Nelle ultime settimane si è molto discusso dei rischi legati alla proprietà intellettuale e alle potenziali derive causate dalla comparsa di fake song sulle piattaforme musicali.
Un altro fronte meno analizzato è invece quello creativo, ovvero connesso alla creazione di opere musicali esclusivamente basate sull’intelligenza artificiale generativa e l’impatto che tali produzioni potranno avere sul mercato. La disponibilità di tool molto sofisticati che offrono l’opportunità di generare opere derivative o completamente originali sta diventando una realtà.
Questi sistemi sono in grado di operare a livello sia di prompt stilistico, per esempio sulla composizione o testo, così come sul timbro della voce.
È possibile, pertanto, riprodurre l’inconfondibile stile o la voce di un determinato artista creando nuove canzoni o facendogli interpretare delle cover che lui non ha mai realizzato. Di recente è accaduto con Yesterday, interpretata solo per chitarra e voce da Freddy Mercury, senza che l’artista, in vita, abbia mai realizzato questa performance.
Governare il cambiamento
È evidente che si aprano così scenari complessi che a prescindere dalle questioni di copyright, di immagine e di altri diritti riservati avranno sicuramente un ruolo nel futuro del settore. Fermare questa innovazione è ovviamente impensabile, ma governarla e integrarla nella produzione potrebbe anche costituire una nuova frontiera così come suo tempo è avvenuto per altre tecnologie, dal CD al download, allo streaming.
Gli stessi artisti hanno utilizzato spesso le innovazioni tecnologiche a supporto della creatività. Pensiamo all’ingresso nella produzione musicale dell’autotune o dei featuring creati a distanza tra artisti che non si sono mai incontrati in sala di registrazione, con l’aggiunta di strumenti musicali mai presenti in studio.
Questo scenario è evidentemente in costante evoluzione e la linea tra una produzione originale realizzata con l’ausilio dell’IA generativa e un deep fake è molto sottile.
Entrano in gioco anche aspetti riguardanti la tutela del consumatore e del fan musicale che deve essere reso consapevole di cosa sia originale e cosa artificiale.
Ma se fosse lo stesso artista a utilizzare il proprio repertorio creando nuove opere derivative dal proprio catalogo semplicemente chiedendo all’IA di rielaborare quanto già prodotto per creare una nuova canzone originale quale sarebbe la reazione dei fan?
Le sfide da affrontare
Vi sono molte domande che quest’innovazione spinta ci sta ponendo e grandi sono le sfide sul tavolo.
Ricordiamo che le barriere all’accesso per le tecnologie di intelligenza artificiale generativa sono quasi pari a zero e chiunque sarà in grado di utilizzarle con un livello di sofisticazione mai visto nella storia dell’industria musicale. Siamo di fronte ad una rivoluzione creativa molto più rilevante rispetto ai cambiamenti che il settore musicale ha attraversato, per esempio, agli inizi degli anni 2000 con Napster e il file sharing.
Sapersi adattare a questa ulteriore rivoluzione sarà la prima sfida e bisogna fare tesoro di tutta l’esperienza di questi anni di transizione digitale.
Se è vero che l’AI offre a tutti la possibilità di scrivere e produrre canzoni è anche vero che gli stessi artisti e i creativi saranno in prima fila ad utilizzarla.
Quando è apparso l’autotune molti hanno affermato che con questa tecnologia chiunque sarebbe stato in grado di incidere un brano musicale è trasformarlo in una hit.
Non è stato così e coloro con un talento musicale hanno ovviamente prevalso sul resto.
I vantaggi competitivi per la produzione professionale
La produzione professionale ha in ogni caso davanti a sé un vantaggio competitivo anche nell’era dell’intelligenza artificiale che farà sì che l’artista con una capacità creativa più sviluppata saprà comunque usare al meglio le tecnologie disponibili.
Certamente vi saranno aree al di fuori del mondo delle hit dove la tecnologia svilupperà una produzione massiva di contenuti a basso costo per la sonorizzazione.
Già oggi esiste un vasto mercato di musica di sottofondo no-copyright che ovviamente vedrà un forte impulso. Brani musicali mirati a inquinare le piattaforme di streaming sono un ulteriore scenario che in parte abbiamo già visto con l’intervento di Spotify nel rimuovere migliaia di tracce create con l’intelligenza artificiale e finalizzate a manipolare gli ascolti grazie ai bot.
Conclusioni
Tuttavia, in conclusione, vale ancora una volta la pena di soffermarsi sulla parte creativa nella fascia alta della produzione. Con l’evoluzione della capacità di analizzare i dati e gli insight da parte delle case discografiche da un lato e il sapiente ausilio dell’intelligenza artificiale da parte dell’artista dall’altro, è evidente che la qualità dell’offerta farà comunque la differenza a livello di mercato.
La rilevanza di tecnologie generative sarà sicuramente protagonista delle produzioni artistiche ma in un contesto che dovrà tenere conto di tanti fattori. La creatività umana ha sempre mostrato caratteristiche che nessuna tecnologia è in grado di replicare innovando allo stesso tempo in modo originale e l’intuito emotivo che l’autore ed il cantante poterà come contributo essenziale al processo creativo resterà l’elemento differenziante tra la macchina è l’uomo.