Il copyright è ora al centro delle regole sull‘intelligenza artificiale. O, meglio, è al centro del dibattito per la ricerca di un rapporto equilibrato tra sviluppo e adozione dell’IA, da una parte, e tutela di interessi collettivi dall’altra, qui compresi quelli di artisti e aziende detentori di copyright.
La nuova bozza dell’AI ACT
Prova ne è che la nuova bozza dell‘Artificial Intelligence Act, modificata giorni fa dal Parlamento europeo, contiene ora il tema del copyright.
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I parlamentari europei hanno trovato l’intesa su un testo che ora andrà al trilogo ai primi di giugno per poi andare con tutta probabilità ad un voto in plenaria l’11 di giugno.
Come gestire i sistemi di intelligenza artificiale che non hanno uno scopo specifico è stato un argomento molto dibattuto nel confronto politico. I deputati hanno confermato le precedenti proposte per imporre obblighi più severi ai modelli di base, una sottocategoria di General Purpose AI che include applicazioni del calibro di ChatGPT.
L’unico cambiamento significativo dell’ultimo minuto è stato sui modelli di IA generativa, che dovrebbero essere progettati e sviluppati in conformità con il diritto dell’UE e i diritti fondamentali, compresa la libertà di espressione.
Nella proposta della Commissione del 2021 era stato presentato il quadro normativo proposto sull’intelligenza artificiale con i seguenti obiettivi:
- assicurare che i sistemi di IA immessi sul mercato dell’Unione e utilizzati siano sicuri e rispettino la normativa vigente in materia di diritti fondamentali e i valori dell’Unione;
- assicurare la certezza del diritto per facilitare gli investimenti e l’innovazione nell’intelligenza artificiale;
- migliorare la governance e l’applicazione effettiva della normativa esistente in materia di diritti fondamentali e requisiti di sicurezza applicabili ai sistemi di IA;
- facilitare lo sviluppo di un mercato unico per applicazioni di IA lecite, sicure e affidabili nonché prevenire la frammentazione del mercato.
I parlamentari hanno inserito l’obbligo a rivelare le opere utilizzate per il training dell’AI, dando così una leva utilizzabile dai detentori di diritti per le proprie rivalse.
La proposta, che ha come oggetto giuridico un regolamento EU definisce anche un elenco di pratiche di IA vietate. Il regolamento segue un approccio basato sul rischio, differenziando tra gli usi dell’IA che creano: i) un rischio inaccettabile; ii) un rischio alto; iii) un rischio basso o minimo.
Ovviamente, quando la proposta ha avviato il suo iter, è fino a pochi mesi fa, nessuno poteva prevedere i rapidi sviluppi dell’intelligenza artificiale generativa e pertanto l’argomento è diventato centrale nelle ultime settimane di dibattito.
G7 e AI
Allo stesso tempo anche in sede OCSE è iniziato ad apparire in maniera sempre più evidente la necessità che a fronte di tali rilevanti sviluppi che l’intelligenza artificiale generativa sta provocando, il tema debba essere oggetto di una certa attenzione.
Al summit del G7 di Hiroshima, appena concluso, i ministri del digitale e innovazione tecnologica hanno assunto una posizione che tra l’altro affronta in prospettiva anche l’aspetto rilevante della tutela della proprietà intellettuale e del copyright.
La dichiarazione finale relativa all’impatto dell’intelligenza artificiale e come governare questo impatto reca la seguente affermazione: “Dato che le tecnologie di intelligenza artificiale generativa sono sempre più importanti in tutti i paesi e settori, riconosciamo la necessità di fare un bilancio a breve termine delle opportunità e sfide di queste tecnologie e continuare a promuovere la sicurezza e la fiducia sullo sviluppo di tali tecnologie. Abbiamo in programma di convocare future discussioni del G7 sull’IA generativa che potrebbe includere argomenti come la governance, come salvaguardare i diritti di proprietà intellettuale compreso il diritto d’autore, promuovere la trasparenza, affrontare la disinformazione, anche straniera manipolazione delle informazioni e come utilizzare responsabilmente queste tecnologie”. Pertanto, sarà istituito un tavolo tecnico presso l’OCSE con l’obiettivo di affrontare, insieme ai vari soggetti interessati, l’evoluzione e l’impatto.
