La pandemia è stata il trionfo delle quotazioni di bitcoin e delle criptovalute, con un ciclo che ha seguito e ampliato quello delle aziende hi-tech rappresentato dal Nasdaq.
Come sempre, però, quando il rally delle quotazioni finisce e improvvisamente e drammaticamente si inverte l’andamento dei corsi, si riapre la discussione se tale crisi sia temporanea o definitiva. Vedremo come la volatilità delle quotazioni di bitcoin è certamente uno dei suoi limiti, ma ciò non toglie che nel lungo andare l’investimento in quella criptovaluta rimanga ad alto rendimento.
Ora ci troviamo in una condizione di piccole oscillazioni, e già si riaffacciano i primi timidi auspici della ripresa.
Forse anche per questo motivo le autorità internazionali, come le Nazioni Unite e la Commissione Europea, spingono per la regolazione.
La corsa del toro si è fermata
La volatilità di Bitcoin è un multiplo di quella del Nasdaq: negli ultimi 30 mesi, ossia dall’inizio della pandemia, Bitcoin è salito da 7.894 euro (gennaio 2020) a 21.595 euro (agosto 2022) con un aumento di oltre il 200% contro il 64% del Nasdaq, passando per tre picchi: a marzo 2021(+616%), a novembre 2021 (+688%) e marzo 2022 (+ 481%). Naturalmente questo significa che tra novembre 2021 e oggi il valore è diminuito del 62%, una perdita difficile da sostenere se non si hanno le spalle finanziarie robuste. La galoppata delle criptovalute durante la pandemia è stata spiegata da vari autori con la crisi della fiducia nel sistema economico-finanziario esposto alle limitazioni della crisi sanitaria globale, e con la parallela fiducia crescente nel digitale: le quotazioni di Bitcoin sono così salite sulla stessa onda su cui facevano il surf le piattaforme internet e i social network. Una recente analisi ha individuato la correlazione tra quotazioni di bitcoin e i commenti dei media di informazione, trovando che tre aree tematiche sono certamente correlate alle quotazioni di Bitcoin:
- i commenti sui cripto crimini,
- quelli sulla governance delle criptovalute
- quelli sull’andamento finanziario delle criptovalute[1].
Il precipizio apertosi nel mese di novembre 2021 ha visto bitcoin anticipare il movimento ribassista che ha coinvolto la borsa e in particolare l’hi-tech.
Tornado Cash bandito negli Usa, perché così le cripto sono a una svolta
Poi, a partire da fine febbraio del 2022, per un momento è sembrato che la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina dovesse portare a un forte recupero delle criptovalute[2]. Infatti, le popolazioni coinvolte nella guerra, dove il sistema finanziario si inceppava tra mille difficoltà e impedimenti, stavano usando le criptovalute come soluzione di ripiego, come investimenti protetti dagli abusi del regime di Putin, come depositi in grado di sfuggire le limitazioni imposte dalle sanzioni finanziarie, come salvadanai non raggiungibili dalle violente requisizioni, dai saccheggi dell’esercito invasore, come assegni circolari da portare con sé nelle deportazioni e nelle fughe improvvise imposte dalla guerra.
L’Ucraina ha accolto donazioni in criptovalute [3] e ha legalizzato l’uso delle criptovalute con la legge “sugli asset virtuali”[4], mentre la Russia annuncia di voler fare una scelta analoga. Nella figura 1, tratta da una recente presa di posizione delle Nazioni Unite, Russia e Ucraina risultano i paesi in cui più diffusa è l’adozione delle criptovalute[5].
A parte gli Stati Uniti, dove il ricorso alle criptovalute è animato da una fede di ispirazione anarchica nella “innocenza” della tecnologia versus la corruzione delle lobby finanziarie, e a parte Singapore dove probabilmente si svolgono molte transazioni che riguardano anche non residenti, gli altri paesi in cui la diffusione delle criptovalute è elevata sono caratterizzati dalla sfiducia nel proprio sistema finanziario, considerato sostanzialmente inaffidabile a causa dell’inflazione (come in Venezuela con il 1.200% a gennaio 2022) o a causa dei rischi derivanti dalle imposizioni discrezionali delle autorità.
È arrivato il momento delle regole?
Il punto di svolta si colloca con la pandemia: se nel 2018 vi erano 1.500 criptovalute, esse sono attualmente 19.000, con una “espansione dell’ecosistema delle criptovalute del 2.300% tra settembre 2019 e giugno 2021, in particolare nei paesi in via di sviluppo”[6].
Diverse ragioni vengono addotte per la diffusione esponenziale delle criptovalute nei paesi in via di sviluppo. In primo luogo, la funzione di deposito di valore viene potenziata dalla possibilità di inviare rimesse internazionali in una fase di blocco della mobilità; in secondo luogo, come bene di investimento, l’acquisto di criptovalute consente di cercare di proteggersi dall’inflazione o dalla svalutazione delle monete più deboli.
