Con il nuovo programma quadro Horizon Europe si entra nella fase operativa dello European Open Science Cloud (EOSC) e, contemporaneamente, la scienza aperta diventa requisito e nuovo modus operandi per la ricerca.
Nel biennio 2018-20 di governance provvisoria di EOSC è emersa la chiara esigenza di realizzare centri in cui consolidare e mettere a sistema le competenze sviluppate in quella esperienza di rete europea.
Ci si aspetta che possano esserne realizzati di varia natura, a seconda del loro bacino di utenza e di come le competenze vengono selezionate: centri a carattere nazionale, disciplinare o tematico, cioè destinati alle pratiche dell’Open Science applicate a specifiche comunità di ricerca o a determinati temi quali per esempio rendere i dati FAIR (Findable, Accessible, Interoperable, Reusable).
Accelera l’European Open Science Cloud: ecco perché l’Italia deve esserci
Dall’Europa all’Italia: un centro di competenze nazionale
Nel corso del biennio, con la formazione di un gruppo di esperti europei, è stata effettuata una ricognizione delle iniziative presenti su questo fronte nei vari paesi e dei bisogni formativi da affrontare.
Anche grazie a questa esperienza, l’iniziativa nazionale per la scienza aperta e EOSC, ICDI (Italian Computing and Data Initiative) ha istituito una task force per realizzare il primo centro di competenza italiano per la scienza aperta, i principi FAIR e la partecipazione ad EOSC. Il centro si avvale dell’esperienza dei membri di ICDI in vari settori disciplinari e tematici e si compone di una rete di esperti, iniziative e infrastrutture di ricerca con varie competenze funzionali al supporto della comunità nazionale.
L’obiettivo è mettere a sistema le competenze presenti all’interno di enti di ricerca, università e infrastrutture di ricerca tematiche e trasversali, proponendosi come un unico punto di riferimento nazionale per formazione e supporto, empowerment, professionalizzazione, buone pratiche e strumenti e servizi.
Un sistema complesso, un ruolo da costruire per ciascun attore
Le attività del CC-ICDI saranno rivolte a una varietà di attori, dalla governance delle istituzioni di ricerca agli enti finanziatori pubblici e privati, dai singoli ricercatori al personale di supporto, inclusa la rete di data steward. Il CC-ICDI si rivolge anche ad altri settori della società che oggi si trovano davanti le opportunità create dalla sempre crescente disponibilità di dati aperti, ma anche la complessità di maneggiarli in modo consapevole, attraverso iniziative di alfabetizzazione più ampie.
L’obiettivo di lungo periodo è coinvolgere progressivamente tutte le componenti della società che possono contribuire e beneficiare della Open Science, dell’applicazione dei principi FAIR e della costruzione di EOSC, come pubbliche amministrazioni, imprese innovative, data journalists e cittadini.
Poiché l’integrazione delle pratiche della scienza aperta nelle attività di ricerca impone necessariamente che tutti gli attori coinvolti sviluppino le competenze, abbiano accesso alle tecnologie necessarie e possano operare in un contesto adeguato dal punto di vista dei regolamenti e delle normative, è importante che il centro riesca a fornire una formazione ed un supporto personalizzati. Questo supporto include alcuni aspetti chiave come lo sviluppo di strategie per la scienza aperta che comprendono l’adozione di regolamenti e strumenti idonei e l’attivazione di un gruppo di formazione e di supporto interno all’organizzazione per aiutare il personale a metterli in pratica. La professionalizzazione dei data steward, nuova figura di supporto ai gruppi di ricerca associata alla gestione “FAIR by design” dei risultati, verrà anche affrontata attraverso la progettazione e la promozione di percorsi di formazione strutturata e certificata.
Tra i protagonisti dell’era EOSC, un ruolo fondamentale è giocato dagli enti finanziatori e di governo, che possono agire da un lato attraverso l’armonizzazione dei regolamenti e delle normative, dall’altro sull’aggiornamento del meccanismo di valutazione della ricerca, nodo cruciale per la piena adesione ai principi della scienza aperta. All’interno di un quadro europeo in continuo movimento, il CC si presenta come una rete di esperti coordinata e coesa in continuo aggiornamento grazie alla partecipazione a gruppi di lavoro europei nel settore delle policy e delle procedure di valutazione della ricerca. Il centro mette anche a disposizione delle organizzazioni servizi e strumenti per il monitoraggio e la misura dell’impatto della ricerca finanziata, grazie all’esperienza maturata in contesti come quello di OpenAIRE e INFRAEOSC-05.
I ricercatori potranno trovare nel centro il supporto e gli strumenti necessari a integrare la scienza aperta nella propria metodologia, anche dal punto di vista specifico della disciplina in cui operano. La presenza di esperti inseriti in iniziative e infrastrutture di ricerca operanti in svariati settori disciplinari è fondamentale per questo aspetto.
