Social Media Trends 2025

Fare business sui social nel 2025: le mosse vincenti per le aziende



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 I social media sono più che canali di comunicazione; riflettono trend e bisogni. Con strategie di ascolto attivo, le aziende possono anticipare cambiamenti e creare connessioni autentiche, affrontando la sfida del sovraccarico digitale

Pubblicato il 28 gen 2025

Alessio Pecoraro

coordinatore PAsocial Emilia-Romagna, marketing & communication manager



social (1)

I social media si confermano, anche nel 2025, molto più di un semplice canale di comunicazione. Come un barometro, riflettono tendenze, comportamenti e bisogni emergenti. Secondo “Social Media Trends 2025” il report realizzato da Hootsuite, ascoltare il flusso di comunicazione, ciò che accade, sulle piattaforme sociali digitali sarà sempre più importante per le aziende e i loro brand. Non si tratta di un semplice monitoraggio, ma di cogliere i segnali, anticipare i cambiamenti e tradurre queste intuizioni in strategie vincenti.

Il social come specchio della società

Tra le piattaforme più monitorate, Linkedin, Instagram, Facebook e Tik Tok, mentre agli ultimi posti X (già twitter) e Threads, la risposta di Instagram a X dopo l’acquisizione di quest’ultimo da parte di Elon Mask che non sta riscuotendo il successo sperato.

“Le piattaforme digitali non sono più solo strumenti per essere presenti, ma vere e proprie centrali di ascolto“, sottolinea il report. Questo implica un cambio di paradigma per i marketer, chiamati a osservare e interpretare i dati social per affinare le proprie strategie.

Il 62% degli esperti di social marketing utilizza strumenti di social listening e – come si legge nel report – l’ascolto dei canali social è al secondo posto tra le priorità per quanto riguarda il marketing e la comunicazione delle aziende e dei loro brand superato solo dal coinvolgimento degli utenti.

L’importanza del social listening per le aziende

“Ho sempre creduto nel social listening e ne ho fatto una leva strategica da utilizzare alla base di tutti i piani di comunicazione che abbiamo realizzato in questi anni” spiega Pietro Raffa, partner/responsabile digital e media advocacy di FB&Associati, esperto nella definizione di strategie digitali per aziende, partiti politici, istituzioni e associazioni di categoria.

Un terzo delle aziende e dei brand che fanno social listening lo fanno per essere aggiornati sui trend che si registrano nelle discussioni on-line, insomma sugli argomenti maggiormente attrattivi in quel momento. Un dato – quello emerso dalla ricerca – confermato anche da Raffa “Attraverso un social listening accurato si può capire l’umore della rete su un tema. In passato si faceva un utilizzo quasi globale del social listening, personalmente credo ai listening specifici, puntare sulla qualità del listening”. Attenzione però “Il monitoraggio deve essere il più completo possibile, non solo sui social, ma va esteso a tutta la rete”.

Con i social che ritornano ad essere uno spazio di evasione e leggerezza il 2025 sarà l’anno dei piccoli trend locali che come confermato anche dal punto di vista di Raffa territori ed interessi saranno sempre più collegati e sotto la lente di ingrandimento di organizzazioni, aziende e loro brand.


La tendenza del disordine creativo

Con le nuove opportunità creative offerte dalle piattaforme social, stiamo vedendo sempre più organizzazioni allentare le redini, mettere da parte i tradizionali schemi di marketing e dare priorità all’intrattenimento sui social media.

Nel report di Hootsuite si legge che più del 60% dei contenuti social mira a intrattenere, educare o informare senza promozione diretta per quasi la metà degli enti, aziende e i loro brand.

I social si confermano quindi il playground ideale in cui anche le aziende e i brand più abbottonati possono divertirsi un po’ senza pensare troppo alla coerenza comunicativa. I social marketer che pubblicano contenuti creativi sono più propensi a riportare un impatto “molto positivo” sul business rispetto a quelli che pubblicano contenuti creativi meno frequentemente.

Ne è convinta anche l’esperta di comunicazione torinese Michaela Garbarino: “Penso che per le aziende e organizzazioni i social media siano il luogo perfetto per sperimentare nuovi stili creativi. Sulle piattaforme la comunicazione è ormai un flusso continuo e sicuramente ‘osare’ oltre i confini abituali può aiutare un brand a distinguersi e a catturare l’attenzione, giocando sulla sorpresa. A fare la differenza sarà poi sempre e comunque la capacità del brand di creare una vera connessione con le persone e mantenerla nel tempo”.

