Nei mesi scorsi, c’era grande attesa per la revisione del meccanismo di validazione delle transazioni blockchain della cripto-valuta Ethereum, con il passaggio dal Proof-of-Work (PoW) al Proof-of-Stake (PoS).
Il merge di Ethereum è stato completato il 15 settembre. Dopo anni di test, l’operazione è riuscita molto bene.
Da Proof-of-Work (PoW) a Proof-of-Stake (PoS): cosa cambia
Proof-of-Work (PoW) e Proof-of-Stake (PoS) sono due possibili algoritmi di consenso idonei a garantire l’immediata evidenza di una qualsivoglia modifica della catena di blocchi (la blockchain, appunto). Con il Proof-of-Work (PoW), i blocchi della catena sono validati mediante la risoluzione di problemi di calcolo crittograficamente complessi da parte di proprietari di hardware (i miners) che mettono a disposizione la loro capacità di calcolo e la loro energia. Poiché il mining richiede un’enorme potenza computazionale (ormai, data center dedicati) e competenze specifiche, la maggior parte del potere di validazione su Ethereum era controllata da un piccolo numero di mining pool gestiti da privati. L’alternativa al Proof of Work scelta da Ethereum è il Proof of Stake, sistema in cui la garanzia della validità delle operazioni effettuata non deriva dalla risoluzione di un problema matematico (con relativo premio), ma dallo stanziamento – ad opera di qualcuno che aderisce alla piattaforma, a proprio rischio – di cripto-valute. Di fatto, chi vuole operare come validatore, deve depositare proprie cripto-valute nel network, impegnandole come una sorta di garanzia o deposito cauzionale. Una volta depositata, la quota non può essere utilizzata o spesa.
Obiettivo di Ethereum era creare un sistema dove chi vuole essere validatore non ha più bisogno di grandi data center dedicati, ma solo di tre software (un client di esecuzione, un client di consenso e un client che agisce per conto del validatore) e di impegnare 32 ETH come deposito cauzionale. Per raggiungere quest’obiettivo, Ethereum doveva affrontare un’operazione tecnicamente complessa: il Merge del client di esecuzione della blockchain Mainnet con il client di validazione delle transazioni Beacon Chain. Si trattava di integrare perfettamente il livello di esecuzione tipico della blockchain e il livello di validazione Proof of Stake. È proprio in quest’ultimo che risiedono le novità apportate da Beacon Chain alla blockchain di Ethereum.
Ethereum è una piattaforma informatica decentralizzata. Se la vediamo dal lato dell’utente, Ethereum ha molto in comune con bitcoin: ci sono indirizzi dove fare le transazioni, c’è una blockchain da consultare e ci sono chiavi private da conservare con attenzione. Ethereum non ha un proprietario: funziona contemporaneamente su migliaia di dispositivi in tutto il mondo; è un protocollo che permette di trasferire una criptovaluta. La blockchain è il database che contiene le informazioni usate da questo protocollo.
Verso il Merge di Ethereum: vantaggi e rischi per utenti, miner e investitori
Gli obiettivi (centrati) del merge di Ethereum
La prima esigenza di Ethereum (soddisfatta grazie al Merge) era passare a una rete molto meno centralizzata. Per fare funzionare il Proof of Stake servono almeno 16.384 validatori. Ciò rende la rete più decentralizzata e, indirettamente, più sicura. La precedente concentrazione su pochi miners del potere di validazione, almeno astrattamente, rendeva ipotizzabili abusi come l’attacco del 51%, in cui un gruppo di nodi con più del 51% della capacità di mining decide qual è la prossima transazione indipendentemente dalla realtà.
La seconda esigenza era di ridurre la congestione della rete. La rete è stata divisa in “gruppi di shard” che condividono il carico di Ethereum. Il nuovo sistema di partizionamento (sharding) dovrebbe aumentare la capacità di trasmissione di Ethereum fino a 100.000 transazioni al secondo, molto di più della capacità offerta dagli istituti emittenti le carte di credito. Inoltre, è imperniato sulla separazione proponente/costruttore (PBS). Prima dell’Ethereum’s Merge, i miner erano responsabili della produzione di blocchi, prendevano le transazioni per classificarle e includerle nei blocchi e avevano il potere di censurare determinate transazioni. Adesso, questa responsabilità è stata divisa in due ruoli: proponente e costruttore. Il proponente riceve le transazioni dalla porta di accesso alla blockchain di Ethereum e crea una lista con informazioni sulle transazioni di blocco che passa ai costruttori di blocchi. I costruttori riordinano le transazioni, costruiscono i blocchi, quindi inviano le proprie offerte al proponente, che sceglie il miglior offerente come blocco valido.
