Ci sono diversi aspetti della direttiva copyright che costituiscono un reale progresso per il settore musicale. Prima di tutto la chiara definizione del ruolo delle piattaforme, quale la comunicazione al pubblico, che chiarisce finalmente quali sono le responsabilità, porterà a negoziati fair e trasparenti.
Oggi avevamo servizi che di fatto proponevano lo stesso modello di biz ma con posizioni giuridiche diverse. Per quanto riguarda gli utenti la previsione che la licenza ottenuta dalla piattaforma coprirà anche i caricamenti degli user è una rivoluzione epocale. Questa maggiore chiarezza serve anche alle piattaforme.
Un altro elemento importante è quello che riguarda le clausole di trasparenza da adottare nei confronti di autori ed artisti. Un passo significativo nell’evoluzione digitale dove la necessità di rendicontare puntualmente gli aventi diritto è un fattore chiave. Non dimentichiamo l’esclusione poi degli effetti della direttiva sulle start up. Un giusto compromesso.
Insomma, non ci sono vincitori o vinti, c’è una giusta richiesta di trovare un modello di licenze che soddisfi i titolari dei diritti e le piattaforme.
Da qui bisogna partire. Per l’industria musicale questo significa certezza e possibilità di sviluppo per un settore che già è oltre il 60% digitale.
Direttiva copyright, Scorza: “Abbiamo perso tutti, ecco perché”