Indipendenza Tecnologica

Documento 79: la strategia cinese per affrancarsi dal tech Usa entro il 2027



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La Cina mira a ridurre la dipendenza dalle tecnologie USA con il Documento 79, imponendo la sostituzione di software stranieri entro il 2027. Gli investimenti in scienza e tecnologia aumentano, mentre le restrizioni su semiconduttori e la promozione di prodotti nazionali crescono. Giganti come Alibaba e Tencent espandono globalmente, sfidando l’egemonia tecnologica USA

Pubblicato il 11 mar 2024

Davide Bruseghin

Junior Analyst Hermes Bay



cina tech

Per le aziende tech statunitensi in Cina, la situazione diventerà sempre più complessa da sostenere, a seguito dell’emanazione del Documento 79 del governo cinese nel 2022. Questa direttiva intensifica gli sforzi per allontanare le tecnologie statunitensi dal paese sviluppando al contempo l’industria tech nazionale.

Il Documento 79: la Cina punta all’indipendenza tecnologica

La direttiva impone alle aziende di proprietà statale, nei settori finanziario, energetico e altri, di sostituire i software stranieri nei loro sistemi IT entro il 2027.

Questo progetto è stato emanato dalla Commissione per la Supervisione e l’Amministrazione delle Attività di Proprietà Statale, che sovrintende al vasto settore delle imprese di proprietà statale in Cina, comprendente oltre 60 delle 100 principali aziende quotate. Per dare un ordine di grandezza, tra gennaio e novembre 2023, l’investimento del settore statale, gestito dalla commissione, è aumentato del 2,9% su base annua, raggiungendo i 46 trilioni di RMB (6,5 trilioni di dollari).

L’investimento nella scienza e nella tecnologia

La direttiva fa parte di una più ampia strategia che mira a conseguire un’autonomia e un’importanza sempre più marcata nelle scienze e tecnologie avanzate, per la quale la Cina deve consolidare i vantaggi delle sue industrie e potenziare i settori core. Nei precedenti 30 anni, lo sviluppo cinese è principalmente dipeso dall’adozione delle conquiste tecnologiche dei paesi sviluppati, seguendo una “strategia di inseguimento” dettata dalle circostanze dell’epoca. Il Presidente Xi Jinping ha pertanto enfatizzato l’importanza di esplorare nuovi settori e sviluppare tecnologie chiave sfruttando i vantaggi cinesi. La politica dei “due bombe e un satellite” (ordigni atomici, missili e satelliti) ha precedentemente agevolato una “strategia di recupero” asimmetrica, consentendo alla Cina di conseguire notevoli risultati scientifici e tecnologici.

Per cambiare il paradigma portato avanti fino a ora il governo centrale cinese pianifica di aumentare la sua spesa in scienza e tecnologia del 10%, portandola a circa 51 miliardi di dollari per il 2024. In questo senso è interessante osservare come la spesa nel settore sia la quarta voce più cresciuta nel decennio 2013 – 2023, con un incremento del 113%, dietro solo al finanziamento del debito pubblico, la sicurezza sociale e la sanità e addirittura davanti al settore della difesa.

L’impatto delle restrizioni statunitensi sulle esportazioni tecnologiche

Un ulteriore spinta all’autosufficenza è stata lo scontro doganale in corso tra Pechino e Washington. La repubblica popolare cinese negli ultimi anni ha dovuto affrontare una serie di limiti posti direttamente da Washington, come l’iniziativa del Bureau of Industry and Security dell’ottobre 2023, che ha rilasciato nuove regole per aggiornare e integrare quelle dell’anno precedente, mirate a limitare l’accesso cinese ai semiconduttori avanzati e strumenti correlati. L’ultimo aggiornamento affronta le falle delle regole precedenti, concentrandosi sui chip di intelligenza artificiale (IA), rafforzando le restrizioni sulle attrezzature per la produzione di semiconduttori e aggiungendo aziende all’Elenco delle Entità. Inoltre, vengono introdotte restrizioni su oltre 40 paesi e nuove regole per l’uso finale. L’aggiornamento rafforza le restrizioni sulle attrezzature per la produzione di semiconduttori e aggiunge nuove aziende all’Elenco delle Entità, affrontando le vulnerabilità emerse dopo le regole dell’ottobre 2022.

La Cina sta dunque perseguendo una strategia mirata a ridurre la sua dipendenza dalla tecnologia globale, considerando tale fattore come cruciale per evitare ricatti strategici. Questa mossa è in linea con oltre un decennio di politiche a lungo termine volute dalla Cina per ridurre la dipendenza dalla tecnologia straniera, rafforzate dalle rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 sui rischi di sicurezza legati alle aziende tecnologiche americane. Recentemente, la Cina ha condotto una revisione in 41 settori chiave per individuare vulnerabilità nella catena di approvvigionamento tecnologica. Pechino sta sostenendo questo sforzo finanziariamente, con la China Development Bank che prevede di erogare oltre 60 miliardi di dollari in prestiti per imprese chiave e la creazione di un fondo di investimento governativo nei microchip. Un funzionario dell’Accademia cinese di ingegneria ha suggerito la creazione di un “sistema cinese” per sostituire i sistemi dominanti come Intel e Microsoft, enfatizzando la necessità di aumentare la dipendenza globale dalla tecnologia infrastrutturale cinese delle telecomunicazioni.

