Il mondo cripto vive giornate difficili: le quotazioni di tutti i crypto-asset sono pesantemente negative. Bitcoin, la prima e più rilevante tra le criptovalute, ha perso oltre il 60% dai massimi a $69.000 del novembre scorso.
Per i veterani del mercato non è una situazione nuova. Nei suoi 13 anni di storia, bitcoin è sempre cresciuto a strappi: a nuovi record di prezzo seguono ritracciamenti significativi che lo riportano in basso, ma a valori comunque più alti del record precedente.
Volatilità radicale
Questa volatilità drammatica non è sconosciuta nemmeno ai mercati tradizionali: la dinamica del prezzo origina dall’interazione tra acquirenti e venditori e rappresenta il processo di scoperta del valore. Al suo debutto nel 1997 Amazon valeva $1,40, arrivò nel 1999 durante la bolla Internet a $113, per poi crollare a $5,51 nel 2001 con una perdita (peak-to-valley drawdown) del 95%; oggi vale oltre duemila dollari. Qual è la lezione? Quando ci sono dirompenti discontinuità di paradigma la scoperta del valore è un processo dinamico e complesso, con volatilità altissima.
E bitcoin rappresenta una discontinuità radicale. Vale la pena ricordarlo ancora una volta: bitcoin è per la prima volta nella storia un bene digitale trasferibile ma non duplicabile, quindi scarso. La sua scarsità rimanda alla scarsità dell’oro fisico: se si riflette sul ruolo dell’oro fisico nella storia della civilizzazione, della moneta e della finanza, diventa evidente quanto dirompente possa essere un oro digitale nella civilizzazione digitale e nel futuro della moneta e della finanza.
Ovviamente l’accettazione di bitcoin come oro digitale è un processo controverso e questo si evidenzia nella volatilità del prezzo. La volatilità è accentuata anche da tanti investitori che lo considerano invece un investimento speculativo di breve termine e quindi vendono in momenti di tensione. Nel tempo vedremo se è davvero oro digitale, nel qual caso è evidentemente ancora molto sottovalutato.
Il problema stablecoin TerraUSD (UST)
Ma sono giornate difficili per il mondo cripto non solo per le dinamiche di prezzo. Altri due fattori stanno generando sconcerto.
Il primo ha ancora a che fare col mercato, ma non riguarda un asset speculativo, bensì lo stablecoin TerraUSD (UST), cioè una di quelle criptovalute che puntano a mantenere la parità di potere d’acquisto con il dollaro: il suo valore dovrebbe essere sempre un dollaro, non ha potenziale di apprezzamento.
Gli stablecoin sono esplosi superando una capitalizzazione di 150 miliardi di dollari: sono lo strumento principe della cosiddetta DeFi, utili per fare arbitraggio tra borse e per uscire dagli investimenti cripto nelle fasi ribassiste del mercato senza andare in dollari o euro, evitando quindi l’evento fiscale della generazione di plus o minusvalenze.
Attaccato da una efficace manovra speculativa mirata a forzare la vendita delle sue riserve in bitcoin (circa 1,5 miliardi di dollari), UST è arrivato a valere meno di 5 cent: attori di mercato avrebbero venduto massicciamente bitcoin presi a prestito e UST, innescando un crollo dei prezzi e ottenendo la vendita delle riserve bitcoin di UST, innescando quindi una spirale ribassista che ha consentito il riacquisto di bitcoin a prezzi scontati, con cui si è ripagato il prestito iniziale incassando utili straordinari.
Plausibile o meno che si consideri l’esistenza di una regia per l’operazione speculativa descritta, il risultato netto è che scricchiola il mondo DeFi e in generale tutti quei protocolli che si presentano come alternativi a bitcoin, senza averne le caratteristiche di resilienza tecnologica e funzionale.
Oggi Binance ha rimosso per prudenza dall’exchange Terra e Luna, la sua criptovaluta gemella.
