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Bye bye chiavi e password, con l’UWB: così apriremo tutto con lo smartphone

Oggi la tecnologia UWB è un sostituto per le chiavi dell’auto e per le password, ma in futuro potrebbe essere parte di un processo in grado di “rivitalizzare” gli oggetti nel mondo fisico mediante occhiali intelligenti e altre interfacce a realtà aumentata. Prospettive e ostacoli da superare

Pubblicato il 22 Feb 2022

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist at Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza

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La tecnologia UWB, non proprio nuovissima in verità, potrebbe renderci facile controllare qualsiasi interruttore, serratura, altoparlante o altro gadget domotico (smart-home) semplicemente avvicinando lo smartphone o lo smartwatch a pochi centimetri. Così come potrebbe anche porre fine all’era delle password.

Non mancano gli ostacoli da superare ma le prospettive sono allettanti.

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I limiti del Gps, le prospettive dell’UWB

Come è risaputo da chiunque è avvezzo alla navigazione in internet su dispositivi mobili, diverse APP presenti sugli ecosistemi Android e Apple sono preordinate al tracciamento dell’utente mediante GPS o tecnologie simili. Ma nonostante l’utilizzo (a volte) massivo del posizionamento dell’utente, tale tecnologia manca ancora di quella precisione atta a determinare dove si trova una determinata persona in un dato momento. E forse il 2022 ci potrebbe stupire in tal senso, grazie all’UWB.

La “vetusta” tecnologia dell’“Ultra Wide Band” – che quest’anno torna alla ribalta per la sua duttilità –sta diventando abbastanza accessibile e diffusa da garantire ai dispositivi non solo una precisione all’interno e all’esterno degli edifici, ma anche garantire la capacità di localizzare con precisione l’utente nelle “tre dimensioni” nella quale “opera”.

La tecnologia, attiva da decenni, permette di trasmettere e di ricevere segnali mediante impulsi di energia a radiofrequenza a durata ridotta e può essere utilizzata nei campi più disparati. Basti pensare che è già diventata parte di uno standard adottato, ad esempio, da Apple, Google, BMW e Volkswagen ed è progettata per consentire a chiunque abbia uno smartphone di ultima generazione (o un Apple Watch) di sbloccare e avviare l’auto semplicemente avvicinandosi allo sportello con il dispositivo in mano (o al polso). Una tecnologia, questa dell’UWB, che potrebbe

Gli scogli da superare

Tuttavia, l’UWB deve prima superare alcuni scogli, come quello della privacy e della protezione dei dati: una volta che i nostri gadget trasmetteranno la loro posizione in ogni momento, come ci assicureremo che l’informazione non cada nelle mani di coloro che la potrebbero utilizzare contro di noi? E non è affatto una probabilità remota.

C’è da dire che mentre i discorsi attorno all’UWB sono ancora “freschi”, le APP e gli hardware che potrebbero utilizzare tale tecnologia “a regime” sono già sulla piazza. Basti pensare che i microchip e le antenne che rendono possibile l’utilizzo dell’UWB sono già presenti dall’iPhone 11 in poi, così come nei telefoni più recenti di alcune Big Tech che si appoggiano su Android. Ed è presente anche dall’Apple Watch 6 in poi. In un futuro non troppo lontano, peraltro, le cose potrebbero diventare molto più interessanti. E mentre molte tecnologie esistenti sono – nell’ordine delle probabilità – destinate a fallire, ci sono ragioni per credere che la tecnologia in esame potrebbe risultare all’altezza del suo potenziale.

Come funziona l’UWB

Come accennato, l’UWB è stato sviluppato come un modo per localizzare con precisione qualsiasi oggetto nello spazio tridimensionale. I precedenti tentativi di rintracciare una posizione all’interno di un edificio con le tecnologie wireless esistenti (come Wi-Fi e Bluetooth) si sono mostrati idonei unicamente a trasferire dati, “peccando di precisione” nell’identificazione spaziale di cose e persone. L’UWB, al contrario, triangola la posizione di un oggetto misurando il tempo necessario alle onde radio per viaggiare tra i dispositivi e i beacon (dispositivi a basso consumo che trasmettono l’identificativo a dispositivi elettronici vicini). È un po’ come la tecnologia del GPS, con la differenza che quest’ultima trasmette “a senso unico” dai satelliti geo-orbitanti. L’Ultra Wide Band, invece, comporta conversazioni “bidirezionali” tra il chip all’interno di uno dispositivo UWB (contenuto, ad esempio, in uno smartphone) e il chip contenuto in un altro dispositivo UWB (come una serratura intelligente). Questi beacon possono essere molto piccoli e durare per anni con una singola batteria (come quelle “a bottone” per gli orologi da polso). La tecnologia UWB richiede principalmente una certa vicinanza tra i dispositivi (ad esempio, in una stessa stanza), in modo che possano comunicare tra loro (ed è simile al Bluetooth in questo).

