La scarsità di chip di cui si sente sempre più parlare, è dovuta a tre ragioni: cattive decisioni delle aziende, sfortuna e poi aumento della domanda.
Chip shortage: la tempesta perfetta
La pandemia ha fatto crescere la domanda di device, mentre le aziende all’inizio pensavano che invece sarebbe scesa, il tutto con l’America che aveva storicamente ridotto la produzione sul territorio e con Taiwan che, semplificando, è troppo piccola in termini produttivi, per far fronte alla domanda.
In tutto questo, ci si son messi anche i miners di cryptovalute, che hanno ritorni economici importanti e hanno fatto man bassa di schede video e microchip in generale. In più ci sono le auto che sono prevalentemente sempre più elettroniche.
Uno scenario complesso
Aumentare la produzione non è cosa semplice perché quando si parla di processori con tre o due nanometri le filiere e la produzione sono complesse da ampliare. Ci vogliono due anni per mettere su un impianto intero. Anche perché le aziende produttrici di chip sono riluttanti a investire in nuove fabbriche in quanto i chip hanno bassi margini di profitto e il settore è storicamente ciclico, con picchi della domanda seguiti da forti cali.
Hanno quindi paura di un futuro eccesso che farebbe abbassare i prezzi. E ciò coinciderebbe esattamente con i due anni che ci vogliono mediamente per creare un nuovo impianto di produzione. E se in tutto questo la Cina decidesse di invadere Taiwan, il problema della scarsità potrebbe durare ancora anni.
La strategia europea
L’Europa con lo European Chips Act vuole duplicare la produzione di chip che attualmente è del 10% globale. Ma anche qui ci vorranno due o tre anni prima che si raggiungano gli obiettivi.
Semiconduttori, Usa e Ue a confronto: scenari e frizioni di un Risiko sempre più complesso
In sostanza il peggio deve ancora arrivare, soprattutto per i consumatori. Perché è probabile che a seguito di tutto questo ci sarà anche un importante aumento dei prezzi.
Un circuito integrato per il controllo dell’alimentazione utilizzato in molti prodotti che una volta costava $1, ora viene venduto anche a $150.
Ecco perché il Black Friday ha visto offerte prevalentemente su quel che era in magazzino, non più freschissimo digitalmente e secondo molti poco attrattive.
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