Copyright e AI, scenari futuri
La questione copyright e proprietà intellettuale con tutte le sue ramificazioni (deep fake, manipulation, ecc.) è una delle sfide più imponenti e con potenziali impatti rilevanti sull’intera filiera.
Di qualche giorno fa il primo deepfake di un musicista, una canzone creata da un fan di Drake & The Weekend con la voce del cantante simulata dall’AI. Senza il consenso degli interessati.
Come scritto dal New York Times qualche giorno fa, sempre più attori temono che l’AI rubi la loro voce (idem i doppiatori) o movimenti e permetta così di riprodurli senza il loro consenso o comunque con un consenso “forzato” dalle case di produzione con il risultato di una riduzione dei compensi. Analogo timore è espresso dagli scrittori di film e serie tv tramite il loro sindacato WGA.
Da un lato il regolamento EU e dall’altro eventuali normative internazionali giocheranno un ruolo significativo.
Esiste un immenso potenziale dell’IA per ampliare i confini della conoscenza e del progresso scientifico e questo è già ampiamente visibile nel settore musicale. Tuttavia, come per le tecnologie precedenti che sono state protagoniste della transizione digitale del settore, l’utilizzo di opere protette da copyright deve prevedere l’autorizzazione del proprietario dei diritti.
Come affrontare il problema
- L’intelligenza artificiale deve essere soggetta a licenze di libero mercato per l’utilizzo di opere nello sviluppo e nella formazione dei modelli di intelligenza artificiale. I creatori e i titolari dei diritti devono mantenere il controllo esclusivo sulla determinazione della modalità di utilizzo del loro contenuto. Gli sviluppatori di intelligenza artificiale devono garantire che qualsiasi contenuto utilizzato a scopo di formazione sia approvato e concesso in licenza dal titolare dei diritti, inclusi i contenuti utilizzati in precedenza da eventuali IA pre-addestrate.
- Inoltre, le voci e le sembianze di artisti e atleti devono essere utilizzate solo con il loro libero consenso e con un compenso di mercato per usi specifici.
- È poi essenziale tenere traccia completa di opere, spettacoli e immagini protette da copyright, incluso il modo in cui essi sono stati utilizzati per sviluppare e addestrare qualsiasi sistema di intelligenza artificiale.
La trasparenza algoritmica e la chiara identificazione della provenienza di un’opera sono fondamentali per l’affidabilità dell’IA. Le parti interessate dovrebbero lavorare in modo collaborativo per sviluppare gli standard per le tecnologie che identifichino l’input utilizzato per creare l’output generato dall’IA. Oltre a ottenere le licenze appropriate, i contenuti generati esclusivamente dall’intelligenza artificiale dovrebbero essere etichettati descrivendo tutti gli input e la metodologia utilizzata per crearli, informando le scelte dei consumatori e proteggendo i creatori e i titolari dei diritti.
L’evoluzione di una tecnologia così dirompente è difficile da addomesticare senza individuare delle forme di adattamento, ma certamente è necessario individuare una linea comune a livello di legislazioni per far si che i titolari dei diritti mantengano il controllo non solo sulle proprie opere, ma nel caso degli artisti, anche della propria voce e dell’immagine.
C’è un rischio concreto che quello che oggi è un sample o un remix, si trasformi in un contenuto nel quale solo parzialmente sia presente il contributo umano e creativo mentre l’elaborazione artificiale formi la parte principale ed essenziale dell’opera. Questo avrà conseguenze non solo sull’autenticità dello sforzo creativo ma anche economiche rilevanti. Di questo le istituzioni devono tenere conto nell’elaborazione di regole che non frenino le tecnologie e allo stesso tempo favoriscano la creatività e la salvaguardia di autori ed artisti.