l’analisi

Big data per la difesa europea: rivoluzione digitale per la sicurezza



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L’integrazione dei big data nel settore della difesa europea offre vantaggi competitivi cruciali, migliorando intelligence e capacità operative mentre affronta sfide normative come GDPR e NIS2, in linea con il piano Readiness 2030

Pubblicato il 17 apr 2025

Vincenzo E. M. Giardino

Financial Advisor & Venture Capitalist



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La rivoluzione dei Big Data sta ridefinendo il settore Aerospace e Defence (A&D), trasformando i dati in una risorsa strategica per la sicurezza europea.

Nell’ambito dello European Defence Investment Plan – Readiness 2030, sancito dal White Paper on European Defence del 19 marzo 2025, l’Unione Europea mira a potenziare intelligence, logistica e capacità operative attraverso questa tecnologia. Con il mercato globale A&D stimato a circa 900 miliardi di dollari nel 2024 e in crescita del 4% annuo, i Big Data offrono un vantaggio competitivo cruciale.

Tuttavia, normative come il GDPR e la Direttiva NIS2 impongono vincoli significativi, mentre l’Italia cerca di consolidare il proprio ruolo in un contesto geopolitico in rapida evoluzione. Come integrare i Big Data nella strategia di difesa europea, e quali opportunità e sfide si prospettano?

Il ruolo dei big data nella difesa moderna

I Big Data consentono di raccogliere e analizzare enormi volumi di informazioni da fonti eterogenee: satelliti, radar, droni, sensori terrestri e reti digitali. Questi flussi, spesso nell’ordine di petabyte giornalieri, richiedono piattaforme avanzate per generare intelligence operativa.

In Europa, sistemi come Taranis, in sviluppo da Leonardo, mirano a integrare dati da missioni NATO e operazioni nazionali, promettendo una visione in tempo reale del teatro operativo.

Nel Mediterraneo, dove l’Italia monitora flussi migratori e traffici illeciti, l’uso di Big Data ha migliorato l’efficienza della sorveglianza, con stime di settore che indicano una riduzione dei tempi di elaborazione fino al 40%.

L’analisi predittiva, basata su algoritmi di deep learning, è un pilastro fondamentale. Questi strumenti anticipano guasti tecnici e ottimizzano la manutenzione. Ad esempio, l’Aeronautica Militare Italiana utilizza modelli predittivi per gli Eurofighter Typhoon, con benefici stimati in una riduzione del 20% dei costi operativi e del 30% dei tempi di fermo. Airbus Defence and Space applica tecnologie simili, migliorando la disponibilità delle flotte militari e riducendo i tempi di consegna dei ricambi di circa il 25%. Readiness 2030 punta a estendere queste pratiche a livello europeo, promuovendo infrastrutture digitali condivise.

Vantaggi operativi e superiorità informativa

La superiorità informativa è un vantaggio chiave dei Big Data. Nelle operazioni NATO eFP Enhanced Forward Presence nei Paesi Baltici, attive dal 2017 e rafforzate nel 2024, l’elaborazione in tempo reale di dati da sensori e droni ha migliorato la capacità di identificare minacce, con incrementi di efficienza stimati fino al 40% in scenari complessi. Questa capacità è vitale in contesti di guerra ibrida, dove minacce cyber, disinformazione e azioni fisiche si intrecciano. I Big Data consentono di analizzare pattern digitali e logistici, anticipando mosse avversarie.

La resilienza logistica beneficia altrettanto: piattaforme di Big Data ottimizzano le supply chain militari, riducendo inefficienze. Readiness 2030 promuove data hub europei per centralizzare risorse, sostenuti da un nuovo strumento finanziario, il Security Action for Europe (SAFE) che prevede l’erogazione di prestiti fino a 150 miliardi di euro per finanziare progetti congiunti di difesa tra gli Stati membri, con l’obiettivo di potenziare le capacità strategiche europee entro il 2030.

