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Amazon Italia indagata: l’algoritmo predittivo e l’evasione dell’IVA



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L’indagine della Procura di Milano su Amazon rivela potenziali elusioni fiscali legate all’algoritmo predittivo. Il sistema anticipa la domanda e ottimizza la logistica, ma solleva questioni sull’applicazione di dazi e IVA per prodotti extra UE

Pubblicato il 27 mar 2025

Matteo Montaruli

Avvocato Keller Montaruli & Associati STA S.r.l.



algoritmo predittivo amazon

L’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni riguardo alle pratiche di vendita online è da anni in costante aumento e, tra i colossi del settore, spesso è finita sotto i riflettori Amazon.

Contesto dell’indagine su Amazon

Nelle ultime settimane abbiamo appreso dalla cronaca dell’esistenza di un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano avente ad oggetto proprio Amazon ed i suoi vertici in Italia, in relazione a delicate e complesse questioni che riguardano l’applicazione dei dazi e dell’IVA su prodotti provenienti da paesi extra UE, fra cui la Cina.

Come noto, nella fase delle indagini preliminari i relativi fascicoli sono soggetti al segreto istruttorio (ex art. 329 c.p.p.), posto a tutela dello svolgimento delle attività di ricerca e raccolta degli elementi di prova.

In questa fase sono il Procuratore della Repubblica e/o il sostituto assegnatario del fascicolo a decidere “se” e “quali elementi” far trapelare, sicché di regola è soltanto alla conclusione delle indagini che è possibile avere contezza degli elementi di prova effettivamente raccolti.

Per questo motivo, ad eccezione dell’attività di cronaca, è sempre molto rischioso esprimere giudizi tecnici su questioni complesse avendo a disposizione elementi che potrebbero essere del tutto insufficienti, in quanto solo la conoscenza integrale del fascicolo d’indagine consente di formulare conclusioni che, per quanto opinabili, possiedano un contenuto tecnico comunque apprezzabile.

Ciò premesso, questa breve digressione si propone di approfondire, partendo dalle dinamiche di tale indagine divenute recentemente di pubblico dominio, quali siano le implicazioni fiscali collegate al meccanismo di funzionamento dell’algoritmo predittivo di Amazon ed all’importazione di merci provenienti da Paesi extra UE.

Normativa Iva per prodotti extra Ue

Partiamo dal contesto normativo dell’Imposta sul Valore Aggiunto. L’IVA è una tassa indiretta che grava sul consumo di beni e servizi. Essa viene applicata in vari stadi della produzione e distribuzione e, in linea generale, è a carico del consumatore finale. In Europa, l’aliquota standard dell’IVA varia da Paese a Paese, ma è fondamentale che i soggetti passivi, cioè coloro che vendono beni o servizi, rispettino le normative fiscali per garantire una corretta applicazione dell’imposta.

Ora, per garantire parità di condizioni tra i produttori europei e quelli extra europei, è evidente che le merci importate debbano essere soggette a IVA al momento dell’ingresso nel territorio dell’Unione: si tratta di un ambito di per sé già molto complesso, che si complica nel contesto del commercio elettronico, dove le aziende possono adottare strategie per ottimizzare la loro posizione fiscale, ovvero studiare ed attuare procedure innovative per efficientare il proprio business, come è accaduto con Amazon e con il suo algoritmo predittivo, finito sotto la lente degli Inquirenti.

Formalità doganali e gestione delle importazioni

Quando si importano beni da Paesi non appartenenti all’Unione Europea, è fondamentale rispettare le formalità doganali: le importazioni sono soggette a dazi doganali, che variano a seconda della tipologia di merce, e all’IVA, che è generalmente quella del Paese di destinazione. Per la corretta gestione delle importazioni è necessario presentare una dichiarazione doganale, che deve includere informazioni dettagliate sulla merce, come il valore, l’origine e la classificazione tariffaria. È importante anche tenere tracciati i documenti necessari, come la fattura commerciale e i documenti di trasporto.

Regimi fiscali speciali per le importazioni

Fra le opzioni disponibili abbiamo la temporanea importazione, che consente di introdurre beni da Paesi extra UE senza pagare dazi e IVA, a condizione che i beni siano restituiti nel loro stato originale entro un certo periodo di tempo. Questo regime è spesso utilizzato per macchinari, attrezzature o campioni. Per usufruire di questo regime, è necessario presentare una dichiarazione specifica e garantire che i beni non siano soggetti a modifica o vendita durante il periodo di permanenza nel territorio dell’UE.

Regimi fiscali e consulenza esperta

In Italia e negli altri Paesi dell’Unione Europea le merci importate da Paesi extra UE possono essere soggette a diversi regimi fiscali. Oltre all’aliquota standard dell’IVA esistono regimi speciali come il “regime di deposito doganale” e il “regime di perfezionamento attivo”, che permettono di differire il pagamento dei dazi e dell’IVA. Alcuni Paesi UE possono avere varianti nelle aliquote fiscali o nelle procedure, ma in generale seguono le stesse linee guida stabilite dalle normative europee.

Ciò posto, poiché la comprensione delle normative relative all’importazione di beni da Paesi extra UE è cruciale per evitare sanzioni e garantire una corretta gestione delle operazioni commerciali, è consigliabile rivolgersi ad esperti in materia doganale e fiscale per gestire opportunamente le complessità di questi processi.

A’algoritmo predittivo di Amazon e le sue implicazioni fiscali

Dopo questa breve parentesi finalizzata a familiarizzare con alcune tematiche di rilievo, tornando alla vicenda che ha recentemente visto Amazon quale protagonista della cronaca giudiziaria, abbiamo sentito parlare dell’algoritmo predittivo.

