la controversia

Copyright e AI, la prima sentenza al mondo è contraria agli artisti



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Un giudice negli Stati Uniti, in una causa di artisti contro aziende di AI, afferma che non ci sono prove di violazioni. Mentre la controversia legale prosegue, diventa sempre più evidente la necessità di una revisione generale nella gestione globale del copyright

Pubblicato il 3 nov 2023

Alfredo Esposito

Studio Legale Difesa d’Autore



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Il dilemma giuridico concernente l’intelligenza artificiale e il copyright, in relazione alla registrazione di opere generate artificialmente, è risultato spinoso sin dalle prime pronunce dell’U.S. Copyright Office.

Artisti e organizzazioni su scala globale da mesi esprimono con forza le preoccupazioni in merito allo scraping delle proprie opere, effettuato dai grandi modelli di generazione artificiale per scopi di addestramento dei dataset impiegati nei modelli di Intelligenza Artificiale.

Abbiamo scritto pochi mesi fa delle numerose class-action iniziate contro Open AI, Stability AI e Midjourney, società che, secondo Noam Chomsky, sarebbero protagoniste del “più grande plagio nella storia[3].

Dopo mesi di attesa sulle decisioni degli organi giudiziari statunitensi, è giunta, in concomitanza con l’ordine esecutivo di Joe Biden in tema di Intelligenza Artificiale[4], la prima battuta d’arresto giudiziaria per tre artisti statunitensi che avevano citato in giudizio Stability AI, la società ideatrice del famoso software Stable Diffusion e che sarebbe, secondo i reclamanti, alla base anche del dataset training di Deviant Art e Midjourney.

L’Ordinanza del Giudice William H. Orrick

Il giudice federale William H. Orrick della Corte distrettuale della California del Nord ha difatti emesso un’ordinanza in risposta all’istanza di rigetto depositata da Stability AI in relazione alla causa intentata dagli artisti Sarah Andersen, Kelly McKernan e Karla Ortiz per violazione del copyright, violazione del diritto all’immagine, concorrenza sleale e violazione contrattuale.

Prima di approfondire il contenuto della decisione, dobbiamo riconoscere l’estrema difficoltà che i legali degli artisti hanno affrontato nell’impostare una causa con difficoltà tecniche particolarmente evidenti, le cui complessità si sono inevitabilmente riverberate anche in questo provvedimento giudiziario.


Violazione di Copyright da parte di Stable Diffusion

La principale teoria dei querelanti sulla violazione diretta del copyright si basava sulla creazione e sull’uso da parte di Stability di “Training Images“, immagini di addestramento prese dalla rete e successivamente utilizzate per addestrare Stable Diffusion.
I reclamanti hanno sostenuto che la violazione diretta da parte di Stability AI sarebbe avvenuta in quanto parte convenuta “ha scaricato o altrimenti acquisito copie di miliardi di immagini coperte dal copyright senza autorizzazione per creare Stable Diffusion e ha utilizzato tali immagini per addestrare il modello, facendo in modo che le opere fossero memorizzate e incorporate in Stable Diffusion come copie compresse”.
Tale affermazione è stata tecnicamente ritenuta dal Giudice non comprovante, sia perché la Anderson non aveva identificato quali delle sue opere specifiche registrate presso lo U.S. Copyright Office erano state utilizzate come immagini per l’ addestramento, sia perché l’asserita violazione si basava sul mero risultato di una ricerca del suo nome  positivamente riscontrata sul sito ihavebeentrained.com.

Il rigetto sul punto si baserebbe quindi su aspetti formali, quali la mancata registrazione delle opere asseritamente violate presso l’U.S. Copyright Office, e dalla non ancora chiara e sufficiente allegazione probatoria.

Il giudice ha inoltre preso atto della dichiarazione di parte attrice sulla circostanza che gli output dei modelli di IA generativa sarebbero molto simili ma non “uguali” alle opere degli artisti asseritamente violati e che, essendo Stable Diffusione un programma open source “I querelanti saranno tenuti ad un’integrazione per chiarire la loro teoria riguardo alle copie compresse delle immagini di addestramento e per enunciare fatti a supporto di come Stable Diffusion – un programma che è open source, almeno in parte – operi rispetto alle immagini di addestramento”.

