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eCommerce: un futuro con meno resi grazie alla realtà aumentata



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L’eCommerce cresce in Italia con 34 milioni di acquirenti online. Ma aumentano anche i resi, che costano ai rivenditori fino al 30% del prezzo originale. La realtà aumentata (AR) emerge come soluzione, migliorando l’esperienza di acquisto e riducendo i resi, per acquisti online sostenibili e convenienti

Pubblicato il 18 lug 2024

Geoffrey Perez

Global Head of Luxury di Snap Inc.



Ecommerce in piena accelerazione: le nuove tendenze in dieci punti

eCommerce e digital retail sono in crescita in Italia: secondo i recenti dati Netcomm quasi 34 milioni di italiani acquistano online e – secondo un’altra ricerca, Ecommerce Italia 2024 – il 47% di chi utilizza e-commerce ha fatto almeno un acquisto online ogni settimana.

Il problema dei resi nel commercio online: un’analisi

Con la rapida e continua evoluzione dell’eCommerce, il tema dei resi dei prodotti acquistati diventa un aspetto sempre più significativo e complesso da gestire per i rivenditori: in base alle proiezioni di Euromonitor International si ipotizza un aumento del 20% dei tassi di reso nei prossimi due anni.

Il fenomeno dei resi non solo influenza direttamente le operazioni quotidiane degli e-shop, ma ha anche importanti ripercussioni economiche che si estendono a tutta la filiera del commercio digitale. Il reso medio costa al rivenditore tra il 15% e il 30% del prezzo di acquisto originale, ed è stato stimato che, a livello globale, i resi costano ai negozi 550 miliardi di dollari ogni anno.

Ma non si tratta di un costo esclusivamente finanziario. Gli europei consumano circa 26 kg di prodotti tessili a testa all’anno e ne scartano circa 11 kg. Gli indumenti usati possono essere esportati al di fuori dell’UE, ma la maggior parte (87%) viene incenerita o mandata in discarica (fonte). In questo contesto, inoltre, le emissioni di anidride carbonica salgono alle stelle a causa di trasporti e imballaggi non necessari.

Il fenomeno dei resi è dunque un dato di fatto nell’odierna fiorente economia dell’e-commerce. È possibile in questo scenario provare a conciliare la convenienza e la varietà offerte da questa modalità di acquisto con una maggiore attenzione all’ecologia? Uno strumento tanto semplice quanto inaspettato potrebbe essere parte della risposta.

IA e merchandising aspirazionale

Lo shopping online, e in particolare le piattaforme social, hanno aperto ai consumatori un’ampia gamma di nuovi prodotti e marchi. L’esperienza di acquisto è stata trasformata: il merchandising è aspirazionale, l’intelligenza artificiale è in grado di determinare raccomandazioni di prodotto altamente mirate e il targeting è più finemente sintonizzato sui gusti personali del consumatore.

Provare i vestiti prima di comprarli: la lacuna dell’eCommerce

Ma c’è ancora una lacuna significativa nell’esperienza dello shopping online: la possibilità di provare i vestiti prima dell’acquisto. L’impossibilità di provare fisicamente i capi porta spesso a discrepanze nelle taglie o nelle aspettative di vestibilità e questo, a sua volta, si traduce in più alti tassi di restituzione. I comportamenti tipici dello shopping online includono inoltre l‘acquisto in blocco di diverse taglie per assicurarsi che la vestibilità, almeno in un caso, sia buona, un fenomeno che prende il nome di bracketing. Allo stesso tempo, i rivenditori devono assicurarsi che l’esperienza del cliente sia competitiva end-to-end, il che ha reso molto facile per i consumatori restituire i prodotti, ma difficile per i rivenditori elaborarli nella loro interezza.

La realtà aumentata come soluzione al problema dei resi

La realtà aumentata, o AR, può rappresentare l’anello mancante in questo contesto. Inizialmente utilizzata per fornire rendering 3D al posto di semplici fotografie “piatte”, la tecnologia è ora progredita per consentire la stratificazione digitale degli individui, permettendo quindi di “provare” virtualmente i vestiti. Questa modalità è stata particolarmente utile durante l’era COVID per provare, ad esempio, i prodotti di make-up in modo igienico. Ma questa abitudine ha preso piede e oggi sempre più marchi, sia di lusso che streetwear, mettono a disposizione dei propri clienti le prove virtuali per i nuovi prodotti.

Un concetto emergente è quello di manipolare la forma e le dimensioni di un manichino virtuale, consentendo ai clienti di trovare un avatar di prova che si avvicini il più possibile alla propria corporatura. Questo è particolarmente utile per gli stili aderenti, dove è più difficile farsi un’idea di come il corpo starà effettivamente con quel taglio o tessuto specifico. Tuttavia, gli avanzamenti in questa tecnologia permettono di visualizzare come qualsiasi tipo di tessuto o taglio possa pendere e muoversi sul corpo.

Funzionalità emergenti della realtà aumentata nel retail online

Oltre alla sofisticazione tecnologica, c’è anche il tema dell’accessibilità. Storicamente, l’AR comportava costi di produzione e capacità notevoli. Oggi, esistono funzionalità che consentono agli addetti al marketing di accedere a modelli AR gratuiti e di trasformare immagini statiche in risorse 3D, riducendo i tempi di realizzazione dei prodotti da settimane a minuti. Ciò significa che i marchi di tutte le dimensioni possono integrare l’AR nel loro marketing e migliorare l’esperienza dei clienti online.

L’efficacia della realtà aumentata: dati e statistiche

Stiamo già vedendo risultati significativi dall’aggiunta dell’AR alla vendita al dettaglio online. Shopify ha recentemente rivelato che i tassi di conversione sono aumentati del 94% quando i clienti hanno interagito con l’AR durante il processo di acquisto. Inoltre, il 66% degli acquirenti che utilizzano l’AR è meno propenso a restituire gli acquisti[1].

Entro il 2025, si prevede che tre quarti della popolazione avrà in qualche maniera interazioni con l’AR. Tuttavia, l’AR non dovrebbe essere utilizzata in modo isolato, bensì come strumento di un’esperienza omnichannel e senza soluzione di continuità. Oltre alla prova virtuale, i distributori potranno mostrare i loro prodotti in una serie di situazioni varie e fantasiose – modelli di dimensioni diverse, in una serie di scenari – in modo che i clienti possano avere la migliore prospettiva possibile su come l’articolo apparirà nel loro guardaroba o nel loro salotto. Maggiore è il contesto di cui dispone il consumatore, maggiore sarà la sua fiducia nell’acquisto.

L’uso dell’AR per creare una cultura dell’ordine giusto “al primo colpo”

È notizia recente che vari retailer stanno introducendo tariffe per la restituzione della merce, e sarà sempre più difficile per il consumatore effettuare un reso (riconfezionando correttamente la merce, portandola direttamente a un punto di consegna o all’ufficio postale invece che avere a disposizione il ritiro a casa). Alcuni retailer temono che attuando queste policy, i consumatori si rivolgeranno alla concorrenza. L’uso dell’AR per creare una cultura dell’ordine “giusto al primo colpo” dovrebbe contribuire a contrastare questo fenomeno e inaugurare un’era che offra più convenienza al cliente, meno spese al rivenditore e un futuro ambientale migliore per il pianeta.

Note


[1] fonte: studio Alter Agents 2022 commissionato da Snap Inc. e Publicis Media

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