APP per lo svolgimento della perizia in maniera autonoma (con successiva valutazione dell’AI).
Questo non fa altro che caricare di responsabilità chi ha subito un sinistro stradale (il più delle volte l’assicurato), che si troverà a svolgere un lavoro non suo. Ma non solo: l’art. 156 comma 1 del C.d.A., disciplina chiaramente l’attività peritale, specificando che la stessa deve essere svolta solamente da chi ne possiede i requisiti.
Conclusioni
Allora viene da chiedere: perché le Imprese Assicuratrici chiedono al proprio assicurato di effettuare un accertamento tecnico, senza le specifiche competenze ed in più in contrasto con la Legge? Fatte tutte le dovute riflessioni, sembra oggettivamente che oltre ai vantaggi si nascondano tante criticità. Il rischio di “disintermediare”, ovvero a depauperare l’apporto professionale nella gestione del sinistro a discapito dei consumatori e dei professionisti, sembra veramente concreto.