Pur nutrendo personalmente alcuni dubbi con un’impostazione simile, soprattutto in merito ai ricavi commerciali di programmi asseritamente open source, questa interpretazione del giudicante lascia presagire che non si escluda a priori l’idea che il training data set possa ricadere sotto l’ombrello salvifico del Fair Use.

L’onere della prova ricade sugli autori

Secondo l’ordinanza, gli artisti dovranno in ogni caso dimostrare che esistono prove di opere di violazione create da strumenti AI che siano identiche al loro materiale coperto da copyright.
Facile intravedere la preannunciata difficoltà tecnica nella proposizione del reclamo, anche nella fase integrativa, posto che “nessuna delle immagini generate da Stable Diffusion fornite in risposta a un particolare comando di testo corrisponda ad una specifica immagine nei dati di addestramento”.

Il ruolo di Devian Art e Midjourney

Anche per ciò che concerne il ruolo di Deviant Art e Midjourney nella violazione, le teorie di parte attrice non sono state accolte dal giudice.
Orrick ha messo in dubbio se Midjourney e DeviantArt, che offrono l’uso di Stable Diffusion attraverso le proprie app e siti web, possano essere ritenuti responsabili per una violazione diretta se il sistema AI “contiene solo algoritmi e istruzioni che possono essere applicati alla creazione di immagini che includono solo pochi elementi di un’opera coperta da copyright“.
Il giudice ritiene che “I querelanti devono chiarire la loro teoria nei confronti di Midjourney: si basa sull’uso di Stable Diffusion da parte di Midjourney, sull’uso indipendente da parte di Midjourney di immagini di addestramento per addestrare il prodotto Midjourney o su entrambi?“.
Viene quindi lasciata aperta la porta ad un’integrazione del reclamo.

Violazioni secondarie

Anche le accuse di violazione secondaria, violazione del Digital Millennium Copyright Act per la rimozione delle informazioni sulla gestione del copyright, diritto all’immagine, violazione di contratto e concorrenza sleale sono state respinte.

“I querelanti sono stati autorizzati a emendare per chiarire la loro teoria e aggiungere fatti plausibili riguardo alle ‘copie compresse’ in Stable Diffusion e a come tali copie siano presenti (in modo che violino i diritti protetti dal Copyright Act) nei prodotti DreamStudio, DreamUp e Midjourney offerti a terzi”, ha scritto Orrick. “La stessa chiarezza e accuse plausibili devono essere offerte per poter ritenere potenzialmente Stability responsabile per l’uso del suo prodotto, DreamStudio, da parte di terzi.”

Violazione del diritto all’immagine

Riguardo all’accusa di violazione del diritto all’immagine, con la contestazione specifica alle aziende ree, secondo i reclamanti, di utilizzare commercialmente i nomi degli artisti, il giudice, nell’accogliere l’istanza di rigetto, ha sottolineato che non sono state prodotte abbastanza informazioni a supporto delle argomentazioni secondo cui le aziende hanno utilizzato le identità degli artisti.
Anche in questo caso il giudicante si è limitato ad una declaratoria di insufficienza probatoria piuttosto che una decisione di merito sulle violazioni.


Conclusioni

Nonostante questo provvedimento giudiziario sembra aver dato priorità agli aspetti formali e procedurali, evitando di entrare nel merito delle questioni sostanziali, gli artisti McKernan e Ortiz hanno confermato la loro intenzione di ampliare la loro richiesta nella speranza di ottenere una decisione favorevole.

Mentre la controversia legale prosegue, diventa sempre più evidente la necessità di una revisione generale nella gestione globale del copyright, che, sia in aspetti positivi che negativi, rimane ancorato a una definizione e ad un’impostazione novecentesca che non riesce a fornire le risposte adeguate alle richieste agli artisti e ai creatori delle opere di ingegno.


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