Tecnologie dual-use e sinergie

I Big Data trovano applicazione in tecnologie dual-use, con impatti su settori civili e militari. Droni equipaggiati con software di analisi dati, utilizzati per sorveglianza di confine o logistica commerciale, generano sinergie significative. Il mercato dual-use europeo è stimato a 120 miliardi di euro, ma richiede normative chiare. Readiness 2030 identifica sette aree critiche – droni, cyber, mobilità militare, difesa missilistica, comunicazioni sicure, capacità di combattimento e sorveglianza marittima – dove i Big Data possono accelerare l’innovazione. Ad esempio, le piattaforme di gestione dati per droni civili, come quelle sviluppate da Leonardo per il controllo del traffico aereo, sono adattabili a missioni militari, ma devono rispettare standard normativi diversi a seconda dell’uso, complicando lo sviluppo.

Sfide tecnologiche e cybersecurity

L’adozione dei Big Data presenta sfide rilevanti. La qualità dei dati è cruciale: informazioni incomplete possono compromettere decisioni operative. Le infrastrutture di archiviazione, come cloud ibridi, sono vulnerabili ad attacchi come il “data poisoning” e i principali player del settore, tra i quali Leonardo stessa, stanno studiando e sviluppando algoritmi di validazione ad hoc. La Direttiva NIS2 rafforza la cybersecurity, richiedendo certificazioni per piattaforme dati militari, un obbligo che aumenta la protezione ma eleva i costi di conformità.

La dipendenza da tecnologie extraeuropee è un ulteriore rischio: molti software di analisi dati provengono da paesi extra UE, creando vulnerabilità strategiche e sistemiche. Readiness 2030 incentiva soluzioni “locali”, ma il divario tecnologico richiede investimenti ingenti e di medio/lungo termine.

Impatti normativi: GDPR e NIS2

Il GDPR, come noto, tutela i dati personali anche in contesti militari, con sanzioni fino a decine di milioni di euro per violazioni: ciò complica operazioni che raccolgono dati sensibili, come la sorveglianza nel Mediterraneo. La Direttiva NIS2 (2023, recepita entro ottobre 2024) impone standard di cybersecurity per le infrastrutture critiche, inclusa la difesa. Per aziende come Leonardo e Thales, ad esempio, ciò comporta un aumento dei costi di conformità stimati dagli esperti fino al 10%, ma standardizza la sicurezza europea. Il White Paper propone, appunto, di armonizzare questi requisiti, facilitando l’uso dei Big Data senza compromettere privacy o protezione.

Il ruolo dell’Italia e le opportunità per il futuro

Secondo AIAD (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) che rappresenta circa 180 imprese italiane del settore A&D, il settore A&D in Italia genera un fatturato complessivo di circa 17 miliardi di euro, di cui una parte significativa (circa 8-9 miliardi) è destinata all’esportazione, e impiega 160.000 persone. Leonardo, primo player italiano per fatturato, guida progetti all’avanguardia dove i dati hanno un ruolo cruciale e strategico: ad esempio, il Global Combat Air Programme (GCAP), un programma separato tra Italia, Regno Unito e Giappone per un caccia di sesta generazione, con Leonardo, BAE Systems e Mitsubishi Heavy Industries come leader.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanzia la transizione digitale, mentre il Security Action for Europe (SAFE) apre opportunità per collaborazioni con Francia e Germania su programmi come Eurodrone e Main Ground Combat System (MGCS). Tuttavia, la carenza di competenze specialistiche in ambiti come l’intelligenza artificiale e la frammentazione industriale limitano la competitività. Investire in formazione e in infrastrutture digitali è cruciale per rafforzare il ruolo dell’Italia a livello globale.

I Big Data, insomma, sono una leva strategica per Readiness 2030, potenziando intelligence, logistica e innovazione dual-use. Tuttavia, le sfide tecnologiche e normative, da GDPR a NIS2, richiedono un equilibrio tra progresso e sicurezza.

Per l’Italia, capitalizzare le proprie aziende leader e ottimizzare l’uso di fondi disponibili sarà cruciale per consolidare un ruolo di leadership nella difesa del futuro, purché si superino limiti strutturali come la frammentazione industriale e la carenza di competenze specialistiche.

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