Coinbase nei guai
Il terzo ed ultimo brivido arriva dalla lettura della trimestrale di Coinbase, la principale borsa cripto al mondo, quotata al Nasdaq. Si legge nella relazione che in caso di fallimento di Coinbase, i crypto-asset detenuti dai suoi clienti presso la borsa potrebbero essere aggrediti dai creditori. Nulla di davvero nuovo: Gensler, presidente della Securities Exchange Commission, qualche mese fa aveva chiarito che era inaccettabile la commistione nel mondo cripto tra trading e custodia.
Nella finanza tradizionale le borse di scambio non sono anche depositarie e non fungono da camera di compensazione: le funzioni sono chiaramente distinte. Nel Far West cripto questo fatto non è ancora compreso.
Intendiamoci, lo stesso vale per le banche. È solo l’esistenza del fondo di garanzia interbancario a garantire i depositi nel caso di fallimento di una banca: fino a 100.000 euro in Europa e 250.000 dollari negli Stati Uniti. Ma nel mondo cripto la rivelazione di Coinbase ha fatto scalpore perché le cripto (o almeno bitcoin, la più affidabile tra le criptovalute) sono presentate come strumento per l’affermazione della sovranità finanziaria del singolo.
Stablecoin, perché hanno successo e la normativa di riferimento
Dove custodire i propri cryptocoin?
Alcuni massimalisti del mondo cripto rispondono col vecchio adagio: not your keys, not your coins. Incitano, insomma, gli investitori a custodire direttamente il loro patrimonio cripto, gestendo in prima persona le chiavi private che controllano questi asset.
Portafogli privati?
Ma, forti della loro competenza tecnica, sottovalutano i rischi di imperizia che causano perdite irrimediabili (perdita o furti di password), trascurano i rischi di violenza fisica legati a tentativi di furto, dimenticano il pericolo di non riuscire a trasferire il patrimonio ai propri eredi in caso di scomparsa improvvisa.
La custodia fai-da-te è certamente decisiva se si deve fuggire dalla dittatura venezuelana, nord-coreana o cinese (come accadeva agli ebrei in fuga dai nazisti con i gioielli nascosti nella biancheria) ma in stati di diritto è più problematica che utile.
Servizi di custodia specializzati
La strada è quella di servizi di custodia specializzati, sulla falsariga delle banche depositarie del mondo finanziario tradizionale. Qui i beni dei clienti sono segregati dal patrimonio aziendale, non possono essere impiegati dal custode (niente staking, farming, yielding, lending, ecc.), non entrano nel bilancio e non possono essere aggrediti da creditori.
I custodi più seri (come Checksig, Ndr)
- beneficiano di garanzie assicurative,
- ottengono le attestazioni SOC tramite audit indipendente di una terza parte e, nei casi di eccellenza,
- offrono una prova di riserva periodica e pubblica di avere il pieno controllo degli asset a loro affidati.
Chi scrive dichiara il conflitto di interesse di essere un imprenditore che offre servizi di custodia, con un protocollo di custodia pubblico e trasparente che vanta di essere il più sicuro al mondo.
Si tratta però del conflitto di interessi di chi dice quello che pensa (dal 2014) e poi fa quello che dice (dal 2018). Non ultimo avvertendo pubblicamente che la volatilità di bitcoin è ovviamente tanto alta quanto lo sono i rendimenti offerti e che gli stablecoin potranno essere stabili solo se sovra-collateralizzati in bitcoin. Ne abbiamo scritto altrove, anche su questa testata e su qualche libro, ne riparleremo in futuro.
Il caso TerraUSD e gli stablecoin algoritmici
Gli stablecoin devono il loro nome al fatto di essere legate al valore delle valute emesse dai governi, come il dollaro. Questi ancoraggi a 1 dollaro sono di solito sostenuti da obbligazioni e altri strumenti che possono essere facilmente venduti in tempi di stress del mercato.