In sintesi, dalle notizie di cronaca abbiamo appreso come uno dei fattori chiave che ha attirato l’attenzione dell’A.G. inquirente sia l’uso da parte di Amazon di un algoritmo predittivo per gestire le scorte nei suoi magazzini.

Con questo sistema Amazon è in grado di anticipare la domanda dei consumatori e, quindi, può ottimizzare la logistica permettendo di avere i prodotti pronti per la spedizione in tempi rapidi, senza la necessità di importarli direttamente. Detto in altri termini, Amazon riesce a mantenere una vasta gamma di prodotti nei propri centri di distribuzione in Italia (e negli altri Paesi UE) garantendo alla sua clientela tempi di consegna rapidi e questo rappresenta un fattore chiave per il successo.

Tuttavia, questa pratica solleva interrogativi significativi riguardo all’applicazione dei dazi e dell’IVA in quanto nel momento in cui un prodotto è già presente nei magazzini Amazon, ma non è stato formalmente importato in Italia o in altro Paese UE, le responsabilità fiscali possono diventare nebulose: la normativa prevede che l’importatore sia responsabile del pagamento dell’IVA ma, in questo caso, Amazon non si considera un importatore tradizionale, poiché la merce non è stata ufficialmente importata ancorché sia fisicamente presente sul territorio nazionale.

Da qui le critiche e, soprattutto, le accuse provvisoriamente mosse dagli inquirenti.

Elusione fiscale nell’ecommerce internazionale

L’indagine della Procura della Repubblica di Milano ha messo in evidenza una potenziale elusione fiscale. Secondo le autorità inquirenti Amazon potrebbe sfruttare il suo modello di business per evitare di pagare i dazi e l’IVA su prodotti venduti in Italia, trasferendo la responsabilità fiscale ai produttori, spesso localizzati in Cina.

Questi produttori, ignari delle complessità del sistema fiscale europeo, potrebbero non essere in grado di gestire correttamente gli obblighi IVA, ovvero potrebbero consapevolmente approfittare di un simile contesto, creando così una situazione di vantaggio competitivo per sé stessi e per Amazon.

Gli inquirenti contestano altresì la mancanza di comunicazione tra Amazon e l’Agenzia delle Entrate italiana riguardo ai prodotti venduti da terzi: in tesi d’accusa questo comportamento violerebbe le normative fiscali vigenti in quanto queste richiedono che tutte le vendite siano registrate e che l’IVA sia correttamente versata. Se Amazon non provvede direttamente nella veste di importatore, ovvero non fornisce i dati necessari dei produttori, questi ultimi rischiano di trovarsi – più o meno consapevolmente – in una posizione difficile, con conseguenze potenzialmente gravi sia sul piano economico che legale.

Sfide fiscali per i produttori cinesi e responsabilità di Amazon

Per i produttori cinesi la questione dell’IVA rappresenta una sfida significativa: molti di questi produttori non hanno familiarità con le normative fiscali europee e potrebbero non avere la capacità di gestire il pagamento dell’IVA. Di conseguenza, si trovano a dover affrontare un mercato complesso, in cui le regole fiscali non sono chiare e dove Amazon, pur essendo il principale attore della vendita, non si assume la responsabilità fiscale di questo modello di business.

Inoltre, l’assenza di un chiaro regime di comunicazione tra Amazon, i produttori e le autorità fiscali italiane crea un ambiente in cui le irregolarità fiscali possono prosperare.

Scenari futuri e necessità di normative fiscali più rigorose

Gli scenari possibili sono diversi ed occorre attendere la conclusione delle indagini e la celebrazione degli eventuali processi per comprendere appieno l’entità delle ricadute per Amazon, per i produttori extra UE e per il gettito fiscale dell’Italia e di altri Paesi UE le cui autorità fiscali dovessero assumere iniziative analoghe.

Ciò che è invece chiaro sin d’ora è che le autorità fiscali italiane devono affrontare sfide significative nel contesto dell’e-commerce internazionale. La globalizzazione e l’avvento delle piattaforme digitali complicano il tradizionale sistema di tassazione. Le indagini in corso su Amazon potrebbero rappresentare un passo importante verso l’adozione di normative più rigorose e chiare riguardo ai dazi ed all’IVA nel commercio elettronico.

Inoltre, è fondamentale che ci sia una cooperazione internazionale per garantire che le normative fiscali siano applicate in modo uniforme. Questo non solo proteggerà le entrate fiscali degli Stati, ma garantirà anche un campo di gioco equo per tutte le aziende, indipendentemente dalle loro dimensioni o dalla loro origine.

Il caso Amazon e le sfide fiscali nell’ecommerce

In conclusione, l’indagine della Procura della Repubblica di Milano su Amazon e l’applicazione dell’IVA è un caso emblematico delle sfide che affrontano le autorità fiscali nell’era del commercio elettronico. L’utilizzo di algoritmi predittivi e la gestione delle scorte da parte di Amazon sollevano interrogativi complessi riguardo alla responsabilità fiscale e alla trasparenza.

È essenziale che le normative fiscali si evolvano per affrontare le nuove realtà del commercio globale e per garantire che tutti i soggetti coinvolti, dai giganti dell’e-commerce ai piccoli produttori, siano trattati in modo equo. Solo attraverso un approccio coordinato e una maggiore trasparenza sarà possibile garantire che il sistema fiscale funzioni correttamente e che le entrate pubbliche siano preservate. L’attenzione su Amazon potrebbe quindi rappresentare non solo un’opportunità per ripensare le normative fiscali, ma anche un passo verso un’economia digitale più giusta e sostenibile.

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