ecommerce e app

Spesa e ristoranti online, gli italiani sono cambiati: ecco i nuovi scenari

L’emergenza sanitaria ha generato un’impennata dell’ecommerce di alimentari e food delivery in Italia. Tuttavia, questo nuovo canale di distribuzione racchiude anche dei costi importanti e delle complicazioni di tipo operativo a fronte di consumatori sempre più esigenti. Ecco le prospettive del settore

Pubblicato il 29 Giu 2020

Roberto Liscia

Presidente Netcomm

foodora

Durante il lockdown si sono avvicinati agli acquisti online migliaia di consumatori che fino a pochi mesi fa non avrebbero mai nemmeno immaginato di acquistare o ordinare prodotti – in particolare alimentari – attraverso canali digitali. Un cambiamento culturale è in atto ed è necessario che le imprese investano sempre di più in tecnologie come il machine learning e l’intelligenza artificiale per ottimizzare la user experience degli utenti, facilitando i processi di acquisto.

Questo vale, in particolare per il mercato dell’eCommerce alimentare nel mondo vale 58 miliardi di euro, 14,9 miliardi in Europa e 1,6 miliardi in Italia. Nel 2020 si prevede che gli acquisti online dei consumatori italiani nel comparto Food & Grocery ammonteranno a 2,5 miliardi di euro, quasi 1 miliardo in più rispetto al 2019[1].

Anche se per il grocery l’offline continuerà a rappresentare la quota più rilevante delle vendite anche in un futuro prossimo, l’eCommerce sarà il principale motore di crescita per il largo consumo, con prospettive molto promettenti per i prossimi anni.

I consumatori si affidano sempre di più all’acquisto online di prodotti alimentari, sviluppando una consapevolezza sempre maggiore delle loro esigenze e guidando l’evoluzione di questo settore con le loro nuove scelte alimentari e la loro necessità di ricevere informazioni dettagliate sugli articoli acquistati. Il digital food è parte di un settore estremamente dinamico e in continuo mutamento, ma ancora di nicchia, il cui tasso di penetrazione degli acquisti online sul totale retail è ancora marginale.

Il Food delivery in Italia e la sua crescita durante e post-lockdown

I dati, però, parlano chiaro e la crescita così decisa nel comparto Food&Grocery è dettata soprattutto dalla diffusione del food delivery: negli ultimi 12 mesi, infatti, un terzo degli eShopper italiani ha comprato online beni alimentari e bevande e il 72% degli ordini con consegna in un giorno nell’alimentare è rappresentato dal pasto a domicilio[2]. L’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown forzato non hanno fatto altro che stimolare questo fenomeno, triplicando i nuovi consumatori online in Italia solo nel periodo tra gennaio e maggio: 2 milioni rispetto ai 700 mila di un anno fa[3].

Abbiamo assistito a un’impennata senza precedenti dei download di Just Eat, Glovo, Foodora, Ubereats e soprattutto di Deliveroo, l’app leader in Italia nel servizio di food delivery. A guidare la classifica dell’utilizzo delle app è Milano, seguita da Roma, Cagliari, Firenze e Bologna e la cucina preferita a livello nazionale è risultata senz’ombra di dubbio quella italiana, in particolare pizza e pasta. Non da meno è stata la cucina americana con i classici panini e hamburger, la cucina giapponese e il poke hawaiano, senza dimenticare il re dei dolci italiani, il gelato, e i classici tiramisù e cannoli. La cucina cinese è l’unica che ha subito una perdita consistente, considerando che, prima dello scoppio della pandemia, è sempre stata una delle cucine best-seller. [4]

Dal punto di vista dei ristoranti in Italia, si calcola che gli incassi generati dalle app di consegne di cibo a domicilio siano pari a circa 500 milioni di euro e che, nel giro di due anni, la cifra possa quintuplicare[5]. Tuttavia, questo nuovo canale di distribuzione racchiude anche dei costi importanti e delle complicazioni di tipo operativo, causate soprattutto dalla velocità con la quale si deve procedere per garantire le consegne nel minor tempo possibile. Le commissioni variano dall’8 al 14% per le app che fungono solo da vetrina e arrivano fino al 25/30 % per le app che offrono anche un servizio di logistica[6].