Alcune stablecoin detengono beni sicuri come i buoni del tesoro in una sorta di conto di riserva. Per ogni stablecoin creata, viene messo sul conto 1 dollaro in buoni del Tesoro. Se si riscatta una stablecoin, dal conto esce 1 dollaro in buoni del Tesoro.
Nel fine settimana appena trascorso sono stati investiti più di 18 miliardi di dollari in TerraUSD, rendendola la terza più grande stablecoin, secondo il provider di dati sulle criptovalute the Block.
Ma a differenza delle stablecoin tradizionali, TerraUSD è una stablecoin algoritmica. Questi pseudo-dollari non sono necessariamente sostenuti da alcun bene, ma si affidano all’ingegneria finanziaria per mantenere il loro legame con il dollaro.
Come funzione TerraUSD
È così che dovrebbe funzionare la stablecoin: se il prezzo di TerraUSD scende al di sotto di 1 dollaro, gli operatori possono “bruciare” la moneta – o rimuoverla definitivamente dalla circolazione – in cambio di 1 dollaro di nuove unità di Luna, la criptovaluta gemella di TerraUSD. Questo dovrebbe ridurre l’offerta di TerraUSD e aumentarne il prezzo.
Al contrario, se TerraUSD sale sopra 1 dollaro, gli operatori possono bruciare Luna e creare nuovi TerraUSD. Questo dovrebbe aumentare l’offerta della stablecoin e far scendere il suo prezzo verso 1 dollaro.
In teoria, ciò significa che i trader possono guadagnare quando TerraUSD scende sotto 1 dollaro, perché possono acquistare la stablecoin al suo prezzo depresso e convertirla in 1 dollaro di Luna. L’idea è che gli sforzi collettivi dei trader di tutto il mondo mantengano TerraUSD in linea con il suo ancoraggio al dollaro, mentre Luna funge da ammortizzatore, proteggendo TerraUSD dalla volatilità.
Il sistema funziona solo se i trader vogliono effettivamente Luna. Gli investitori non volevano Luna quando TerraUSD ha perso il suo peg (il collegamento stretto con il dollaro) questa settimana. Hanno venduto Luna in preda al panico.
Luna ha perso quasi 20 miliardi di dollari di valore, cedendo quasi tutto il suo valore in pochi giorni, secondo il tracker di dati CoinMarketCap. In precedenza aveva avuto una corsa sfrenata nell’ultimo anno, quando gli speculatori scommettevano sulla continua adozione di TerraUSD.
Tali progetti sono stati criticati dagli osservatori del mercato in quanto rischiosi, in quanto si affidano agli operatori per spingere il valore a 1 dollaro piuttosto che avere attività che sostengono continuamente il prezzo. Se gli operatori non sono disposti ad acquistarle, le monete possono entrare in una cosiddetta spirale mortale. TerraUSD ha perlopiù mantenuto il suo ancoraggio al dollaro, ma è stato rotto in occasione di forti volatilità.
Nel caso di TerraUSD, se il suo prezzo scende al di sotto di 1 dollaro, gli operatori possono “bruciare” la moneta – o rimuoverla definitivamente dalla circolazione – in cambio di 1 dollaro di nuove unità di un’altra criptovaluta chiamata Luna. Questo riduce l’offerta di TerraUSD e ne fa aumentare il prezzo. Al contrario, se TerraUSD sale sopra 1 dollaro, gli operatori possono bruciare Luna e creare nuovi TerraUSD. Questo aumenta l’offerta della stablecoin e ne fa scendere il prezzo verso 1 dollaro.
La rottura del peg, iniziata nel fine settimana, è iniziata con una serie di grandi prelievi di TerraUSD da Anchor Protocol, una sorta di banca decentralizzata per gli investitori in criptovalute, ha dichiarato Ilan Solot, partner del fondo di investimento in criptovalute Tagus Capital LLP. Anchor Protocol – che è costruito sulla tecnologia della stessa rete blockchain Terra su cui si basa TerraUSD – è stato un fattore importante nella crescita della stablecoin negli ultimi mesi, consentendo agli investitori di criptovalute di ottenere rendimenti di quasi il 20% all’anno prestando le loro partecipazioni in TerraUSD.
