La direttiva ue nell’attuale testo rischia di svantaggiare soprattutto le parti più deboli dell’ecosistema: consumatori, editori minori e piattaforme digitali non leader.
L’obiettivo era bilanciare gli interessi dei colossi internazionali del web con quelli degli editori. Il risultato però rischia di essere ben diverso.
Gli editori avranno un risultato variegato. I grandi editori avranno forse un qualche vantaggio economico con gli accordi con le piattaforme digitali. Che però non avranno molto interesse a farne con editori minori. È normale che sceglieranno di focalizzarsi su pochi grandi accordi invece di cercare di accordarsi con tutta la grande vastità di editori online. Questo per quanto riguarda l’articolo 11 (equo compenso agli editori). D’altro canto, anche gli editori dovranno strutturarsi per trarre vantaggio dalla norma e quindi anche in questo caso saranno favoriti i grandi, che ne hanno maggiore capacità. Infine, pure se i big dovessero rinunciare ad accordi e chiudere le proprie piattaforme (come ha fatto Google con Google News in Spagna) saranno sfavoriti soprattutto gli editori minori. Che più dipendono dai link provenienti da quelle piattaforme.
Le aziende web dovranno lavorare ad accordi (articolo 11) e a filtri dei contenuti degli utenti per evitare il caricamento di materiale protetto (articolo 13). Le grandi aziende non avranno problemi, probabilmente. Le piccole dovranno dotarsi di sistemi e apparati (tecnici e giuridici) costosi oppure (se i costi, come si teme, non saranno sostenibili) chiudere. Inoltre le aziende web per l’articolo 13 si troveranno costrette a filtrare o addirittura a censurare i contenuti web, per evitare problemi.
I consumatori rischiano di trovarsi più limitati nell’accesso all’informazione (le notizie su Google e su Facebook soprattutto) e di persino di fronteggiare la censura se i filtri (ex articolo 13) saranno troppo restrittivi.
Il risultato: la norma può essere almeno in parte vantaggiosa per editori e creativi, ma svantaggiosa per consumatori e aziende web.
Certo, bisognerà poi vedere come i vari Paesi interpreteranno la norma, il che potrà creare ulteriori confusione all’interno del sistema dell’economia digitale.
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