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Caso Google, così l’azione Antitrust si allarga sulla privacy



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L’Antitrust ha avviato un procedimento contro Google e Alphabet per pratiche commerciali ingannevoli nella richiesta di consenso al “collegamento” dei servizi. Le accuse riguardano informazioni fuorvianti che influenzano la libertà di scelta degli utenti. Il caso solleva questioni sulla convergenza tra antitrust e privacy, evidenziando la necessità di una regolamentazione integrata

Pubblicato il 23 lug 2024

Francesca Niola

Fellow – ISLC, Università degli Studi di Milano



google

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha recentemente avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Google e della sua capogruppo Alphabet, accusandole di pratiche commerciali ingannevoli nella richiesta di consenso al “collegamento” dei servizi offerti.

Tale iniziativa solleva importanti interrogativi giuridici, non solo in termini di tutela dei consumatori, ma anche riguardo alla crescente convergenza tra le competenze in materia di antitrust e privacy.

Le accuse dell’Agcm: mancanza di trasparenza e pratiche aggressive

L’intervento dell’Agcm si basa sull’accusa che le informazioni fornite da Google siano lacunose e fuorvianti, condizionando così la libertà di scelta degli utenti e spingendoli a consentire l’uso combinato e incrociato dei propri dati personali su una molteplicità di servizi.

Questa vicenda non solo evidenzia una possibile violazione dei principi di trasparenza e correttezza stabiliti dal GDPR, ma apre anche un dibattito più ampio sulla legittimità e l’opportunità di un intervento antitrust in ambito di protezione dei dati personali. In un contesto dove la dominanza di Google nei mercati digitali è consolidata e la sua capacità di raccogliere e utilizzare dati personali è pressoché illimitata, la questione si fa estremamente complessa.

Sinergie e sovrapposizioni tra regole antitrust e privacy

La regolamentazione incrociata tra antitrust e privacy potrebbe rappresentare una risposta necessaria per tutelare i diritti degli utenti, ma solleva al contempo dubbi circa la possibile sovrapposizione di competenze e l’efficacia di tale approccio. Da un lato, l’intervento dell’AGCM potrebbe rafforzare la protezione dei consumatori in un ecosistema digitale sempre più intrusivo e pervasivo. Dall’altro, si pone il problema della congruenza normativa e della coordinazione tra diverse autorità garanti, nonché delle implicazioni sul piano della concorrenza e dell’innovazione tecnologica.

La portata delle competenze dell’Agcm si è ampliata nel tempo, includendo la capacità di investigare e sanzionare pratiche che potrebbero non solo limitare la concorrenza ma anche danneggiare i consumatori attraverso l’uso improprio dei dati personali. Questo aspetto è diventato particolarmente rilevante con l’avvento delle tecnologie digitali e la crescente importanza dei dati personali come risorsa economica.

Le tecniche di consenso di Google sotto la lente di ingrandimento

Il caso specifico di Google rappresenta un esempio paradigmatico di questa evoluzione. La richiesta di consenso al “collegamento” dei servizi offerti da Google, secondo l’Agcm, sembra accompagnata da informazioni insufficienti e potenzialmente ingannevoli. Tale pratica potrebbe influenzare la libertà di scelta degli utenti, inducendoli a consentire l’uso combinato e incrociato dei loro dati personali su vari servizi senza una piena consapevolezza delle conseguenze. Questo comportamento solleva questioni non solo di trasparenza, come previsto dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), ma anche di correttezza commerciale, in quanto potrebbe configurarsi come una pratica commerciale aggressiva.

La necessità di un quadro regolatorio coerente ed efficace

Il quadro normativo europeo, attraverso regolamenti come il GDPR e il Digital Markets Act (DMA), ha rafforzato le norme sulla protezione dei dati e ha posto nuove sfide per le autorità nazionali come l’AGCM. Queste normative richiedono che i “gatekeeper” digitali, come Google, ottengano un consenso esplicito e informato prima di utilizzare i dati personali per finalità di profilazione pubblicitaria o per combinare dati provenienti da diversi servizi. Tuttavia, la definizione e l’applicazione di queste norme possono risultare complesse, richiedendo una stretta collaborazione tra autorità antitrust e garanti della privacy per assicurare una tutela efficace dei diritti degli utenti.

La questione centrale riguarda quindi la capacità delle autorità di integrare le competenze in materia di concorrenza con quelle relative alla protezione dei dati personali, creando un sistema regolatorio coerente ed efficace per affrontare le sfide del mercato digitale contemporaneo.

