Youtube, il servizio di video condivisione controllato da Google ottiene una storica sentenza favorevole alla Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo. La piattaforma online non è automaticamente responsabile dell’utilizzo illegittimo da parte degli utenti. Una vittoria che giunge nel giorno in cui l’Antitrust UE mette ufficialmente Google sotto torchio.
Corte di Giustizia UE, Youtube non responsabile
Nel giorno in cui l’Antitrust europeo apre ufficialmente l’indagine su Google, accendendo i fari sul suo business della pubblicità, YouTube, il servizio di video condivisione controllato dalla Big G, mette a segno una vittoria nella storica battaglia sul copyright nell’Unione europea (UE).
YouTube ha vinto l’ultima sfida nello spinoso tema delle violazioni del diritto d’autore nell’era della condivisione di contenuti da parte di utenti. In base alla sentenza, un sito di video sharing della galassia Alphabet, la capofila di Google che a sua volta controlla YouTube, viola il copyright solo se aiuta concretamente la diffusione dei contenuti, ma non è automaticamente responsabile dell’utilizzo illegittimo della piattaforma.
La Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo ha infatti stabilito che le piattaforme online non sono responsabili degli upload illecito di materiale tutelato dal diritto d’autore, salvo che non siano riuscite ad agire tempestivamente per rimuove il materiale, coperto da copyright, caricato senza autorizzazioni.
La causa contro Youtube
Il giudizio è scaturito dalla decisione di un tribunale tedesco di sottoporre alla Corte di Giustizia Europea due casi: la causa contro Google e a YouTube intentata in Germania da Frank Peterson, produttore musicale tedesco, per l’upload, avvenuto nel 2008 da parte di alcuni utenti di YouTube, di brani musicali di cui deteneva i diritti, e quella contro il provider di internet Cyando mossa dall’editore Elsevier per contenuti condivisi da altri utenti della piattaforma nel 2013 senza il suo consenso. La Corte ha stabilito che i gestori possono beneficiare dell’esonero dalla responsabilità ‘a patto che non rivestano un ruolo attivo idoneo a conferire loro una conoscenza o un controllo dei contenuti caricati sulla loro piattaforma’.
Per Google la vittoria alla Corte europea rappresenta una pietra miliare nella guerra che contrappone da anni YouTube e le piattaforme digitali (compresi i social media) all’industria creativa europea, un settore che vale un trilione di dollari. La sentenza rientra anche nel più ampio dibattito in corso sul ruolo di controllo delle piattaforme sui contenuti postati dagli utenti: non solo casi di violazione del diritto d’autore, ma anche nei casi di caricamento di contenuti illegali o hate speech (la diffusione dell’odio online).
Nils Rauer, partner di Pinsent Masons, ha spiegato a Reuters che la sentenza rientra anche nel più ampio dibattito in corso sul ruolo di controllo delle piattaforme sui contenuti postati dagli utenti: non solo casi di violazione del diritto d’autore, ma anche nei casi di caricamento di contenuti illegali o hate speech (la diffusione dell’odio online).
Youtube e il copyright
La condivisione di contenuti illeciti e i casi d’incitamento all’odio online sono da tempo nel mirino del dibattito fra regolatori dell’Unione europea, sempre più propensi ad irrigidire le normative e a rendere più severi e stringenti i codici di condotta a partire dall’anno prossimo. Un giro di vite che è nell’aria da tempo per rendere le regole al passo coi tempi.
YouTube venne fondata 16 anni fa da Jawed Karim e due suoi ex colleghi di Paypal, Chad Hurley e Steve Chen. E, fin dal 2005, alla condivisione di contenuti generati dagli utenti (UGC) si affiancò il caricamento di materiale protetto da diritto d’autore. Alla fine del 2006, Google, il motore di ricerca in rapida ascesa e con le spalle più larghe per fronteggiare le cause degli editori e dei detentori di copyright, acquisì YouTube per 1,65 miliardi di dollari. Il servizio di video sharing di Google è passato da 15,15 miliardi di fatturato nel 2019 (pari al 10% degli incassi totali della controllata di Alphabet) ai 19,8 miliardi di dollari del 2020 (pari al fatturato di Instagram, il social di Facebook).
Ma a mettere le ali alle piattaforme digitali è stata la pandemia e ai conseguenti lockdown: la fruizione dei video fruiti online è esplosa dal marzo 2020. In Italia YouTube registrava nel 2020 36,2 milioni di utenti. A livello globale YouTube era la seconda piattaforma social più visitata l’anno scorso, con il 33% di utenti con età inferiore ai 13 anni.
Scenario futuro
La vittoria alla Corte di Giustizia UE è un segnale a favore dello status quo, per Google, in un clima che però tende verso una maggiore responsabilizzazione e regole più severe per le big tech. Negli Usa e in Europa.
Come detto, proprio poche ore fa è stata annunciata l’attesa apertura di un’indagine dell‘Antitrust Ue per valutare se il colosso di Mountain View abbia favorito i propri servizi di inserzione pubblicitaria online. Il motore di ricerca più popolare al mondo deve rimboccarsi le maniche ed affrontare un’insidiosa battaglia con l’agguerrita Commissione europea.
Ha dichiarato, nell’occasione: “Migliaia di aziende europee utilizzano i nostri prodotti pubblicitari per raggiungere nuovi clienti e per finanziare i propri siti internet. Scelgono i nostri prodotti perché sono competitivi ed efficaci. Continueremo a confrontarci in modo costruttivo con la Commissione Europea per rispondere alle richieste di chiarimento e dimostrare i benefici che i nostri prodotti portano alle aziende e ai consumatori europei”.
Ma lo scontro continua e porterà frutti ora imprevedibili. Certo, mantenere lo status quo – nonostante quanto ora stabilito dalla Corte Ue – sarà difficile. Google, come le altre big tech, ha tutto da perdere.
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