la strategia Usa

Regolare l’AI con l’aiuto delle big tech? Che cattiva idea



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Il tentativo di Washington di coinvolgere le aziende tech nello sviluppo sicuro e responsabile dell’IA è un’efficace forma di co-partecipazione pubblico-privata o può essere un segnale di incapacità regolatoria delle autorità statunitensi? Ecco i punti salienti e quelli deboli dell’approccio Usa

Pubblicato il 10 ago 2023

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale



Programma nazionale intelligenza artificiale

Gli ultimi interventi dell’amministrazione statunitense in materia di intelligenza artificiale confermano la strategia generale di incentivare, secondo un approccio flessibile di soft-law risalente alla cosiddetta “American AI Initiative”, la cooperazione pubblico-privata per le politiche di governance sull’IA.

Governance dell’IA: gli Usa vogliono una legislazione concertata con le imprese

In stretta connessione con la Carta dei diritti dell’IA (cd. “AI Bill of Rights”) recante le linee direttrici destinate a orientare l’evoluzione dei sistemi di Intelligenza Artificiale nel rispetto di una serie di principi fondamentali e nell’ottica di una costante attività di supervisione “umano-centrica”, la Casa Bianca ha recentemente reso nota, come obiettivo politico da perseguire prioritariamente, la volontà di coinvolgere le principali imprese che operano nel settore dell’IA mediante la formalizzazione di impegni volontari da assumere affinché anche le “Big-tech” contribuiscano allo sviluppo sostenibile e responsabile delle nuove tecnologie emergenti in condizioni di sicurezza, fiducia e protezione.

Sulla scia delle numerose interlocuzioni promosse nel corso del tempo con le imprese tech, l’amministrazione americana intende favorire l’emanazione di una legislazione concertata, dal basso, responsabilizzando le aziende, direttamente coinvolte nel relativo processo decisionale, per assicurare l’elaborazione di standard tecnici affidabili in grado di contenere i rischi provocati dalla progettazione delle applicazioni di IA a presidio dei diritti degli individui.

In particolare, secondo un’impostazione applicativa tripartita, fondata sul costante mantenimento dei canoni inderogabili di sicurezza, protezione e fiducia, mentre il governo statunitense cerca di delineare, nella veste regolatoria di “political decision maker”, una prospettiva di necessaria revisione per garantire l’adeguamento del quadro normativo vigente in materia alla luce del ritmo evolutivo dell’innovazione tecnologica, le aziende che sviluppano qualsivoglia sistema di Intelligenza Artificiale si impegnano preliminarmente a testare, anche mediante il ricorso a periodiche operazioni di monitoraggio continuo, e previa valutazione d’impatto sui rischi potenzialmente esistenti, la sicurezza di tutti i prodotti realizzati, prima del loro definitivo rilascio, tenuto conto degli effetti derivanti da ogni possibile utilizzo.

A tal fine, le aziende tech sono tenute a condividere, in modalità aperte e trasparenti, tutte le informazioni raccolte sulle implicazioni tecniche dei sistemi di IA, mettendole a disposizione della società civile, del settore accademico e del governo con l’intento di consentire di verificare l’impatto dei pericoli generati dallo sviluppo tecnologico, stimolando, al contempo, la diffusione circolare delle migliori pratiche adottate in materia.

Focus sulla sicurezza

Per le medesime ragioni, si pone, altresì, l’esigenza di incrementare le risorse destinate, tra l’altro, al miglioramento della sicurezza informatica, mediante maggiori investimenti che le imprese devono effettuare, parallelamente agli ingenti finanziamenti pubblici erogati dall’amministrazione americana per istituire nuovi istituti nazionali di ricerca sull’IA.

Le imprese tecnologiche sono, inoltre, tenute all’obbligo di tempestiva segnalazione da assolvere nei casi di vulnerabilità o di altre criticità tecniche eventualmente riscontrabili nel processo di codificazione dei sistemi di IA, dando priorità alla ricerca sui rischi provocati dalla progettazione di nuove applicazioni. Proprio con l’intento di prevenire eventuali pregiudizi incorporati nella relativa codificazione tecnica, anche il Presidente Biden, nell’ambito del generale piano strategico nazionale di ricerca e sviluppo sull’IA, ha firmato un ordine esecutivo, rivolto a tutte le agenzie federali, per minimizzare il pericolo di discriminazioni algoritmiche che potrebbe verificarsi a discapito delle persone.

