Paolo Gentiloni, Commissario europeo designato agli Affari economici, ricalcando le linee guida programmatiche della neopresidente Ursula von der Leyen, ha recentemente dichiarato a La Stampa che il suo primo compito sarà di verificare la percorribilità dell’introduzione di una web tax globale a livello OSCE/G20.
La clessidra corre veloce per la Commissione Europea, determinata ad assumere un ruolo guida in materia nelle sedi internazionali così da giungere ad un accordo entro il 2020.
Fine 2020, appunto, scadenza ultima per una soluzione globale. Se una soluzione non dovesse pervenire a livello multilaterale – i ministri delle Finanze dei G20 converranno nuovamente il 17 ottobre a Washington per discutere di web tax – Gentiloni dovrà proporre una web tax europea.
La Commissione europea, qualora l’araba fenice della soluzione europea dovesse provare a librarsi di nuovo, troverebbe un panorama politico ed economico mutato. Ai grandi accusatori dei GAFA – che già intensificano le azioni di lobbying per prevenire questa evenienza – e all’irresistibile ostacolo rappresentato dall’inamovibile opposizione di Danimarca, Svezia e Irlanda (che aveva fatto naufragare in sede di Consiglio la proposta di Direttiva su una ‘Tassazione Equa dell’Economia Digitale’ nel marzo 2018) andranno ad aggiungersi le sempre più forti tendenze centripete degli Stati membri, sempre più decisi a percorrere l’incerta strada di soluzioni a livello nazionale.
A Gentiloni il difficile compito di conciliare la modernizzazione di un sistema di tassazione equo ed efficiente che sia al passo con la trasformazione digitale dell’economia con le priorità degli Stati membri – senza mai trascurare le reazioni, in atto e in potenza, provenienti da Washington e Pechino.