Il fashion resale online è un fenomeno diventato “di massa” negli ultimi anni ma ancora sottotraccia nelle analisi sociologiche: si tratta della rivendita online delle edizioni limitate del mercato della moda, in particolare dello streetwear.
Un fenomeno che coinvolge brand come Jordan, Nike, Supreme, Yeezy, Adidas, Stone Island, Gucci, Dior e molti altri (a seconda del capo che viene messo in commercio), ma che comprende anche l’elettronica (schede grafiche dei computer, le console) e il mondo dell’arte: è il caso delle sculture di Kaws, uno degli artisti più quotati nel mondo dello streetwear. Insomma, dove c’è scarsità e molta domanda, il resale si insinua e trova nuove linee per lucrare.
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Il fashion resale online è animato da persone (ragazzini, ma non solo) che dedicano il loro tempo per tentare di acquistare questi capi esclusivi (sneaker, giubbetti, accessori) e poi rivenderli, marginalizzando il più possibile. Ci sono anche negozi, attività che si dedicano a questo business, ma la stragrande maggioranza è costituita da persone giovani che hanno molto tempo a disposizione e grandi aspettative di guadagno.
E non stiamo parlando delle grandi aste con le scarpe di Michael Jordan vendute a un milione di euro, ma di una marea in continua crescita attratta dalla promessa di facili guadagni, legati spesso alla passione.
Fashion resale online: siti e app per acquistare
Dove e come acquistare per il fashion resale online? Tramite raffle, le “riffe” pre-uscita, tramite form o pre-ordini o attraverso il FCFS – First Came First Serve.
Raffle
Una delle più famose è decisamente l’app “Snkrs” di Nike, seguita da “Confirmed” di Adidas. Nei giorni precedenti l’uscita sul mercato di un nuovo modello di scarpa (o anche di una ciabatta, come le famose Yeezy Slide indossate da Chiara Ferragni per le strade di Milano), è possibile registrarsi per partecipare all’estrazione ed avere la possibilità di comprarla. Si tratta di una vera e propria lotteria che premia i più fortunati. In gergo si chiamano “raffle”, appunto, “riffa” in italiano. La selezione tra gli iscritti alla lotteria è completamente casuale: basta mettersi in fila virtuale per acquistare. Altre app mobile gettonate sono sicuramente SNS, END, Asphaltgold, Sneakerdraws, SVD.
Instagram, form e preordini
Non è l’unica modalità: molti siti gestiscono le raffle via Instagram, invitando le persone che vogliono partecipare a dare il like ad un post dove è fotografato l’oggetto, oltre ad una serie di adempienze, come il commento alla foto con la propria taglia e magari taggando due o tre amici. Qualcuno, per validare l’iscrizione via Instagram chiede di repostare la foto tra le proprie storie o di compilare un form su Google.
Alcuni si concentrano su un preordine diretto sul sito, bloccando i soldi e andando a riscuoterli solo per i fortunati vincitori, selezionati per l’acquisto.
Ci sono moltissimi siti che si dedicano a questo: vale la pena citare Footdistrict, Oqium, Bouncewear, 24 Segond, Offspring, Selfridges, Impact, Footshop, Weelgosh, Up There, Soft, Sevenstore e Kickz.
FCFS – First Came First Serve
Non mancano siti che si affidano al cosiddetto metodo “Chi prima arriva per primo viene servito” ovvero FCFS – First Came First Serve. I paladini di questa modalità sono Solebox, Snipes, Luisaviarma, Zalando, Footlocker, Kith, oppure Unieuro per le Playstation 5. Mediaworld si è evoluto mettendo in coda chi si collega. L’inghippo, in questo caso, è che spesso i siti vengono subissati dalle richieste di collegamento e rischiano il collasso.
Fashion Resale online: i cookgroup per rimanere aggiornati
Il grande problema di chi vuole entrare in questo “sneakergame” (che però non tratta solo sneaker) è avere le informazioni: il sito di uscita di una release, l’orario, il link di accesso diretto, il numero di copie del prodotto, consigli su cosa acquistare e cosa lasciare.
