La storia di Francia e Lussemburgo- ora costretti certo a ubbidire all’ultimatum UE- rivela che imporre il digitale è più difficile di quanto sembri. E che molte rivoluzioni dovranno per forza passare dall’Europa.
Abbassare l’Iva degli e-book, magari allineandola a quella del libro fisico, è sacrosanto, utilissimo per sviluppare non solo l’e-commerce ma anche la cultura digitale, tanto che è una delle idee della proposta parlamentare bipartisan, ora ferma in Parlamento e destinata a dare solo vita a emendamenti del Crescita 2.0). Potremmo persino aggiungere che sia assurdo tenere l’Iva più alta per l’e-book rispetto alle copie fisiche. Giusto.
Eppure bisogna fare i conti con l’Europa e con molti equilibri delicati. Quei due Paesi ci hanno provato, ma secondo l’UE stanno creando così gravi alterazioni della concorrenza sul mercato e-book, come spiegato qui.
“E’ il motivo per cui Sviluppo economico ha preferito non toccare l’Iva, nel decreto Crescita 2.0. Bisogna passare dall’Europa o ci si becca una procedura d’infrazione”, mi ha spiegato Giuseppe Tripoli, del ministero e responsabile dei temi e-commerce per l’Agenda. Allora forse servirebbe che l’Europa tutta abbassi quest’Iva sull’e-book.
E’ proprio vero che c’è una distanza tra le buone idee e la loro realizzazione pratica. E che prima di criticare le lacune di questo o di quel provvedimento, dovremmo sforzarci di analizzare le macro ragioni di certe scelte.