Il furto di prodotti coperti da diritto d’autore è uno dei reati, penali o amministrativi che siano, più squallidi. Uno sciacallaggio da vigliacchi che usano l’ingegno o l’artigianalità altrui per fare un veloce e squallido business.
Indice degli argomenti
Impatto economico della pirateria digitale
In Italia tutta la catena di questi ladri, volontari o inconsapevoli che sia, sottrae al Paese, ai cittadini e ai servizi che potrebbero essere finanziati non meno di 2 miliardi di euro ogni anno. Il tutto senza contare l’altro lurido mercato dei prodotti contraffatti.
Legge antipirateria e tutela dei diritti morali e patrimoniali
Questa filippica iniziale non è una premessa retorica: in Italia le opere protette da proprietà intellettuale si portano con sé, in base alla legge del 1941 ma anche al Codice civile, diritti morali e diritti patrimoniali. Nei paesi di civil law (nel common law si parla solo di violazione copyright e nei paesi regolati dal common law non esistono i diritti morali d’autore… ahinoi), oltre alle sanzioni e al risarcimento del danno, si potrebbe anche arrivare alla pretesa di una lettera di scuse da pubblicare su media locali e nazionali, rendendo noto chi commette questo tipo di illeciti.
Strategie criminali nella pirateria digitale
Oggi, oltre all’ignoranza o all’inconsapevolezza di chi naviga su portali illegali, acquista chiavette o sottoscrive abbonamenti con la criminalità organizzata (molto attiva anche su piattaforme di messaggistica o su siti di e-commerce), un freno al contrasto alla pirateria arriva sicuramente dalla tecnologia.
Le organizzazioni criminali offrono ai loro clienti lo scudo fatto con sistemi di cloud, vpn, dns per rendere la caccia al ladro una inestricabile rincorsa all’interno di moderni labirinti digitali.
Legge antipirateria e resistenze dei colossi digitali
La più volte richiesta di collaborazione a colossi planetari come Google e Cloudflare (che sono paradossalmente fornitori di servizi al Governo, ai ministeri, alla Pubblica Amministrazione), anche attraverso specifiche audizioni in Agcom, non ha dato i risultati sperati. I motivi rimangono inspiegabili.
Per questo motivo la sentenza arrivata pochi giorni fa dal Tribunale di Milano, anche se assolutamente preliminare, è a suo modo storico. La giustizia italiana, dopo aver richiamato all’ordine Cloudflare con una analoga sentenza, lo fa anche con Google.
Il messaggio è semplice e chiaro: non bisogna favorire in alcun modo l’accesso a siti pirata e la legge antipirateria Maccanti-Mollicone n. 93/2023 deve essere rispettata da tutti i fornitori di accesso alla rete.
Piracy shield e contrasto tecnologico alla pirateria digitale
Dopo Cloudflare (ord. 11.07.2022 e ord. 19/12/2024), l’ordinanza dello scorso 11 marzo, nell’ambito di un giudizio instaurato dalla Lega Serie A, si torna dunque a lavorare sul mancato rispetto da parte di Google degli ordini dei blocchi dei siti pirata impartiti da AGCOM, anche (ma non solo) attraverso la Piattaforma Piracy Shield, strumento che per la prima volta al mondo ha consentito di impartire ingiunzioni dinamiche di take down, inaudita altera parte, spegnendo IP e FQDN criminali in meno di 30 minuti, a volte in meno di 5 minuti.
Il servizio di Open DNS di Google, infatti, continuava a dare accesso a contenuti già inibiti dalla piattaforma Piracy Shield.
Legge antipirateria, Google obbligata al blocco immediato
Il Tribunale ha stabilito che la società, essendo sottoposta alla disciplina del Regolamento europeo sui servizi digitali, può essere destinataria “di provvedimenti adottati in via d’urgenza al fine di contrastare attività illecite svolte dai destinatari dei servizi, laddove il servizio prestato contribuisca casualmente alla violazione del diritto altrui”.
Viene quindi ribadito, come già fatto nell’ordinanza di dicembre contro Cloudflare, che nel momento in cui l’AGCOM accerta che determinati contenuti violano il diritto d’autore, qualsiasi servizio che contribuisca alla diffusione degli stessi deve conformarsi alle decisioni dell’Autorità.
Legge antipirateria e validità delle ingiunzioni Agcom
Nell’ordinare di eseguire i blocchi, con una puntuale ricostruzione della normativa, il Giudice ha quindi confermato il valore delle istruttorie dell’AGCOM dando ancora una volta legittimità a un impianto a tutela del copyright unico al mondo.
La fondatezza delle istanze della Lega sembra talmente palese che il provvedimento è stato emanato inaudita altera parte, ossia senza neanche bisogno di sentire Google, che ovviamente porterà le sue difese in vista dell’udienza che dovrà confermare il provvedimento.
Evoluzione normativa contro la pirateria digitale
L’ordinanza rafforza ancora di più il lavoro di Agcom, impegnata proprio in questi giorni nel procedimento di consultazione pubblica indetta con la delibera n. 47/25/CONS, con cui si aggiornerà il regolamento a tutela del diritto d’autore alla luce delle nuove norme contenute nella legge n. 93/2023.
Semplificando, Piracy Shield verrà utilizzata anche per tutelare eventi live, serie tv, prime cinematografiche e molto altro, aggiornando il proprio regolamento alle nuove previsioni del Digital Service ACT, della Legge antipirateria n. 93/2023, del Decreto Omnibus e del Testo unico dei servizi media.
Gli ordini di oscuramento vengono estesi esplicitamente alle VPN e ai fornitori di DNS pubblici; l’obbligo di deindicizzazione dei siti pirata viene ribadito essere in carico anche ai motori di ricerca.
Il regolamento entrerà in vigore tra poche settimane.