Ma, mentre i vantaggi e i costi degli investimenti in criptovalute sono individuali, i rischi di sistema aumentano, con la diffusione delle criptovalute, quando si considera il caso di un paese in via di sviluppo. L’uso delle criptovalute può sollevare rischi di instabilità finanziaria, particolarmente gravi nei paesi in via di sviluppo con sistema finanziario fragile, poiché costringono le autorità monetarie a scelte che possono inibire la crescita e causare recessione. In secondo luogo, il ricorso alle criptovalute rende inefficaci i controlli sui movimenti di capitali, che sono importanti strumenti di stabilizzazione monetaria nei paesi in via di sviluppo. In terzo luogo, nel caso delle stablecoins, ossia delle monete digitali ancorate al valore di una moneta fiat come il dollaro, qualora vi sia una richiesta elevata di rimborsi nella valuta di ancoraggio, si possono creare scarsità di quella valuta con effetti macroscopici sul tasso di cambio.
Vi è stata una reazione da parte di diversi paesi, per limitare e controllare le transazioni in criptovalute: una lista è riportata nella figura 2[7].
Le proposte Unctad
Le difficoltà di una regolazione stringente delle criptovalute non possono essere ignorate. Il loro ecosistema è per natura globale. I wallet sono gestiti da società off-shore, mentre il data mining avviene in genere in paesi in via di sviluppo con bassi costi dell’energia, poiché come ricorda la figura 3[8], le criptovalute sono forti consumatrici di energia. Questa preoccupazione è tra quelle più sentite anche a livello europeo, dove in primavera il Parlamento ha posto le basi per una regolazione delle criptovalute, basata sulla protezione del consumatore, sulla correttezza finanziaria e sulla sostenibilità ambientale[9].
Le raccomandazioni Unctad possono essere così riassunte:
a) Provvedere alla regolazione complessiva finanziaria con le azioni:
- registrazione obbligatoria degli scambi di cryptoasset e di portafogli digitali, rendendo meno attraenti le criptovalute caricando un costo ingresso per gli scambi cripto e per i portafogli digitali e/o imponendo tassazioni sulle transazioni finanziarie di criptovalute;
- proibire alle istituzioni finanziarie di tenere stablecoins o criptovalute o di offrirle ai propri clienti;
- regolare la finanza decentrata.
b) Proibire o limitare la pubblicità degli scambi di cryptoasset e di portafogli digitali negli spazi pubblici e nei social media, cosa che richiede un’estensione della regolazione sulla pubblicità ai social media.
c) Creare un sistema pubblico di pagamenti, come una moneta digitale della banca centrale, per offrire un sistema di pagamenti sicuro, affidabile e poco oneroso che sottragga spazio di mercato alle criptovalute.
Conclusioni
Il punto finale, ossia la creazione di una moneta digitale della banca centrale, è quello in discussione e in studio avanzato in diversi paesi. Ci stanno lavorando la Cina, gli Stati Uniti, con un impegno diretto del presidente Biden e della FED, che si sono spinti a definire gli step operativi della sua realizzazione. L’analisi di fattibilità è stata messa in cantiere dalla Banca Centrale europea.
Intanto, la quotazione delle criptovalute oscilla, alle prese con queste incertezze regolatorie che rendono il terreno per gli investitori ancora più sdrucciolevole.
Ma non è detto che Bitcoin e le altre valute digitali, nelle more del varo dei provvedimenti complessi e onerosi delineati, non rialzino la testa per un nuovo rally.
Note
- ) Kelly Ann Coulter, The impact of news media on Bitcoin prices: modellinmg data driven discourses in the crypto-econmomy with natural language processing, Royal Society Open Science, 20 Aèpriol 2022. ↑
- ) Philip Lagerkranser, Joanna Ossinger, Bitcoin Keeps Pulling Away From Stocks Roiled by Ukraine War, Bloomberg, 2/3/2022. ↑
- ) Pascale Davies, How blockchain technology is supporting Ukraine and Russia by betting on virtual Russian stocks, Euronews.next, 6/5/2022. ↑
- ) David Walsh, Ukraine officially legalises Bitcoin and other cryptos after Zelensky signs new law, euronews.next, 17/03/2022. ↑
- ) Dati tratti da: Unctad spells out actions to curb cryptocurrencies in developing countries, Unctad, 10 August 2022. ↑
- ) Unctad, All that glitters is not gold: The high cost of leaving cryptocurrencies unregulated, Unctad Policy Brief n. 100, June 2022 ↑
- ) Ivi. ↑
- ) Grafico elaborato su dati del Cambridge Bitcoin Electicity Consumption Index. ↑
- ) Pascale Davies, Europe rejects proposal of limiting PoW crytpos such as bitcoin but sets draft rules for sustainability, Euronews.next, 14/3/2022. ↑