L’UWB nel campo automobilistico e non solo

Ma i chip UWB hanno delle considerevoli potenzialità anche nel campo automobilistico. BMW ha incorporato tale tecnologia nelle sue auto di nuova generazione già a partire dal 2021 e, principalmente, per aprire e chiudere il veicolo, nonché avviarlo direttamente con il proprio smartphone. Tra l’altro, molte auto dell’ultimo biennio possiedono sistemi di accesso senza chiave. Il nuovo standard adottato dal colosso bavarese dell’automotive permette a un veicolo di sbloccarsi quando il proprietario dell’auto, in possesso di smartphone con chip UWB, cammina entro un certo numero di metri dal veicolo. E poiché l’accesso all’auto avviene interamente attraverso lo smartphone, tale tecnologia può essere condivisa a distanza con altre persone, il che potrebbe rendere il ritiro di un’auto a noleggio in aeroporto semplice come cliccare su un link o in un’APP. Allo stesso modo, l’UWB potrebbe permettere di pagare alla cassa di un negozio semplicemente passandovi accanto, ovvero potrebbe permettere di andare in ufficio al mattino senza dover mai strisciare il proprio badge. Inoltre, un laptop dotato di UWB potrebbe riconoscere che il suo proprietario è seduto davanti a lui, “ascoltando” il segnale del suo smartphone o dal suo smartwatch. Potrebbe quindi accedere automaticamente a qualsiasi servizio che la persona è autorizzata a utilizzare, “mettendo un altro chiodo nella bara delle password” come dice Ardavan Tehrani del FiRa Consortium (organizzazione che promuove tale tecnologia a livello globale). Un’altra potenziale applicazione dell’UWB è quella di rendere le Smart Home più facili e intuitive per tutti. Si immagini la persona che punta il proprio dispositivo in direzione di una qualsiasi lampadina intelligente, accendendola o spegnendola con un solo tocco, piuttosto che aprire un’APP e cercare il “pulsante giusto” da premere. Il che, soprattutto per gli anziani, sarebbe una manna dal cielo. Con sempre più aziende che lanciano beacon a prezzi accessibili poi, tale “futuro” potrebbe essere disponibile per i consumatori nel “prossimo presente”.

Le prospettive di sviluppo

Se l’UWB suona ancora come una tecnologia nascente e promettente, ma a corto di applicazioni commercialmente disponibili, il Wi-Fi non fu da meno agli albori. Tale tecnologia praticamente “vitale” per tutti noi ha avuto le sue origini nei primi anni ’90 ed è diventato “mainstream” solo al momento che Apple lo incorporò nel suo iBook nel 1999. E come il Wi-Fi, l’UWB ha un sacco di possibilità per migliorare nel prossimo futuro. Basti pensare che molto presto l’UWB vedrà l’utilizzo di nuovi tipi di beacon più veloci e a minor dispendio energetico. I miglioramenti che ne deriverebbero potrebbero richiedere solo un aggiornamento del software per gli smartphone ad UWB, i quali potrebbero consentire di localizzare un oggetto nello spazio di un millisecondo! Questo permetterebbe il tracciamento in tempo reale mediante visori a realtà aumentata (VR/AR), ma anche il tracciamento di animali domestici e del bestiame, così come il tracciamento di scatole in un magazzino e altre disparate applicazioni. Tuttavia, il fatto che l’UWB possa essere usato per così tante applicazioni diverse non significa che lo sarà de facto. In effetti alcune precedenti tecnologie di localizzazione interna, come le mappe che aiutano a navigare all’interno degli edifici mediante gli RFID, hanno fallito per anni. Ma nulla vieta che l’UWB possa risolvere anche questo problema.

E poi c’è il già accennato problema della privacy e della protezione dei dati. La tecnologia UWB della Apple, ad esempio, limita gli accessi a soggetti non autorizzati, in quanto la posizione precisa di una persona potrebbe rilevarsi come un vero e proprio dato personale identificativo (si pensi ai risvolti del GDPR). Si punta in questi casi ad ottenere i permessi dell’utente alla sua precisa identificazione. Per esempio, talune applicazioni possono utilizzare la tecnologia di localizzazione UWB del telefono solo quando sono aperte e dopo che l’utente concede loro il permesso; e, quindi, non è possibile per le applicazioni tracciare la posizione di un utente in background. Ma il potenziale dell’UWB è il modo in cui si collega alle altre tecnologie. Proprio come era difficile prevedere che il 3G e le fotocamere frontali avrebbero dato origine a Snapchat – o che lo smartphone stesso avrebbe trasformato pressoché ogni aspetto della nostra vita quotidiana – è difficile dire fino a che punto questo “senso di dove sono le nostre cose con precisione” potrebbe portarci. Oggi l’UWB è un sostituto per le chiavi dell’auto e per le password, ma in futuro potrebbe essere parte di un processo che miri a rendere importanti oggetti nel mondo fisico mediante occhiali intelligenti e altre interfacce a realtà aumentata.[1]

Note

  1. The End of Car Keys, Passwords and Fumbling With Your Phone at Checkout. Wall Street Journal. https://www.wsj.com/articles/the-end-of-car-keys-passwords-and-fumbling-with-your-phone-at-checkout-11641618007?mod=e2tw

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