Infine i cittadini potranno beneficiare dell’esperienza del centro, attraverso programmi di citizen science, tesi ad avvicinare la società alla ricerca per comprenderne i meccanismi ed instaurare un rapporto di consapevolezza e fiducia, un aspetto questo di cui questioni di grande attualità e importanza come la diffusione e comprensione delle informazioni sulla pandemia e sui vaccini hanno dimostrato, anche drammaticamente, l’importanza.
L’importanza della rete di competenze
Fin dal settimo programma quadro, la Commissione europea ha compiuto una scelta decisa a favore della scienza aperta, attraverso programmi pilota e passi graduali. Il focus della strategia europea si è spostato negli anni dalle pubblicazioni aperte alla gestione e condivisione dei dati, per arrivare a coprire anche altre tipologie di risultati. Risultati come ad esempio software, processi, metodologie che, ora, i beneficiari dei finanziamenti europei dovranno gestire secondo i principi FAIR (Findable Accessible Interoperable Reusable) e rendere accessibili secondo il principio “aperto il più possibile, chiuso quando necessario”.
La gradualità ha riguardato anche il passaggio, nei regolamenti per il finanziamento dei progetti, dalla volontarietà alla obbligatorietà, fino ad arrivare, con HE, ad un approccio in cui la scienza aperta diventi l’approccio standard al processo scientifico e non già una possibilità.
In questa nuova fase, le pratiche di scienza aperta vengono valutate sin dalla proposta di progetto, in base ai curricula dei ricercatori e alla capacità delle istituzioni di ricerca di riuscire a supportare il proprio personale nell’integrare la scienza aperta nel processo scientifico: le competenze dei partecipanti diventano quindi cruciali per competere con il resto d’Europa.
Negli anni, grazie anche agli investimenti della Commissione in progetti e iniziative per la scienza aperta e la realizzazione di infrastrutture di ricerca e digitali, la comunità della ricerca europea ha potuto creare competenze specifiche. Queste iniziative hanno avuto impatto anche nell’ecosistema nazionale grazie alla partecipazione a partenariati europei e alla creazione di nodi nazionali. Esempi sono l’infrastruttura per l’accesso aperto OpenAIRE e alla sua rete di National Open Access Desk, distribuita in 34 paesi, i nodi nazionali di infrastrutture di ricerca appartenenti al panorama ESFRI (European Strategy Forum on Research Infrastructures), i progetti del programma H2020 per il coordinamento di iniziative nazionali funzionali alla gestione operativa di EOSC (INFRAEOSC-05). Questa importantissima rete di conoscenze, competenze e relazioni rappresenta la pietra angolare su cui basare la piena integrazione delle pratiche della scienza aperta nel mondo della ricerca.
Un percorso appena iniziato
La rete di esperti del centro di competenza si è già attivata per fornire supporto e proporre eventi formativi e informativi. Il primo corso di formazione organizzato nel febbraio scorso dal CC-ICDI in collaborazione con il NOAD italiano di OpenAIRE, e destinato ai beneficiari di progetti del programma quadro H2020, ha visto la partecipazione di più di 150 tra ricercatori e personale di supporto alla ricerca.
La serie “Open Science Café” è stata ideata a seguito delle richieste di approfondimento ricevute rispetto ad argomenti specifici. SI tratta di un appuntamento periodico con i temi e le novità dal mondo dell’Open Science, pensato per la comunità scientifica italiana, per informare e discutere in modo informale, all’ora del caffè, di vari aspetti legati alla scienza aperta. Il format è quello di un appuntamento mensile con episodi brevi e focalizzati su un tema specifico, lasciando sempre uno spazio per la discussione.
La serie si rivolge a ricercatori, studenti, personale di supporto alla ricerca, enti e istituzioni, semplici cittadini, interessati ad approfondire le tematiche dell’Open Science, conoscere le iniziative del panorama nazionale ed europeo e essere informati sulle ultime novità. Alcuni eventi sono destinati ad una categoria particolare di utenti, altri sono più generici. La serie è stata lanciata nel marzo 2021, e i primi 4 episodi hanno visto la partecipazione in diretta di circa 900 persone, con un totale di più di 1500 visualizzazioni delle registrazioni messe a disposizione sul canale YouTube del GARR e GARR TV. Molti sono i corsi in fase di attivazione presso istituzioni di ricerca che si sono affidate al centro di competenza e ai suoi esperti, spesso parte di una più ampia strategia istituzionale per la scienza aperta delineata con il supporto della rete stessa del centro.
I prossimi step
Intorno al centro si sta formando una vasta comunità che ha la possibilità di fornire feedback e suggerimenti sulle attività promosse. Nei prossimi mesi il centro ha in programma un primo bilancio e la stesura di un piano per la seconda metà del 2021 che prevede l’attivazione di nuovi servizi e l’integrazione dei commenti ricevuti.
Il centro di competenza sta lavorando alla definizione di un programma “train the trainer” per poter differenziare e ampliare l’offerta formativa in base a queste specifiche esigenze. La nascita e il consolidamento di altri centri di competenza a livello europeo necessiterà inoltre di un confronto e una attività di scambio e collaborazione dove l’Italia, fra i primi paesi a dotarsi di una struttura di questo tipo, potrebbe giocare un ruolo trainante.