In concomitanza con i grandi prelievi, TerraUSD è stato venduto in cambio di altre stablecoin sostenute da asset tradizionali attraverso vari pool di liquidità che contribuiscono alla stabilità del peg, oltre che attraverso gli scambi di criptovalute.
Lo sganciamento di TerraUSD dal suo peg ha causato il panico e la vendita di alcuni trader. Per ripristinare il peg, altri hanno iniziato a vendere ether e ad acquistare TerraUSD, pesando sul valore in dollari della seconda criptovaluta per valore di mercato. Alcuni trader hanno anche venduto bitcoin durante il fine settimana in previsione del fatto che la piattaforma avrebbe dovuto vendere le sue riserve di bitcoin per sostenere il peg, ha detto Solot. Il Bitcoin è sceso del 10% lunedì a circa 31.076 dollari, in un contesto di ampia svalutazione dei mercati delle criptovalute.
TerraUSD nelle contrattazioni di lunedì sera era a circa 80 centesimi, dopo aver toccato il minimo di 69 centesimi in precedenza, secondo CoinMarketCap. Il panic selling ha colpito anche la criptovaluta collegata Luna, che è crollata del 50% da domenica a lunedì, spazzando via più di 10 miliardi di dollari di valore di mercato, secondo i dati di CoinMarketCap.
La Luna Foundation Guard, un’organizzazione senza scopo di lucro che sostiene Terra, ha dichiarato di aver votato per sostenere TerraUSD prestando 750 milioni di dollari in bitcoin alle società di trading per proteggere il peg della stablecoin e prestando altri 750 milioni in TerraUSD per acquistare altri bitcoin.
Do Kwon, lo sviluppatore sudcoreano che sta dietro a TerraUSD, ha co-fondato la Luna Foundation Guard e ha dichiarato che quest’anno avrebbe gestito un enorme fondo di riserva di bitcoin che avrebbe speso molto se necessario per proteggere il peg della stablecoin. La sua società, Terraform Labs, ha donato diversi miliardi di dollari di criptovalute all’organizzazione non profit.
Il crollo ha fatto perdere agli investitori miliardi di dollari.
Conseguenze su altre criptovalute
Il crollo ha appesantito gli investitori con perdite per miliardi di dollari, che sono rimbalzate su altre criptovalute, contribuendo a far crollare il prezzo del bitcoin. Un’altra stablecoin, tether, è scesa fino a 96 centesimi giovedì prima di riguadagnare il suo aggancio al dollaro. Il prezzo delle azioni della più grande borsa cripto statunitense, Coinbase Global, è sceso di oltre il 75% quest’anno. La legge attuale non prevede standard completi per gli emittenti di stablecoin. L’amministrazione Biden ha fatto pressione sul Congresso affinché approvasse una legislazione che regolamentasse gli emittenti di tali attività in modo simile alle banche.
Il Segretario al Tesoro Janet Yellen ha dichiarato martedì ai legislatori del Senato che il crollo di TerraUSD ha rafforzato le preoccupazioni dell’amministrazione sul fatto che le stablecoin, comprese le varietà tradizionali garantite da asset e quelle algoritmiche, possono essere soggette alle ondate di investitori e che è necessario un quadro normativo.
In Europa e in Italia avanza il regolamento MICA e altre iniziative.
Cause del calo dei bitcoin e altre cripto
Oltre ai recenti fatti riguardanti TerraUSD, i bitcoin stanno soffrendo da gennaio 2022 per diverse cause
- Uscita dalla pandemia che aveva gonfiato il valore dei bitcoin come altri asset digitali dove la gente investiva i risparmi
- Inflazione e conseguente rialzo dei tassi rende meno interessanti gli investimenti in strumenti ad alto rischio come le cripto
- Incertezza regolamentare
- incertezza per la guerra di Ucraina che colpisce di più i beni percepiti meno stabili