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eCommerce internazionale: guida a strumenti e fiscalità per vendere all’estero



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L’eCommerce consente di superare le barriere nazionali, offrendo opportunità sui mercati esteri. Il “Made in Italy” ha un grande potenziale, specialmente in paesi come Regno Unito, Germania e Francia. Scegliere la giusta piattaforma e rispettare la conformità fiscale, con strumenti come l’EPR e l’OSS, è essenziale per un’espansione internazionale di successo

Pubblicato il 23 set 2024

Mariangela D'Angelico

Marketing Officer di Avask



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L’eCommerce ha un potere eccezionale, quello di far cadere le barriere fisiche e le distanze. Abitudine comune ormai quella di comprare seduti sul divano di casa o in coda al supermercato. Ma perché limitarsi a vendere sul mercato nazionale, quando su quelli esteri ci sono grandissime opportunità? Perché non sfruttare il grandissimo potenziale del “Made in Italy” sui mercati online stranieri?

Le opportunità dell’eCommerce internazionale

La parola chiave è, dunque, “opportunità” e ci si riferisce a tutte quelle presenti oltre i confini nazionali, in territori più o meno lontani da noi. Opportunità sotto tanti punti di vista. Il primo è sicuramente la generazione di nuovi flussi di entrate da acquirenti esteri con un potere di acquisto più alto di quello italiano. Inoltre, sconfinando all’estero si può dare una seconda possibilità ai propri prodotti. Le mode, il fattore climatico e gli stili di vita determinano a volte mercati paralleli al nostro, dove rivendere prodotti che sono nel magazzino dei seller e che possono trovare successo altrove.

Infine, bisogna pensare che i competitor stranieri in ogni caso arriveranno a vendere sul mercato nazionale, Shein ne è un esempio. I venditori italiani possono quindi passare al contrattacco, aprendosi anche loro ai mercati esteri.

I mercati esteri a cui guardare

Se pensiamo ad una mappa, sorge spontanea un’altra domanda, dove andare?

Il Regno Unito

Un primo territorio da approcciare nell’opera di espansione è sicuramente il Regno Unito. Solo per dare un ordine di grandezza, basti pensare che l’acquirente medio inglese spende circa 2.400 euro all’anno online, il doppio di quanto faccia un italiano. Le abitudini di acquisto cambiano radicalmente all’estero, gli inglesi appunto sono abituati a cercare direttamente sul web quello di cui hanno bisogno. Stessa abitudine appartiene ai tedeschi, che hanno un carrello medio annuo superiore ai 2000 euro. Se andiamo su mercati un po’ più lontani come quelli americani o asiatici, arriviamo addirittura a cifre oltre i 3000 euro.

Pertanto, il messaggio da trasmettere è che ci sono davvero tanti territori da esplorare per i seller italiani, grandi o piccoli che siano. “THINK BIG”, proprio pensare in grande permette di sfruttare appieno le potenzialità dell’e-commerce e far viaggiare le proprie merci ben oltre confine.

Germania, Francia e Spagna

Naturalmente i mercati da esplorare sono anche quelli più vicini, sia geograficamente che a livello di gusti ed abitudini. La Germania, la Francia e la Spagna, infatti rappresentano sempre il primo approdo quando si decide di affacciarsi ai mercati stranieri.

Sicuramente la vendita in questi territori è semplificata sia dal quadro normativo del libero scambio di merci nell’Unione Europea, sia da quello fiscale, come si vedrà più avanti.

Peraltro ci sono alcuni marketplace che mettono a disposizione programmi che facilitano la vendita in Europa. Grazie a questi programmi, i seller non devono occuparsi di molte incombenze come ad esempio quella logistica, o relativa ai pagamenti.

Scegliere la giusta piattaforma di vendita

In generale non bisogna sottovalutare il poter dei marketplace che danno accesso immediato ad un pubblico già esistente di acquirenti, al contrario invece di quanto accade quando decide di aprire un sito internet di proprietà dove l’audience va costruito da zero.

Quando si parla di piattaforme di vendita, è naturale che e le più note vengano subito in mente, ma non bisogna fermarsi a queste. In ogni territorio ce ne sono alcune di riferimento che magari i seller italiani non conoscono, ma è fondamentale esserci, perchè è li che l’acquirente straniero andrà a cercare nel momento del bisogno.

In Polonia, ad esempio, è Allegro il marketplace più usato, in Germania c’è Bol, in Francia abbiamo Cdiscount o Carrefour. Insomma essere presenti lì, significa essere presenti fra gli acquisti del pubblico di riferimento.

Ultima mensione riguardo ai mercati esteri, va a quelli emergenti e meno conosciuti, come quelli arabi, l’Australia e il Giappone. Le opportunità sono anche più ampie dei mercati più vicini e anche più saturi di offerta.

Ma arriviamo al modo, come approcciarsi ai mercati esteri? Senz’ ombra di dubbio affidarsi al giusto partner è la mossa più giusta. Una buona agenzia che sviluppi il proprio sito in altre lingue o aiuti ad entrare nei marketplace stranieri, un partner logistico per muovere la merce e sicuramente un partner fiscale che permetta di affrontare con serenità il rapporto con le autorità straniere.

Gli strumenti fiscali utili nell’espansione internazionale

La fiscalità è una materia in continuo aggiornamento e con delle peculiarità legate ai singoli territori.

Ad esempio, per chi vende in Germania, Francia, Spagna e Austria, c’è l’obbligo di registrarsi per l’EPR (Responsabilità Estesa del Produttore) un eco-tributo per alcune categorie di prodotto. In Francia al momento sono attive nove categorie, entrate in vigore tutte contemporaneamente, mentre in Germania da luglio 2021 vige l’obbligo per l’imballaggi, a cui da poco si sono aggiunti RAEE e batterie. Stesse categorie si ripetono in Spagna e Austria dalla fine del 2023.

Un altro esempio di strumento fiscale utilissimo in molti casi è la partita IVA, necessaria per stoccare all’estero. Avere il magazzino vicino al cliente agevola di gran lunga il venditore, in quanto il prodotto arriva prima e la gestione del reso è facilitata. Inoltre, in alcuni programmi di Amazon, come il PAN EU, è necessario avere partite IVA in tutti i sei paesi coinvolti.

Oppure per chi è alle prime armi e opera solo in Europa con magazzino in Italia, può gestire l’IVA transfrontaliera con l’OSS (One Stop Shop) facendo così un unico pagamento nel paese di registrazione, invece che uno per ognuno degli stati dove si effettuano vendite.

Gli Stati Uniti sono ancora un mondo a parte, dove esistono regole fiscali federali e statali. Ogni stato infatti determina la tassazione sui propri beni e questa funziona in maniera un po’ diversa dall’IVA a cui siamo abituati, in USA si parla infatti di Sales Tax. Inoltre, è sempre necessario identificarsi a livello federale tramite EIN (Employer Identification Number), quando si effettuano operazioni commerciali con gli Stati Uniti anche se avvenute a distanza.

Questi sono alcuni esempi, in generale è importante essere informati sulle regole del mercato dove si opera per restare conformi e non incorrere in sanzioni.

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