Un segnale del rafforzamento di questa politica è il divieto d’utilizzo degli iPhone per i funzionari del governo centrale. La diffusione della notizia ha causato una caduta del 3,6% nelle azioni di Apple in un giorno. I funzionari cinesi evitavano già gli iPhone prima della pandemia, ma ora tendono a utilizzare smartphone delle principali aziende nazionali, come Huawei. Inoltre, alcuni ministeri del governo cinese avevano vietato l’ingresso delle Tesla nei propri edifici per motivi di sicurezza.

Il fenomeno della sostituzione dell’hardware

Negli ultimi sei anni, c’è stato un cambiamento significativo nelle preferenze di approvvigionamento del governo cinese. Mentre in passato si preferivano marchi occidentali per hardware e software nelle gare d’appalto, oggi molte di esse cercano prodotti tecnologici cinesi. Un esempio è il dipartimento delle dogane di Ningbo, che nel 2018 cercava server rack di marchi occidentali come Dell e Hewlett Packard Enterprise, ma nel 2023 cercava server cinesi con chip Huawei. Questa transizione indica un aumento dell’adozione di prodotti tecnologici nazionali nelle procurement governative, con un’implicazione maggiore per le società cinesi del settore.

La perdita di quote di mercato delle aziende tech occidentali

L’orientamento della Cina verso la sostituzione dell’hardware ha portato a una costante diminuzione delle entrate di diverse aziende tecnologiche straniere nel paese. IBM ha ridotto le operazioni di ricerca a Pechino nel 2021, mentre Cisco e Dell hanno segnalato perdite di ordini a favore di fornitori locali. Hewlett Packard Enterprise (HPE) ha visto scendere la sua quota di entrate dalla Cina dal 14,1% nel 2018 al 4% nel 2023. Anche nel settore del software, aziende come Adobe, Cloud Software Group e Salesforce hanno ridimensionato o ritirato le loro operazioni dirette in Cina. Microsoft, pur avendo avuto incontri di alto profilo con leader cinesi, ha ridotto la sua presenza e ha dichiarato che la Cina rappresenta solo l’1,5% delle sue vendite complessive.

Ci sono segnali di ritardo nelle aziende statali nel sostituire prodotti IT stranieri, preoccupate per la stabilità delle alternative domestiche. Tuttavia, la tecnologia cinese avanzata è sempre più integrata nell’ecosistema locale, con una crescente preferenza delle aziende private per il software domestico, secondo il sondaggio CIO di Morgan Stanley. Le aziende cinesi stanno dunque riducendo la dipendenza dalle tecnologie statunitensi, sostituendo prodotti e servizi occidentali con soluzioni nazionali.

L’autosufficienza tecnologica cinese: il caso dei server e dei database

Questa tendenza è evidente nei settori dei server e dei database, con enti statali cinesi che preferiscono sempre più prodotti di aziende locali come Huawei. La migrazione verso il cloud e la gestione dei dati in loco ha contribuito a ridurre il divario tecnologico. Alcune aziende cinesi, come Yonyou Network Technology, stanno superando concorrenti occidentali come Oracle e SAP. Mentre persistono opportunità per le aziende occidentali in settori avanzati, l’orientamento preferenziale del settore statale potrebbe comportare ulteriori sfide nel mercato cinese.

Le strategie di espansione internazionale delle aziende tech cinesi

Un ulteriore segno della crescita interna del settore è dato dalla spinta che le aziende tecnologiche cinesi stanno cercando di proiettare nei mercati internazionali. Giganti come Alibaba, Tencent e ByteDance stanno espandendo strategicamente le loro operazioni negli Stati Uniti, nel Sud-est asiatico, in Europa e altrove. Questo non solo mira a trovare nuovi mercati, ma rappresenta anche una risposta strategica alla saturazione del mercato interno e alle restrizioni normative. Le aziende stanno personalizzando i loro prodotti per adattarsi ai mercati locali e affrontare le sfide globali.

L’approccio di Alibaba si concentra su e-commerce, cloud computing e intelligenza artificiale, con una significativa quota di entrate proveniente da operazioni internazionali. Tencent, invece, investe in aziende internazionali di tecnologia e giochi, registrando una crescita significativa delle entrate da giochi internazionali. Queste strategie riflettono l’evoluzione delle aziende cinesi da attori nazionali a competitor globali. L’espansione all’estero non riguarda solo l’esportazione di prodotti, ma anche l’immersione profonda nei mercati locali, dimostrando adattabilità e ambizione delle aziende cinesi nel panorama tecnologico globale.

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