Il commercio digitale in Italia sta vivendo una crescita esponenziale, segnata da un fatturato di 75,89 miliardi di euro nel 2022 nel solo comparto B2C. Nonostante queste cifre promettenti, il settore è fermo per quanto riguarda la regolamentazione delle relazioni commerciali business to business e la risoluzione dei contenziosi.
Digitale, in Italia un contesto normativo poco chiaro
A differenza di quanto avviene in paesi più evoluti, dove esistono accordi quadro ben definiti e organismi deputati alla gestione dei disservizi, in Italia le aziende del settore digitale operano in un contesto normativo nebuloso. Questa mancanza di linee guida chiare riguardo la manutenzione dell’hardware, del software e la gestione dei disservizi lascia spazio a incertezze e inefficienze.
L’esempio olandese: un modello da seguire
Guardando per esempio all’Olanda, possiamo osservare un sistema ben oliato, dove contratti tipo e specifici enti regolatori facilitano le operazioni del settore e garantiscono una gestione efficace dei conflitti. Questo non solo semplifica le relazioni tra le aziende ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro più sicuro e stimolante per l’innovazione.
È imperativo per l’Italia guardare a esempi come quello olandese e lavorare per l’istituzione di un framework simile. Un sistema regolatorio chiaro non solo favorirebbe la risoluzione dei problemi ma anche stimolerebbe ulteriormente la crescita del settore, già in notevole espansione.
L’introduzione di leggi e organismi regolatori dedicati al commercio digitale in Italia non è solo desiderabile ma necessaria. Adeguarsi ai modelli di successo europei potrebbe segnare una svolta per il settore, garantendo un futuro più luminoso per il commercio digitale nel paese. La strada da percorrere è ancora lunga, ma con le giuste modifiche legislative, l’Italia potrebbe non solo colmare il divario con i suoi vicini europei ma anche diventare un leader nel commercio digitale.
La proposta dell’associazione 4eCom: il contratto quadro
Questo percorso è meno lontano di quanto si possa pensare: infatti l’associazione 4eCom ha già portato all’attenzione del legislatore una proposta oggi al vaglio degli uffici legislativi. Nel dettaglio, il contratto quadro include tutti i documenti esecutivi necessari come offerte, brief di progetto, e documenti di requisiti tecnici.
La gestione delle controversie nel contratto quadro
Questo approccio integrato assicura che tutte le parti siano sulla stessa pagina fin dall’inizio, prevenendo possibili incomprensioni o dispute legali in seguito. In questo modo, il documento stabilisce una fondamenta solida per la gestione degli aspetti legali, finanziari e operativi delle interazioni tra il fornitore, definito come una società operante nel vasto campo dell’informatica e della digitalizzazione, e il cliente, che può essere qualsiasi entità alla ricerca di soluzioni tecnologiche avanzate.
Una delle novità più rilevanti di questo contratto è la sua capacità di escludere esplicitamente l’applicabilità di qualsiasi condizione di acquisto del cliente non concordata per iscritto, imponendo così una struttura chiara e non negoziabile a meno che non vi sia un accordo scritto tra le parti. Questo dettaglio è cruciale in un’era dove i dettagli fini dei contratti possono spesso diventare punti di frizione.
La trasparenza e la correttezza dei prezzi e dei pagamenti
Inoltre, il contratto pone una grande enfasi sulla trasparenza e la correttezza dei prezzi e dei pagamenti, specificando che tutti i prezzi sono al netto dell’IVA e altre imposte specifiche, e che gli stessi devono essere esplicitati in euro. La struttura di pagamento è progettata per essere equa e tempestiva, con specifiche disposizioni per la gestione dei ritardi di pagamento e delle conseguenze finanziarie che ne derivano.
La protezione della proprietà intellettuale
Un altro pilastro del contratto è la protezione della proprietà intellettuale. Il fornitore mantiene tutti i diritti di proprietà intellettuale sui software, sui database e su altri materiali forniti, assicurando che l’innovazione e la creatività rimangano tutelate sotto l’egida legale del fornitore stesso. Questo è fondamentale per incentivare l’innovazione continua e garantire che le soluzioni tecnologiche possano evolvere senza il rischio di appropriazioni indebite.
Il documento regolamenta anche in modo dettagliato la durata del contratto, le modalità di risoluzione e le condizioni di rinnovo automatico, fornendo alle parti chiare indicazioni su come e quando il contratto può essere rinnovato o terminato. Questo approccio mira a prevenire conflitti e a facilitare una conclusione ordinata delle collaborazioni quando necessario.
La gestione della forza maggiore nel contratto quadro
Infine, il contratto affronta con serietà le tematiche di forza maggiore, limitando la responsabilità di entrambe le parti in caso di eventi esterni incontrollabili che potrebbero impedire l’adempimento degli obblighi contrattuali. Questa sezione è particolarmente pertinente in tempi di incertezza globale, offrendo una rete di sicurezza per situazioni imprevedibili.
Conclusioni
In conclusione, il nuovo contratto quadro per il settore ICT e digitale non è solo un documento legale, ma un manifesto di come le relazioni commerciali nel settore tecnologico dovrebbero evolversi, promuovendo la trasparenza, la sicurezza e la fiducia reciproca, elementi fondamentali per il progresso in un’era digitale in rapida evoluzione. E si tratta di un’occasione per il governo italiano di mettere in pratica i propositi esplicitati da più parti politiche sulle intenzioni di investire nella transizione digitale e nella protezione della piccola e media impresa che continua a costituire l’ossatura del sistema economico italiano, nonché l’esempio di molte eccellenze anche nel campo del digitale.