L’importanza della trasparenza e del consenso informato

Il procedimento istruttorio avviato dall’AGCM nei confronti di Google si concentra su pratiche che, secondo l’autorità, potrebbero configurarsi come ingannevoli e aggressive nella richiesta di consenso degli utenti. Nello specifico, Google è accusata di non fornire informazioni adeguate e complete riguardo all’effetto reale del consenso richiesto per il “collegamento” dei suoi servizi. Questo potrebbe indurre gli utenti a prendere decisioni non pienamente informate circa l’utilizzo dei loro dati personali su una vasta gamma di piattaforme, tra cui il motore di ricerca Google, YouTube e Google Maps .

L’Agcm sostiene che le modalità con cui Google richiede il consenso non chiariscono sufficientemente come i dati personali verranno utilizzati una volta ottenuto il consenso. Le informazioni fornite sarebbero infatti incomplete e fuorvianti, mancando di dettagliare le implicazioni concrete del consenso accordato dagli utenti. Questa pratica potrebbe condizionare la libertà di scelta degli utenti, spingendoli ad accettare l’uso combinato e incrociato dei loro dati personali senza una reale consapevolezza delle conseguenze​.

La normativa europea, in particolare il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e il Digital Markets Act (DMA), stabilisce che le richieste di consenso debbano essere chiare, specifiche e basate su una informazione completa. Google, tuttavia, sembra non rispettare pienamente questi requisiti, esponendo gli utenti al rischio di un trattamento dei loro dati non conforme ai principi di trasparenza e correttezza previsti dalla normativa.

Un aspetto cruciale dell’accusa è la presunta “aggressività” con cui Google imposta le sue richieste di consenso. L’Agcm ritiene che le tecniche utilizzate possano influenzare in modo improprio le decisioni degli utenti, spingendoli ad acconsentire a pratiche che non avrebbero altrimenti accettato. Questo comportamento potrebbe violare non solo i principi del GDPR, ma anche quelli di lealtà e correttezza commerciale previsti dal Codice del Consumo italiano​.

Le implicazioni dell’intervento Antitrust per i consumatori

L’intervento dell’Agcm nei confronti di Google presenta numerose implicazioni per i consumatori, rafforzando significativamente la tutela dei loro diritti nel mercato digitale. L’Agcm ha rilevato che le pratiche di Google nella richiesta di consenso per l’uso dei dati personali potrebbero essere ingannevoli e aggressive, in quanto forniscono informazioni incomplete o fuorvianti agli utenti. Questo tipo di comportamento può compromettere gravemente la capacità dei consumatori di prendere decisioni consapevoli riguardo all’uso dei loro dati personali.

La promozione della trasparenza

Innanzitutto, una delle implicazioni più immediate è la promozione della trasparenza. L’Agcm ha evidenziato che le informazioni fornite da Google non chiariscono adeguatamente come i dati verranno utilizzati e quali saranno le conseguenze del consenso dato dagli utenti. Rafforzando la trasparenza, i consumatori saranno meglio informati sulle pratiche delle piattaforme digitali, permettendo loro di prendere decisioni più consapevoli e ponderate riguardo alla condivisione dei propri dati personali. Questo è cruciale in un contesto in cui la raccolta e l’elaborazione dei dati sono diventate fondamentali per il modello di business delle grandi piattaforme digitali.

Maggiore tutela contro le pratiche commerciali aggressive

Inoltre, l’intervento dell’AGCM tutela i consumatori dalle pratiche commerciali aggressive. Le tecniche utilizzate da Google per ottenere il consenso potrebbero esercitare una pressione indebita sugli utenti, inducendoli a fornire il proprio consenso senza una chiara comprensione delle implicazioni. Proteggendo i consumatori da tali pratiche, l’AGCM garantisce che le decisioni degli utenti siano veramente volontarie e non influenzate da informazioni manipolative o ingannevoli. Ciò contribuisce a creare un ambiente di mercato più equo, in cui i diritti dei consumatori sono rispettati e le aziende sono incentivate a adottare pratiche commerciali più etiche e responsabili.

Libertà di scelta e sul consenso informato

Un altro aspetto fondamentale è l’enfasi sulla libertà di scelta e sul consenso informato. Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) impone che il consenso sia basato su informazioni chiare, comprensibili e complete. L’azione dell’AGCM sottolinea l’importanza di garantire che i consumatori possano esercitare una vera libertà di scelta, comprendendo esattamente come i loro dati saranno utilizzati e con quali conseguenze. Questo rafforza non solo la protezione dei dati personali, ma anche la fiducia dei consumatori nei confronti delle piattaforme digitali.

Conclusioni

Il quadro giuridico di riferimento per queste accuse è complesso, intrecciando norme di protezione dei dati personali e di concorrenza. La sinergia tra GDPR e normative antitrust rappresenta una sfida interpretativa e applicativa significativa per le autorità di regolamentazione. L’intervento dell’Agcm contro Google si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso le pratiche delle grandi piattaforme digitali, sottolineando l’importanza di garantire che le richieste di consenso siano trasparenti e rispettose dei diritti degli utenti​.

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