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Bancarotta FTX, la lezione che dobbiamo imparare

Comprendere dove sia meglio detenere le proprie risorse in valute digitali; ricorrere ai sistemi di cold storage; diversificare: sono i tre insegnamenti da tenere a mente in seguito alla bancarotta di FTX. Dopo di che, è lecito anche attendersi una maggiore regolamentazione

Pubblicato il 07 Dic 2022

Roberto Culicchi

Of Counsel DWF (Italy)

criptovalute - stablecoin

Sulla scorta del clamoroso fallimento di FTX l’exchange di criptovalute Binance ha annunciato negli scorsi giorni nuovi dettagli circa la creazione di un recovery fund destinato al settore che mira a sostenere gli investitori rimasti scottati dalla disastrosa bancarotta di FTX.

Ma quali sono le lezioni chiave e gli insegnamenti che si possono trarre da questa circostanza?

Le lezioni e gli insegnamenti che si possono trarre dal fallimento di FTX

Il primo elementare insegnamento è rappresentato dalla forse banale considerazione che nel panorama degli investimenti finanziari è pressoché impossibile accumulare ingenti risorse in tempi rapidi, e tale considerazione vale in ancora maggiore misura quando si investe in un settore finanziario ancora abbastanza nuovo e non regolamentato come quello delle criptovalute.

Anche se non è probabilmente necessario mandare un segnale allarmistico, tale da suggerire agli investitori la necessità di ridurre la loro esposizione in criptovalute, è importante capire che un aspetto fondamentale nella decisione di investimento riguardante crypto assets è rappresentata dall’esigenza di comprendere dove sia meglio detenere le proprie risorse in valute digitali.

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Il cold storage

In tal senso, mai come dopo la vicenda di FTX assume importanza il cosiddetto cold storage, ovverosia la conservazione offline di Bitcoin e delle criptovalute attraverso un dispositivo fisico.

I due sistemi di cold storage più comuni sono le unità USB e i portafogli cartacei. Sebbene entrambe le modalità siano in grado di mantenre le criptovalute al riparo da attacchi di hacker o malware, in termini di praticità i due sistemi sono nettamente diversi.

Un portafoglio cartaceo è la soluzione più elementare di conservazione per le criptovalute. Il portafoglio cartaceo non è altro che una copia stampata delle chiavi pubbliche e private, destinata ad essere poi conservata in un luogo sicuro, come una cassaforte o una cassetta di sicurezza.

Un’unità USB invece è una soluzione di cold storage leggermente più complessa ma anche più pratica per l’utilizzo quotidiano, dato che è più facilmente collegabile a wallet e app di criptovalute. Tramite un’unità UBS si possono memorizzare non solo le chiavi pubbliche e private, ma anche le transazioni di criptovalute. Ciò significa che è possibile utilizzare l’unità USB per accedere ai fondi di cold storage da qualsiasi luogo, a condizione che il dispositivo sia collegato a un computer.

Il cold storage è composto essenzialmente da due parti: un dispositivo fisico e un portafoglio di criptovalute.

Il dispositivo fisco, come abbiamo visto, può essere una chiavetta USB o un portafoglio cartaceo. Questo dispositivo memorizza le chiavi private necessarie per accedere ai fondi del cold storage. Il portafoglio di criptovalute, invece, è il software che interagisce con la blockchain per inviare e ricevere le criptovalute. È anche attraverso questo software che vengono generate le chiavi private dei depositi cold storage.

Per impostare il cold storage, è sufficiente generare un nuovo portafoglio di criptovalute offline e poi trasferire le chiavi private sul dispositivo fisco. Una volta fatto questo, i fondi depositati sul cold storage sono pronti per essere utilizzati.

Per spendere i fondi di cold storage, è sufficiente collegare il dispositivo fisico a un computer e utilizzare il software del portafoglio di criptovalute per accedere alla blockchain. Da qui sarà possibile inviare Bitcoin o criptovalute a qualsiasi altro indirizzo.

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Perché i cold storage sono più sicuri dei wallet crypto digitali

Ma quali sono le motivazioni più importanti che rendono i cold storage più sicuri ed interessanti rispetto ai wallet crypto digitali?

  • Sicurezza: i dispositivi offline di cold storage non sono connessi a Internet, il che significa che sono molto meno vulnerabili agli attacchi degli hacker.
  • Controllo: Un wallet cold consente di tenere le chiavi private completamente sotto il proprio controllo. Questo non è il caso dei portafogli online, dove le chiavi private sono tipicamente conservate in un’unica posizione centralizzata (di solito server controllati dal fornitore del portafoglio).
  • Facilità di backup: È sufficiente conservare una copia delle chiavi private in un luogo sicuro. In questo modo, se il dispositivo di storage viene perso o danneggiato, è possibile continuare ad accedere ai fondi.
  • Privacy: Il cold storage offre anche un ulteriore livello di privacy. Se si utilizza un portafoglio online, le informazioni personali (come il nome e l’indirizzo) saranno associate agli indirizzi dei Bitcoin o delle criptovalute. Ciò non accade se si utilizza un wallet cold, con le informazioni che diventano di fatto inaccessibili se non al legittimo proprietario.
  • Costi: Questo strumento di conservazione online delle criptovalute appare ideale per gli investitori a lungo termine, dato che i costi associati al cold storage sono molto bassi.

