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eCommerce di moda: il valore aggiunto della compliance legale



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Comprendere e applicare le informazioni obbligatorie nell’eCommerce di moda si rivela cruciale per operare in modo efficace e responsabile nel mercato digitale.La compliance legale è fondamentale per la trasparenza e la correttezza delle transazioni online e non è solo un dovere, ma diventa un valore aggiunto che contribuisce a costruire la fiducia del consumatore

Pubblicato il 18 dic 2023

Marco Bellocco

Polimeni.Legal



Ecommerce in piena accelerazione: le nuove tendenze in dieci punti

La compliance legale è un aspetto fondamentale per garantire la trasparenza e la correttezza delle transazioni online, dando particolare rilievo a settori specifici come quello dei prodotti tessili.

Il rispetto della normativa non è solo un dovere, ma diventa un valore aggiunto che contribuisce a costruire la fiducia del consumatore nel brand.

Tuttavia, il quadro normativo è in continua evoluzione: la recente Direttiva Omnibus sta ridefinendo alcune regole di gioco nell’ambito digitale, mentre problematiche contemporanee come il greenwashing richiedono un’attenzione costante verso l’etica e la trasparenza dell’informazione.

Non meno importante è l’inclusività online, sottolineata dall’introduzione dell’European Accessibility Act.

In questo contesto mutevole e articolato, comprendere e applicare le informazioni obbligatorie nell’eCommerce si rivela cruciale per operare efficacemente e responsabilmente nel mercato digitale.

L’importanza delle informazioni obbligatorie nell’eCommerce

Uno dei primi adempimenti da adottare è riportato nel D.lgs. 70/2003 all’art.7 il quale disciplina le informazioni generali obbligatorie da pubblicare, ovvero:

  • il nome, la denominazione o la ragione sociale;
  • il domicilio o la sede legale
  • gli estremi che permettono di contattare rapidamente il prestatore e comunicare direttamente ed efficacemente con lo stesso, compreso l’indirizzo di posta elettronica;
  • il numero di iscrizione al repertorio delle attività economiche, REA, o al registro delle imprese;

Nel caso in cui l’eCommerce sia in capo a società di capitali, l’art. 2250 del c.c. indica tutte le info obbligatorie di seguito elencate:

  • La sede della società e l’ufficio del registro delle imprese presso il quale questo è iscritta, oltre al numero di iscrizione;
  • Il capitale sociale;
  • In caso di società per azioni ed a responsabilità limitata, deve essere indicato se queste hanno un socio unico.
  • In caso di scioglimento della società vi è l’obbligo di indicarne lo stato di liquidazione.

Altro aspetto da non trascurare riguarda la scheda prodotto, nonché quella parte di eCommerce in cui devono essere dichiarate tutte le info relative alla realizzazione e composizione dell’oggetto venduto.

Spesso nelle descrizioni ritroviamo diciture come ad esempio: “interamente realizzato a mano” o “sartoriale” o ancora “artigianale”.

È possibile integrare concetti come quello di sartorialità o artigianalità e trasferire la cura dei dettagli, tipica del settore moda, anche nel mondo dell’eCommerce e in ottica digitale, attraverso una descrizione attenta dei prodotti.

Il rispetto della normativa per i prodotti tessili online

Dal punto di vista tecnico, per avere una panoramica più ampia dell’argomento in questione, è opportuno soffermarsi sulla definizione di prodotto tessile disciplinata all’art.3 del Regolamento dell’UE 1007/2011 (noto anche come regolamento sull’etichettatura dei prodotti tessili) così come segue: “«prodotto tessile»: si intende il prodotto grezzo, semilavorato, lavorato, semi manufatto, manufatto, semi confezionato o confezionato, esclusivamente composto di fibre tessili, qualunque sia il procedimento di mischia o di unione utilizzato.”

Seppur il Regolamento non contiene disposizioni dettagliate e specifiche per il commercio elettronico rimane comunque un riferimento normativo utile, poiché le informazioni fornite online devono indirettamente rispecchiare quelle disponibili sulle etichette.

I punti chiave da pubblicare in una scheda prodotto

Ecco di seguito alcuni punti chiave da pubblicare in una scheda prodotto:

  • Composizione fibrosa: l’etichetta di un prodotto tessile deve indicare chiaramente la composizione fibrosa. Ciò significa che tutte le fibre presenti in percentuale superiore all’1% devono essere elencate e la loro somma deve totalizzare il 100%
  • Nomi delle fibre: Il regolamento stabilisce una lista di nomi di fibre riconosciuti che devono essere utilizzati. Questo assicura che le stesse terminologie vengano utilizzate in tutta l’Unione Europea, evitando confusione tra i consumatori.
  • Informazioni Aggiuntive: Oltre alla composizione fibrosa, possono essere richieste altre informazioni, a seconda della natura del prodotto, come istruzioni per la cura e avvertenze di sicurezza.

Il consumatore deve quindi essere messo nelle condizioni di poter reperire le informazioni appena descritte rendendo queste facilmente individuabili e leggibili.

Attenzione alla dicitura Made in Italy

Attenzione alla dicitura Made in Italy! 

Frequentemente riportata nella descrizione dei capi d’abbigliamento, tale dicitura spesso non risulta veritiera e le aziende che la utilizzano in modo illegittimo o improprio sono suscettibili di sanzioni.

Infatti, la denominazione “Made in Italy” è un marchio di origine tutelato, il cui uso è disciplinato da normative specifiche che interessano tra l’altro: l’identificazione del Paese di Origine, il luogo delle fasi in cui si svolgono il disegno, la progettazione e la lavorazione del prodotto; l’etichettatura e le condotte che configurano il reato di contraffazione o fallaci indicazioni sulla provenienza fino alle pratiche commerciali scorrette.

