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eCommerce B2b: i paradossi di un’Italia a due velocità



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Il B2B italiano mostra un dualismo tra innovazione e ritardi. Sebbene emerga come leader nell’adozione di alcune soluzioni digitali, fatica a tenere il passo con le evoluzioni internazionali. Cruciale è comprendere e affrontare questo paradosso per garantire la competitività delle aziende italiane nel panorama globale

Pubblicato il 24 set 2024

Aida Cavalera

Analista dell’Osservatorio Digital B2b del Politecnico di Milano



ecommerce b2b (1)

In un contesto in cui la trasformazione digitale è cruciale per la competitività delle aziende, il B2b italiano si trova di fronte a un singolare paradosso. Se da un lato il Paese ha saputo emergere come leader nell’adozione di soluzioni digitali come la fatturazione elettronica e la conservazione digitale, dall’altro fatica a mantenere il passo con le evoluzioni più recenti del panorama europeo e internazionale. Questo è quanto è emerso dal ciclo di ricerca 2023-2024 dell’Osservatorio Digital B2b del Politecnico di Milano.

Per affrontare la sfida del B2b italiano “a due velocità”, è fondamentale comprendere le condizioni profonde di questo paradosso.

Lo stato dell’arte dell’eCommerce B2B in Italia

Sebbene storicamente in ritardo rispetto al B2c e alle controparti internazionali ed europee, l’eCommerce B2b italiano ha mostrato segni di crescita positiva. Nel 2023, il valore dell’eCommerce B2b di prodotto, ossia le transazioni in cui almeno l’ordine viene scambiato in formato digitale, raggiunge i 265 miliardi di euro, con un incremento del 10% rispetto al 2022. In aggiunta, il panorama tecnologico a supporto dell’eCommerce B2b sta diventando sempre più variegato, con una diversificazione degli strumenti tecnologici utilizzati e un aumento nell’adozione di funzionalità innovative di natura finanziaria ed esperienziale, oltre a quelle tradizionali di carattere transazionale.

Le opportunità per l’Italia dell’eArchiving

Sul fronte normativo, segnali incoraggianti derivano dallo scenario europeo e internazionale che, se colti con la giusta preparazione, consentirebbero all’Italia di mantenere o acquisire un ruolo di leadership in diversi settori. Vari sviluppi normativi stanno prendendo piede, con l’obiettivo di standardizzare i servizi volti alla digitalizzazione dei processi interni e delle relazioni con i partner commerciali. Tra questi, la nuova versione di eIDAS 2.0 introduce l’eArchiving come servizio fiduciario con riconoscimento reciproco tra gli Stati membri.

Questa regolamentazione apre notevoli opportunità per l’Italia, che si è già dotata di un quadro normativo avanzato in materia di conservazione elettronica, anticipando il resto d’Europa. L’esperienza italiana potrebbe diventare un punto di riferimento per l’Europa, evitando percorsi incerti e affermando l’Italia come capofila sul tema, come già avvenuto con la fatturazione elettronica.

La crescita degli investimenti in soluzioni B2B

Anche sul fronte degli investimenti in soluzioni B2b emergono aspetti positivi. Secondo i dati dell’Osservatorio, il 79% delle imprese italiane investe in digital B2b, con priorità che, nei prossimi 12 mesi, si concentreranno su sistemi di gestione elettronica documentale (35%), Cloud (22%) e sistemi ERP (19%). I dati riflettono una crescente consapevolezza delle aziende italiane verso gli investimenti nel digital B2b, segnalando un trend positivo nel panorama tecnologico del Paese.

Il paradosso del digital B2b italiano “a due velocità”

Ma giungiamo ora al cuore del paradosso del digital B2b italiano “a due velocità”.

Se è vero che ci sono punti incoraggianti nell’ambito dell’eCommerce B2b persistono tuttavia diverse aree di arretratezza. Nonostante una crescita in termini assoluti, il valore dell’eCommerce B2b di prodotto sul transato totale è rimasto fermo al 21%, indice di un mancato raggiungimento di nuova domanda per questo servizio.  

La salvaguardia degli imvestimenti

Anche sul fronte normativo europeo e internazionale, l’Italia potrebbe rischiare di rimanere indietro se non si afferma con l’intento di salvaguardare l’esperienza accumulata e gli investimenti già stanziati a livello nazionale.

Sul fronte della conservazione, oltre alle opportunità, esistono anche potenziali rischi legati alla scelta delle specifiche da adottare per fornire questi servizi che potrebbero rappresentare un pericolo per i conservatori italiani, qualora l’Italia dovesse adeguarsi a nuovi standard di conservazione comunitari diversi da quelli fino ad ora adottati a livello nazionale.

I nuovi quadri regolamentari sul processo di consegna: Italia indietro

Altro aspetto normativo di grande opportunità, ma potenzialmente problematico, riguarda i nuovi quadri regolamentari sul processo di consegna: il regolamento europeo eFTI e il protocollo addizionale eCMR. Queste iniziative mirano a digitalizzare i documenti della logistica, promuovendo la valorizzazione dei dati e l’automazione dei processi. Tuttavia, l’Italia è ancora molto indietro su questo fronte.

La digitalizzazione del Documento di Trasporto (DdT)

Analizzando l’uso del Documento di Trasporto (DdT), fondamentale nel processo logistico, la digitalizzazione tra le aziende italiane è ancora molto limitata: solo il 35% delle imprese trasmette il DdT in formato digitale e il 22% lo riceve. Attualmente, il DdT può essere trasmesso elettronicamente, ma non vi è alcun obbligo di farlo.

Secondo le stime dell’Osservatorio, introdurre un obbligo generalizzato di trasmissione dei DdT in formato elettronico strutturato potrebbe generare per il sistema Paese un risparmio di 18 miliardi di euro, corrispondente a oltre otto volte la spesa delle imprese italiane in cybersecurity e a più di venti volte il mercato dell’AI in Italia. Tali risorse potrebbero, inoltre, essere reinvestite per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Paese.

Investimenti in tecnologie innovative: il gap tra intenzioni e impegni finanziari

Infine, anche sul fronte degli investimenti in tecnologie innovative, non mancano i punti negativi: se è vero che il 79% delle imprese dichiara di voler investire in digital B2b, il 33% delle imprese investe meno dell’1% del proprio fatturato. Questo dato mette in luce un evidente disallineamento tra le aspirazioni dichiarate e gli impegni finanziari effettivi.

Conclusioni

In sintesi, il paradosso del B2b italiano evidenzia una sfida cruciale per il futuro delle nostre imprese. Da un lato, il Paese dimostra un notevole potenziale e una capacità di innovazione che lo posizionano come leader in alcune aree chiave. Dall’altro, persiste un ritardo in settori altrettanto cruciali, che rischia di compromettere la competitività a lungo termine. È essenziale che le aziende italiane colgano le opportunità offerte dalle nuove regolamentazioni e dalle tecnologie emergenti, investendo in modo consistente e strategico. Solo così sarà possibile superare il dualismo “lepre-tartaruga”, affermando l’Italia come una protagonista stabile e all’avanguardia nello scenario digitale globale.

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