È nato quindi il mercato dei cookgroup, i gruppi che tengono gli utenti aggiornati sulle uscite in real time e forniscono i tips & tricks per accaparrarsi più paia, su dove trovarle e come farsi inviare il bene acquistato per non avere problemi alla dogana.
I più famosi sono sicuramente Copgang, Easycop, Copdragon… ma sono veramente tanti.
I cookgroup utilizzano Discord come piattaforma e hanno una quota di partecipazione che in media oscilla tra i 30 e i 40 euro al mese.
La qualità è data dalla velocità di informazione agli iscritti sull’uscita di uno degli oggetti da collezione o dalla quantità di consigli ed informazioni che riescono a fornire ai partecipanti.
Di solito sono suddivisi in canali tematici, con dei “monitor” che controllano un sito o più siti: ad esempio, un monitor può controllare i siti fashion costruiti su Shopify, un altro essere concentrato sulle uscite di Solebox, un altro condividere tutte le raffle a cui è possibile partecipare in Europa con le risposte ad eventuali domande che si accertano dell’identità della persona.
Ovviamente avere Discord sempre aperto sul proprio computer in attesa del momento magico per acquistare l’oggetto da rivendere è un lavoro piuttosto ingombrante… motivo per cui un adulto con un lavoro fisso ha qualche difficoltà ad approfittare di questa opportunità in modo continuativo.
Fashion resale online: i bot per essere più veloci degli altri
Non basta spendere 40 euro al mese per partecipare ad un cookgroup e diventare un professionista di questo business. È una condizione necessaria, per essere aggiornati, ma non sufficiente.
Esempio: nel momento in cui appare una release su Footlooker, tutti quelli che provano a collegarsi trovano il sito bloccato o una lunga fila, quasi sempre destinata a risolversi nel nulla.
Lo stesso vale per molti altri siti.
Per poter acquistare l’oggetto (o gli oggetti) velocemente, arrivano quindi in soccorso i bot, dei programmi che automatizzano l’acquisto, il checkout e il pagamento su un sito e possono gestire diversi account, in modo da non limitare ad un solo bene ma di poter “industrializzare” il sistema.
È stato il caso, la scorsa estate, della release delle sneaker Jordan 1 sul sito americano di Travis Scott: venduta a 160 dollari a retail, è schizzata immediatamente a 3.000 dollari nel mercato del resale. Con un bot, due ragazzi americani sono riusciti a comprare qualche centinaio di paia e farla franca.
Un bot permette di impostare: diversi account per accedere ad un sito, diverse modalità di pagamento per i differenti account, un link dove si trova il prodotto da comprare o delle keyword per cercare quel prodotto all’interno di un sito.
Ci sono diverse tipologie di bot: per siti realizzati in Shopify, per siti determinati, per iscriversi e partecipare alle raffle. Un bot può costare da poche centinaia di euro fino a migliaia di euro… e anche per i bot c’è un mercato nel resale, bot difficili da acquistare che si riescono a comprare con altri bot.
I siti e le app che vendono questi prodotti non rimangono certamente a guardare e inventano, di volta in volta, vari stratagemmi per proteggersi dai bot. Ad esempio, Supreme, negli ultimi tempi, per l’aggiunta al carrello dei prodotti più desiderati, obbliga l’utente e girare il mouse attorno ad un cerchio, per verificare di avere una persona dall’altra parte del monitor.
Captcha solver, movimenti del mouse, riconoscimento di oggetti prima di procedere al checkout, analisi del comportamento sul sito (troppa velocità viene bannata): tutte tecniche che i venditori online di questi beni “preziosi” hanno adottato. Ovviamente, gli sviluppatori dei bot sviluppano a loro volta continuamente nuove soluzioni e in questa continua guerra sono i primi a guadagnarci.