Alleanze sinergiche con altri Stati e organizzazioni internazionali

Perseguendo le prospettate coordinate di intervento, fondate sulla diretta collaborazione del tessuto imprenditoriale, l’amministrazione americana si assume contestualmente il compito di rafforzare, su scala planetaria, il peso “politico” di alleanze sinergiche con altri Stati e organizzazioni internazionali, fungendo da guida di riferimento nel ruolo di leadership tecnologica mondiale che gli USA intendono mantenere per orientare l’elaborazione uniforme di principi condivisi nell’ambito della generale governance globale sull’IA.

I punti deboli dell’approccio Usa

Al netto delle teoriche buone intenzioni formalizzate con l’ennesimo intervento “soft” privo di una valenza cogente e vincolante, sia pure posticipando ogni giudizio valutativo effettivo sull’impatto applicativo che si determinerà nella concreta prassi mediante simili iniziative, già ora, tuttavia, è possibile rilevare alcuni punti deboli nell’intervento prospettato, verosimilmente in grado di vanificare la complessiva strategia predisposta in materia. Come si evince anche da un articolo di approfondimento pubblicato dal “The New York Times”, gli impegni assunti dalle Big tech, oltre a formalizzare orientamenti troppo generici e vaghi, sembrano esclusivamente rimessi a una mera spontanea cooperazione su base volontaria, limitandosi la Casa Bianca ad esercitare una funzione orientativa e persuasiva di “moral suasion” che presuppone la generale, integrale ed incondizionata disponibilità (tutt’altro che scontata) del settore privato ad adeguarsi alle linee guida formulate in termini di raccomandazioni: in altri termini si tratta di un’aspettativa (forse troppo eccessivamente) ottimistica? In caso contrario, quali sarebbero le conseguenze poste a carico delle aziende ritenute responsabili di disattendere gli impegni assunti?

Fino a che punto, infatti, è immaginabile per le aziende tecnologiche privilegiare il perseguimento di obiettivi di natura prettamente politico-sociale (come la tutela dei diritti degli individui) – la cui salvaguardia è istituzionalmente affidata alle autorità pubbliche – anche a costo di limitare la legittima massimizzazione dei profitti connessi al progresso innovativo che si realizza nell’ambito delle dinamiche tipicamente imprenditoriali?

Il tentativo intrapreso da Washington di coinvolgere direttamente le Big tech per garantire lo sviluppo sicuro e responsabile dell’IA rappresenta davvero un’efficace forma di co-partecipazione pubblico-privata del processo decisionale destinato a realizzare il futuro ecosistema digitale in uno dei settori centrali per l’evoluzione generale della società configurabile nei prossimi anni, o piuttosto può essere letto come un preoccupante segnale di attuale incapacità regolatoria delle autorità pubbliche statunitensi: i decisori politici starebbero, invero, prendendo tempo in attesa di meglio comprendere se e come intervenire concretamente in materia? E se così fosse, sarebbe quindi persino ipotizzabile, come inevitabile “effetto boomerang”, il rischio di perdere il primato tecnologico mondiale che gli USA aspirano a mantenere anche rispetto ad altre potenze globali (Cina) per definire le “regole del gioco” nel settore dell’IA?

Conclusioni

Di certo, l’ascesa esponenziale dell’intelligenza artificiale impone l’urgente necessità di valutare nel più breve tempo possibile un efficace ed incisivo approccio regolatorio da perfezionare in materia per poi passare alla consequenziale predisposizione di azioni concrete in grado di realizzare la visione ivi formalizzata.

Nell’ambito delle svariate soluzioni astrattamente prospettabili per la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale, sembra sempre di più accentuarsi la profonda divergenza applicativa tra la concezione statunitense di stampo “soft” e il rigido modello centralizzato cinese, come distinti poli tecno-politici diametralmente opposti configurabili su scala planetaria.

La prevalenza definitiva di uno dei due paradigmi strategici di intervento giocherà un ruolo decisivo nella conformazione del futuro sviluppo evolutivo dell’IA, anche tenuto conto, come ulteriore variabile regolatoria alternativa, degli effetti applicativi prodotti dalla normativa euro-unionale predisposta mediante il cd. “EU AI Act”.

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