La terza esigenza era di interrompere il meccanismo per cui – per le validazioni delle transazioni compiute dai miners – vengono spese enormi quantità di energia, con conseguenze deleterie sul clima. Il passaggio di Ethereum al Proof of Stake ha comportato una riduzione del 99,9% dell’energia utilizzata. L’Ethereum’s Merge è una novità molto positiva sul piano dell’impatto ambientale, perché sgancia Ethereum dal loop energivoro di altre criptovalute (bitcoin in testa) e le impedisce di innalzare il riscaldamento globale.
In Ethereum, c’è un meccanismo di commissioni, definito gas, che garantisce che il sistema assegni una commissione appropriata agli utenti in base all’uso delle risorse. In genere, il gas costa una frazione di ETH. Finora, l’Ethereum’s Merge non ha influenzato i costi del gas (commissioni): le tariffe sono rimaste uguali. Tuttavia, c’è chi osserva che il tempo impiegato dai validatori all’interno di Ethereum per verificare i dati è aumentato. Con il Proof of Stake, i tempi di blocco sono diventati fissi: vengono confermati ogni 12 secondi. Questo avrà un impatto sulla commissione di transazione pagata ai validatori per i loro servizi alla blockchain. Tuttavia, non è ancora chiaro come i tempi di blocco fissi influiranno sul prezzo per unità di lavoro svolto.
Le critiche all’Ethereum’s Merge
I critici sostengono che l’Ethereum’s Merge non abbia risolto il problema di fondo delle criptovalute: la scarsa fiducia della maggioranza dei risparmiatori. Questa sfiducia – dicono – non ha nulla a che fare con i consumi energetici del sistema prescelto per la validazione delle transazioni; è legata piuttosto ai risultati rovinosi di alcuni investimenti, o a noti episodi di attacchi informatici e truffe. Qualcuno magari è intimidito dalla poca agibilità delle interfacce grafiche. Altri ancora non si fidano di una moneta non controllata dallo Stato.
Poi, c’è il versante opposto, quello dei puristi, che vedono l’Ethereum’s Merge come un potenziale indebolimento della filosofia di fondo delle criptovalute, cioè creare – in rete – un sistema privato che prescinda dalla presenza di un arbitro, di un’autorità o di un terzo indipendente che garantisca la transazione.
Secondo alcuni, il nuovo meccanismo di validazione delle transazioni potrebbe portare al consolidamento di aziende come Binance, Coinbase e Kraken, che hanno i mezzi per stanziare cripto-valute a fini di validazione. A loro avviso, ciò è un pericolo perché queste società sono sotto osservazione da parte di autorità che vigilano sulla trasparenza e correttezza dei comportamenti degli operatori nel sistema finanziario, come la CONSOB.
Secondo altri, il problema può venire dall’uso di software che garantiscono la separazione proponente/costruttore (PBS) conformi a standard dell’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Tesoro degli USA, che è deputato, fra l’altro, al contrasto del riciclaggio dei proventi di crimini informatici. Nell’opinione di coloro che vorrebbero il mondo delle criptovalute del tutto esente da controlli o proibizioni, la circostanza che questi software (che nella Ethereum post Merge intermediano fra proponenti e costruttori di blocchi riordinando le transazioni all’interno dei blocchi) siano conformi a standard governativi è un pericolo, perché questi software sono progettati in modo da rifiutarsi di elaborare determinate transazioni.
Nell’Unione Europea, simili critiche potrebbero incrociarsi alla diffidenza verso i controlli antiriciclaggio (percepiti come burocrazia). Infatti, le regole proposte il 30 marzo 2022 dalla Commissione Europea nella Transfer of Funds Regulation (TFR) varranno per piattaforme di exchange come Binance, Coinbase e Kraken, mentre non varranno per i trasferimenti di criptovalute che avvengono fra privati senza intermediario.
L’opinione di chi scrive è che gli elementi positivi dell’Ethereum’s Merge, uniti alla versatilità di Ethereum, permetteranno a questo sistema di resistere meglio di altri all’evoluzione delle norme e della società.