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Verso una strategia digitale per il turismo in Italia

Dal governo emergono finalmente segnali positivi. Gli strumenti digitali sono da anni un elemento fondamentale per la competitività di tutto il settore. Sono ancora molte le aziende turistiche e le pubbliche amministrazioni che fanno finta di aver capito gli stravolgimenti che le stanno investendo. E’ importante rendersi conto che si può fare molto anche senza azioni concertate (anche se sono auspicabili) e i casi positivi nati dal basso non mancano

Pubblicato il 20 Giu 2014

Filippo Renga

CoDirettore Osservatorio Smart AgriFood del Politecncio di Milano e Università di Brescia

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Apprendiamo con gioia che tra le priorità del governo ci sia una forte attenzione al settore turismo e al contributo che il digitale può portare a questo settore.

Un ottimo segnale di concretezza arriva dal credito di imposta annunciato. Si troveranno sempre coloro che criticheranno le modalità e le tempistiche, ma ciò che conta è la presa di coscienza che occorre agire velocemente sul digitale per garantire la competitività di uno dei settori più importanti per l’Italia. Occorre passare all’azione, la velocità è vitale nell’era digitale. Basta chiacchiere!

Nel lontano 2008, con Valeria Portale e tutto l’Osservatorio Mobile Marketing della School of Management del Politecnico di Milano, si evidenziava come nel turismo le tecnologie digitali, ed in particolare quelle Mobile, fossero poco diffuse e il valore raccolto dalle aziende tra i più bassi a tutti i livelli offerti dai servizi digitali (riduzione costi, sviluppo di nuovi servizi, flessibilità, aumento dei ricavi, ecc.). È sconcertante notare come la situazione non sia molto cambiata, anche se rimane un settore con grande potenzialità. Occorre obbligatoriamente un cambio di passo!

Sicuramente la frammentazione del settore e la mancanza di “competenze digitali” a livello strutturale del nostro paese potevano far desistere da eventuali azioni evolutive per il settore, non si deve però celare anche il sostanziale disinteresse e la mancanza di azioni concrete da parte della maggioranza degli attori del settore (dalle associazioni alle singole imprese).

Ora che alcuni fenomeni sono evidenti a tutti, dai tassisti, che tardivamente e disordinatamente cercano di opporsi a Uber (favorendolo), alle agenzie viaggio, che soffrono i servizi di prenotazione online perchè incapaci di fare vero customer care – si spera che possa portare ad azioni concrete concomitanti, anche non concertate, da parte degli attori del settore che vogliono sopravvivere.

L’inevitabilità del fenomeno digitale è ben espressa nell’articolo: “Le opportunità della Disruptive Innovation”, del professor U.Bertelè. Come la storia insegna, occorre adattarsi velocemente ai cambiamenti e non opporsi all’evoluzione.

E’ importante evidenziare, senza la pretesa di essere esaustivi, alcune competenze che la maggior parte degli attori del settore dovrebbero cercare di implementare al più presto:

– lavorare su nuove tecniche di marketing attraverso i canali digitali, così da attrarre coloro che acquistano viaggi e vacanze in qualsiasi paese. La fase dell’incubazione di un viaggio, anche se si conclude in agenzia, risente fortemente dell’influenza di Internet e, in particolare, della condivisione delle esperienze dei turisti su Social Network e forum specializzati;

– introdurre strumenti mobile per supportare e intercettare il viaggiatore anche e soprattutto durante la vacanza (ad esempio Blablacar o Gastromama)

– focalizzarsi maggiormente su il customer care digitale nelle fasi “durante” e “post” viaggio.(ci sono bellissimi esempi di piccole agenzie viaggio che seguono il proprio cliente anche durante il viaggio attraverso le piattaforme digitali)

Implementare questi servizi digitali potrà portare inizialmente ad una ridefinizione di alcuni profili lavorativi; la stessa innovazione digitale però porterà alla creazione di nuove figure professionali che con queste nuove competenze. Anche su questo fronte si deve fare molto: il saper fare è l’oro di una nazione.

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