In linea generale si può affermare che la dicitura “Made in Italy” può essere legittimamente utilizzata solo se il prodotto è stato completamente prodotto in Italia, o, in accordo con l’art. 36 del Codice Doganale Comunitario aggiornato, se ha subito nel Paese l’ultima trasformazione sostanziale.

I punti chiave della direttiva Omnibus

La compliance dell’eCommerce passa anche attraverso l’adeguamento alla “Direttiva Omnibus” nota anche come Direttiva (UE) 2019/2161, che rappresenta una vera e propria rivoluzione digitale per aver riformato il diritto a tutela dei consumatori.

Questa direttiva fa parte del “New Deal for Consumers” e modifica quattro direttive UE esistenti: la Direttiva sui Diritti dei Consumatori, la Direttiva sulle Pratiche Commerciali Sleali, la Direttiva sulle Clausole Contrattuali Abusive e la Direttiva sui Prezzi Indicativi.

Ecco i punti chiave:

Trasparenza

I venditori online devono fornire informazioni chiare e trasparenti riguardo ai prezzi applicati e ai criteri utilizzati per classificare i prodotti nelle liste dei risultati di ricerca.

Sempre in tema di trasparenza, se una recensione è stata pubblicata in cambio di un pagamento o di altro beneficio, ciò deve essere chiaramente indicato.

Al fine di non condizionare le scelte dei consumatori con recensioni false, la direttiva ha introdotto dei requisiti più rigorosi per garantirne.

Recensioni online

La direttiva chiarisce che i venditori devono fornire informazioni chiare e trasparenti in merito alla veridicità delle recensioni premesso che queste siano state preventivamente verificate dal proprietario delle piatteforme. Tutto ciò al fine di non influenzare la decisione di acquisto.

Ribassi di prezzo

Attraverso l’introduzione dell’art. 17 bis all’interno del codice del Consumo, le piattaforme eCommerce, in caso di riduzione di prezzo, sono tenute ad indicare il prezzo precedentemente applicato per un determinato periodo di tempo. Per prezzo precedente si intende il prezzo pubblicato nei 30 gg precedenti. Tale disposizione mira a disciplinare il periodo di saldi e di tutte quelle attività di vendite promozionali.

Le clausole vessatorie

In merito alla presenza di clausole vessatorie in termini e condizioni rivolti ai Consumatori, la Direttiva Omnibus prevede una sanzione pari al 4% del fatturato annuo del venditore.

Sanzioni

In caso di pratiche commerciali scorrette sono previste delle sanzioni che variano da 5 mln di euro a 10 mln, ma questo riguarda solo i grandi “colossi” della moda.

Greenwashing e trasparenza nel mondo dell’eCommerce

La Direttiva Omnibus assume un altro ruolo fondamentale, in tema di Greenwashing, che in Italia viene ricondotto alle fattispecie di pratiche commerciali scorretti non essendo ancora vigente una normativa specifica.

Infatti, è proprio attraverso il concetto di trasparenza che è possibile porre un limite a tutte quelle pratiche commerciali scorrette oltre che alle pubblicità ingannevoli, che creano un danno dei consumatori.

Lo European Accessibility Act e l’inclusività online

Uno step di fondamentale importanza è l’European Accessibility Act (EAA) per tutte le aziende orientate verso la crescita e il potenziamento della propria immagine.

Applicata agli eCommerce di moda questa Direttiva Europea, che si focalizza nel facilitare l’online shopping experience alle persone con disabilità, si allinea perfettamente con gli obiettivi di conformità legale e di espansione del mercato, contribuendo a delineare un percorso inclusivo e responsabile per il settore.

La normativa adottata nel 2019 troverà applicazione da giugno 2025 e richiede che certi prodotti e servizi siano accessibili secondo standard specifici.

Le categorie di aziende e operatori che dovranno conformarsi all’EAA includono anche gli eCommerce e Servizi di Vendita al Dettaglio Online: anche le piattaforme di eCommerce della moda, pertanto, dovranno garantire che i loro siti web e le loro app siano accessibili, per consentire alle persone con disabilità (solo in Italia circa otto milioni) di accedere ai servizi e acquistare prodotti online.

Il valore della compliance legale, oltre la paura delle sanzioni

In conclusione, rendere il proprio eCommerce di moda conforme alle normative vigenti non è solo un obbligo per evitare sanzioni, ma rappresenta un investimento strategico che porta numerosi vantaggi.

Prima di tutto, la conformità normativa consente di acquisire la fiducia dei consumatori costruendo una reputazione solida e affidabile.

Questo non solo attira nuovi clienti, ma contribuisce anche a fidelizzare quelli esistenti.

Inoltre, essere compliant significa essere costantemente aggiornati sulle ultime tendenze del mercato e delle esigenze dei consumatori.

Ad esempio, la conformità alle normative sull’accessibilità non solo rispetta le direttive legali, ma apre le porte a una più ampia base di utenti, inclusi quelli con diverse abilità. Questo approccio inclusivo non solo è giusto dal punto di vista etico, ma può anche espandere il mercato potenziale.

Ed ancora, la conformità riduce il rischio di controversie legali e le relative spese. Le sanzioni per inadempimenti e assenza di compliance possono essere pesanti, ma i costi nascosti, come la perdita di reputazione e i danni al brand, possono essere ancora più onerosi.

Conclusioni

In ambito europeo e internazionale, l’adeguamento alle varie normative aiuta nell’espansione del mercato, facilitandone l’ingresso, oltre a rafforzare la posizione dell’azienda con gli altri competitors.

In sintesi, la compliance legale non è solo una questione di rispetto delle leggi, ma è un elemento chiave per la crescita sostenibile, l’innovazione e il successo a lungo termine nel settore dell’eCommerce di moda.

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