Fashion Resale Online: i proxy per simulare diverse location
Uno dei controlli più facili e basilari, per le app e i siti web, è la verifica degli indirizzi IP degli utenti che hanno fatto acquisti. Se ad un indirizzo IP vengono imputati più ordini, è quasi sicuro che lo stesso utente è riuscito, in qualche modo (o con bot o con più sessioni da differenti browser) a piazzare più ordini per poi lucrarci sopra.
Arrivano in aiuto dei reseller i servizi di proxy, ovvero degli abbonamenti che forniscono una vastità di indirizzi IP che aiutano a simulare connessioni da differenti computer.
Anche questo un costo non indifferente che si aggiunge all’investimento dei provetti rivenditori di materiale esclusivo: si pagano a consumo di dati e i servizi migliori superano i 20 euro a giga.
Fashion Resale Online: i luoghi della rivendita
Una volta acquistato il prodotto a prezzo di retail, ad esempio la Playstation 5 a 499 euro, occorre trovare chi è disposto a pagarla 700/750 euro e creare un margine che permetta di continuare a partecipare al gioco, traendone una soddisfazione economica.
I canali per far incontrare domanda ed offerta sono molteplici: nel caso della Playstation, inserire l’annuncio su Subito.it può essere la soluzione più veloce e semplice.
Ma per l’ultimo paio di Nike Dunk ispirate a Gundam, il robottone degli anime giapponesi, in collaborazione con Bandai, ci sono canali più specializzati: si va da Vinted, dove si trova di tutto e di più, per arrivare a Depop o Grailed (canali decisamente più tematici per gli appassionati di streetwear) o ai riferimenti di settore come StockX o Klekt. Il primo, in particolare, permette di mettere il proprio oggetto in vendita stabilendo il prezzo desiderato. L’acquirente può decidere se accettare quel prezzo o, a sua volta, lanciare un’offerta che può essere raccolta da qualunque venditore. Per approfondire, “Come funziona StockX”.
Conclusioni
Nella trattazione, non ci si è addentrati in questioni troppo tecniche e non sono stati citati tutti gli elementi di cui dotarsi (es: il miglior posto dove installare un bot è un server, magari di Google, e ciò alza ancora i costi; esiste un mercato sotterraneo degli account verificati Nike per partecipare alle lotterie sull’app sneaker da utilizzare con i bot). Ma l’obiettivo è porre l’attenzione sulla grande e continua espansione del fashion resell online, un mondo fatto di tecnologia, know-how, investimenti e pochissimo dichiarato.
Un mondo da tenere d’occhio, un altro esempio di quell’economia liquida e distribuita che con Internet prolifera e crea nuove opportunità di mercato. Partendo anche da Stockx, che nel 2020 ha dichiarato 400 milioni di dollari di revenue (e con altri siti similari che stanno trovando la loro strada), con moltissime storie raccontate e documentate su Youtube e sui blog di ragazzini che si portano a casa 5,10,20mila dollari di guadagni in un mese e un’industria alle spalle – lo streetwear – che muove oltre 180 miliardi di dollari l’anno.
Sicuramente la Sony, per portare un esempio virtuoso, con la strategia di distribuzione delle Playstation 5 ha dimostrato di aver capito le dinamiche del gioco, senza più bisogno di avere aggiornamenti di hardware dal primo al secondo Natale in cui la nuova console è sul mercato: resta un desiderata che non è più “per tutti” perché diventa un bene quasi elitario, pur rivolgendosi ad un mercato di massa globale.
Altri stanno cogliendo la palla, dalla Levi’s che presenta le collaborazioni con Pokemon, a Gucci che vuole parlare al mercato dei più giovani con la collaborazione con The North Face o a Dior che, con la Nike, presenta un modello esclusivo di Jordan 1 a 2.000 dollari di retail che vola oltre i 6.000 dollari il giorno dopo la release nel mercato del resell.
La scarsità di schede grafiche Nvidia che spara i prezzi dai 500 ai 2.000-3.000 euro nelle rivendite è un altro esempio di mercato verticale che ha tratto dei buoni insegnamenti da questa tendenza. Il mercato di massa diventa sempre più esclusivo per continuare a essere desiderato e di massa. Curioso, no?