USA, scontro ristoranti vs app

L’Italia non è l’unica a trovarsi ad affrontare queste problematiche. Negli USA, ci si chiede quanto la tecnologia e le app di food delivery possano realmente aiutare i ristoranti a sopravvivere in questo difficile momento di ripresa[7].

Molti locali stanno realizzando che affidarsi alle app ha portato in più casi a una perdita economica e a difficoltà nella gestione dei servizi per risolvere eventuali problemi di consegna. Per questo motivo, i ristoranti stanno sperimentando nuove opzioni per mantenere il servizio a domicilio senza far ricorso alle app. Aggiungendo ai loro siti web l’opzione di ordinare online, utilizzando i loro corrieri personali o stringendo accordi con aziende che non richiedono una percentuale su ogni ordine, assicurano ai loro clienti un servizio più solido ed efficiente senza dover sostenere ulteriori spese.

Non è certo però un’operazione semplice convertire le migliaia di persone abituate ad usare app di fama mondiale all’utilizzo di questi metodi più personalizzati e bisogna, inoltre, tener presente che non tutti i locali possono ancora permettersi di gestire autonomamente il volto più tecnologico della loro attività.

Negozi fisici e online assieme

È evidente, quindi, che nel pieno di questa rivoluzione tecnologica, investire nell’innovazione sia una priorità per tutti, anche per i piccoli negozi. Il retail da solo non è autosufficiente e necessita del digitale, ma anche per le piattaforme digitali la collaborazione con i negozi fisici è fondamentale.

Il futuro del retail nell’era eCommerce non è perciò chiudere i punti vendita locali e vendere solo online, ma arricchire i negozi di quartiere con una offerta omnicanale.

Ad oggi sono 29 milioni gli eShopper italiani, 2 milioni in più rispetto allo scorso anno.

Il consumatore, specialmente in ambito alimentare, è alla costante ricerca di una scelta sempre più ampia, sofisticata e facilitata. Da un lato, dunque, i grandi retailer stanno ampliando in modo importante l’offerta di prodotti negli scaffali digitali; dall’altro lato, l’offerta stessa si sta allargando verso una grande varietà di specialità enogastronomiche. E in questo scenario, a emergere come mai prima d’ora vi sono quelli che potremmo definire “local digital mall”, vale a dire piccole realtà che, grazie al proximity commerce e ai canali digitali, sono riuscite rispondere alla clientela locale, offrendo un’esperienza di acquisto e di delivery sempre più immediata.

Digitale e sostenibile

Il tema della sostenibilità, poi, si fa ancora più importante nella filiera del food: i consumatori tenderanno sempre più a privilegiare l’offerta locale, sia per la vicinanza dei prodotti, sia per la vicinanza dei retailer, con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale, oltre che di sostenere l’economia locale.

Questi fenomeni potranno svilupparsi ulteriormente grazie ai cambiamenti, in parallelo, che stiamo osservando nei modelli di business della logistica e dei pagamenti, dove il nuovo paradigma è la safe experience grazie al contactless payment e il contactless delivery.

A farla da padrone, quindi, saranno sempre di più le modalità di ritiro e consegna come

  • il click&collect/drive&collect,
  • le prenotazioni via app,
  • il ritiro attraverso i locker,
  • così come i pagamenti attraverso totem in negozio, via app, qr code, digital wallet e applicazioni di pagamento.

Il futuro è senza barriere, all’insegna della sicurezza e della sostenibilità. E l’esperienza dei consumatori è destinata ad essere sempre più fluida e integrata tra online e offline.

______________________________________________________________________-

  1. Fonte: Osservatorio Ecommerce B2c promosso promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, 2020
  2. Fonte: Netcomm Focus Food, 2020
  3. Fonte: Netcomm Forum Live, 2020
  4. Fonte: Deliveroo, studio sui trend degli ordini effettuati con app di Food delivery nell’anno 2020
  5. Fonte: Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE), 2020
  6. Fonte: intervista a Nicolò Caparra, CEO Goodeat Italia Group – Wired 2020
  7. Fonte: The New York Times, 2020

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