L’importanza di diversificare

Altro elemento da tenere in assoluta considerazione è il concetto di diversificazione. La diversificazione in termini assoluti è sempre importante, ma lo è forse ancora di più nel caso degli investimenti in cripto valute. Per gli investitori con una forte propensione all’allocazione di risorse verso il settore delle criptovalute, non solamente il caso FTX ma anche i crolli dei prezzi delle criptovalute di quest’anno sono stati una lezione dolorosa sull’importanza di diversificare le proprie classi di investimento. Basti pensare che da quando ha raggiunto il massimo storico di $ 68.000 nel novembre 2021, il prezzo del bitcoin è crollato di oltre tre quarti, scendendo sotto i $ 17.000 a partire dal 17 novembre.

Il fondo “riparatore” di Binance

Tramite un post apparso sul proprio blog, Binance ha dichiarato che destinerà 1 miliardo di dollari alla costituzione della provvista iniziale di un fondo di sostegno, riservandosi la possibilità di incrementare tale importo fino a 2 miliardi di dollari qualora se ne dovesse ravvisare la necessità. Da notare che tra gli investitori che hanno contribuito alla costituzione della provvista iniziale del fondo figurano anche, per una cifra complessiva intorno ai 50 milioni di dollari, alcune società di investimento cripto-native tra cui Jump Crypto, Polygon Ventures e Animoca Brands. Il CEO di Binance Changpeng Zhao, con l’intento di assicurare la massima trasparenza all’operazione, ha condiviso pubblicamente l’indirizzo del proprio wallet che mostra il suo impegno iniziale: un saldo positivo di circa 1 miliardo di dollari nella stablecoin BUSD, emessa dalla società di infrastrutture blockchain Paxos, approvata e regolamentata dal Dipartimento dei servizi finanziari dello Stato di New York.

Il fondo di sostegno voluto da Binance rappresenta l’estremo tentativo di mantenere a galla l’industria delle criptovalute dopo che l’exchange FTX del controverso imprenditore Sam Bankman-Fried ha presentato istanza di fallimento all’inizio di questo mese.

Le colpe del Ceo Binance, Changpeng Zhao

Pur volendosi erigere a salvatore dell’industria delle criptovalute in forte difficoltà, la figura di Zhao resta controversa. Va infatti ricordato che il fallimento di FTX è stato innescato in parte anche da un tweet pubblicato dal CEO di Binance che ha attirato l’attenzione su un rapporto di CoinDesk che sollevava dubbi ed interrogativi sulla corretta tenuta della contabilità ad opera di FTX.

La rapida liquidazione di FTX di due settimane fa ha provocato un forte panico tra gli investitori, sensazione acuita dal fatto che nella prima udienza relativa al procedimento di bancarotta di FTX è emerso come la società fosse gestita come una sorta di “feudo personale” di Bankman-Fried. Il fondo, destinato a sostenere aziende e progetti nel settore delle criptovalute che stanno affrontando difficoltà finanziarie significative a breve termine, si propone di prevenire ulteriori effetti di contagio a cascata. Si prevede che il programma di intervento del fondo sia destinato a durare almeno sei mesi, con Binance che si è dichiarata disponibile ad accettare eventuali richieste da parte degli investitori di contribuire con fondi aggiuntivi, anche sotto forma di token, contanti e crediti. Al momento risulta che circa 150 aziende abbiano già richiesto il sostegno del fondo, mentre i mercati delle criptovalute hanno reagito in modo sostanzialmente neutro alla notizia, con scambi relativi a bitcoin e ether sostanzialmente invariati.

Cosa aspettarsi dal fallimento di FTX

Dal fallimento di FTX è lecito inoltre aspettarsi una maggiore regolamentazione delle criptovalute.

Tra i numerosi dibattiti in corso riguardanti la classificazione e regolamentazione delle criptovalute va ricordato il disegno di legge bi-partisan presentato lo scorso giugno volto a creare una struttura normativa ad hoc per le valute digitali. Adesso, sulla scia del fallimento di FTX, la presidentessa (democratica) della commissione per i servizi finanziari della Camera statunitense Maxine Waters e il repubblicano Patrick McHenry, della Carolina del Nord, hanno annunciato piani per un’audizione bipartisan a dicembre per indagare sul crollo di FTX. Mentre il Congresso statunitense sarà dunque chiamato a decidere come le agenzie governative debbano regolare le criptovalute, il presidente della Securities and Exchange Commission Gary Gensler ha spinto per regole più severe, sottolineando la necessità per gli investitori di una migliore protezione in questo ambito.

Da ultimo un suggermento pratico ma di grande importanza: ricordarsi di eseguire sempre il backup dei record delle transazioni crittografiche effettuate. Indipendentemente dal luogo dove si detiene la valuta digitale, gli esperti suggeriscono di scaricare periodicamente la cronologia delle transazioni effettuate. La raccolta di documenti di segnalazione a conferma delle tranzazioni in criptovalute effettuate è spesso complicata e la sua mancanza crea problemi di prova non trascurabili. Si pensi sempre alla difficoltà per gli investitori coinvolti nel fallimento di FTX di fornire prova degli investimenti effettuati in mancanza di un’attività di scarico e regitrazione periodica delle transazioni in criptovalute effettuate.

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