L’engagement proattivo

Un’altra tendenza interessante è l’engagement proattivo. Le aziende e i brand che commentano strategicamente i post e i contenuti di altri utenti – principalmente creator – stanno prendendo piede. Il che li aiuta a coltivare la community e allo stesso tempo a farsi conoscere a un nuovo pubblico.

Secondo Social Element, l’agenzia londinese di media marketing specializzata in social media management, l’engagement proattivo diminuisce drasticamente se si commenta un post originale pubblicato più di 24 ore prima. Per quanto riguarda la lunghezza dei commenti essere brevi paga, esserlo troppo no. I commenti tra i 10 e i 99 caratteri sono quelli che generano il maggior engagement; inoltre, i commenti di soli emoji sono un fallimento totale.

Arginare la “sbornia digitale”: il ruolo dei brand

L’analisi di Hootsuite, la prima piattaforma di gestione social al mondo, dimostra che i social network non sono morti, ma il loro uso è in continua evoluzione.

Se da un lato i social continuano a espandersi come hub strategici, dall’altro pongono una nuova sfida: quella di contrastare la frammentazione e la dipendenza dai contenuti. Dopo anni di iperconnessione e di overload digitale, emerge la necessità di un approccio più soft, centrato e consapevole.

Anche le aziende e i loro brand giocano un ruolo chiave in questa trasformazione. Devono passare dall’essere parte del “rumore di fondo” a creare spazi di senso, offrendo messaggi che vadano oltre la superficialità.

“Siamo tutti investiti da un mare magnum di notizie, informazioni, contenti di vario tipo sui sistemi digitali però io non parlerei di sbornia digitale ma di opportunità digitali da gestire” spiega Francesco Di Costanzo, Presidente di Fondazione Italia Digitale e PAsocial, che aggiunge: “Dire che il digitale è solo contenuto da consumare mi sembra poco reale e ingiustificato perché il digitale, ormai, è parte della nostra vita. Sono favorevole, però, ad un’educazione digitale sempre più ampia e ad una sensibilizzazione sul corretto utilizzo delle piattaforme digitali”.

Abbandonare le narrazioni vuote

Le aziende e i loro brand devono abbandonare, quindi, le narrazioni “vuote” e concentrarsi su storie autentiche e rilevanti per il loro pubblico e – come suggerisce Di Costanzo – ad abbracciare l’educazione digitale e la sensibilizzazione nei loro piani di comunicazioni, due aspetti sempre più utili e troppo spesso sacrificati per ragioni di marketing.

Il colosso tecnologico cinese, attivo nel campo della telefonia, Vivo ha lanciato una campagna, giunta alla sesta edizione, per incoraggiare le famiglie a disconnettersi dagli apparecchi tecnologici – smartphone in primis – per ritagliarsi del tempo per momenti significativi e senza tecnologia.

Promuovere connessioni significative

Switch off, questo il nome della campagna supportata da uno studio i cui risultati evidenziano un problema urgente: mentre gli smartphone ci connettono al mondo, ci disconnettono anche dalle persone che contano di più.

“La nostra visione è quella di promuovere connessioni significative attraverso la tecnologia” ha dichiarato Geetaj Channana, responsabile della strategia aziendale presso vivo India. Uno spunto, quello della disconnessione, che potrebbe ispirare aziende e brand. “Sono a favore dello switch off dallo smartphone. L’utilizzo eccessivo dello smartphone può creare forme di dipendenza e quindi sintomi ad essa associati” spiega la psicologa del lavoro e delle organizzazioni Vania Marchionna che aggiunge: “Altro dato è che tra le professioni a rischio di bournout ci sono le categorie di professionisti che si occupano di comunicazione, social media manager per la ‘necessità’ di essere sempre connessi. Quindi sempre in allerta”.


Il mindfull marketing

Con i consumatori alla ricerca non solo di prodotti, ma di esperienze e di tracce di umanità nel caos digitale il 2025 sarà un anno importante per il mindfull marketing, l’approccio strategico che mette al centro l’autenticità, l’empatia e l’etica.

Il valore dell’autenticità, quindi, non più un semplice elemento tattico, ma una vera e propria bussola per orientare le azioni, sia per le persone che per le aziende e i loro brand.

Le aziende non possono limitarsi a mostrare autenticità; devono viverla in ogni interazione. Questo implica un impegno concreto, che parte dall’interno, con una comunicazione coerente e trasparente. Secondo un report di HubSpot, sviluppatore e distributore statunitense di prodotti software per il marketing, il 64% delle persone ritiene che le aziende e i loro brand manchino di trasparenza e il 23% si fida della pubblicità tradizionale.

Un esempio viene da Patagonia, brand che da anni integra la sostenibilità nel proprio DNA, promuovendo iniziative di impatto sociale e ambientale. La coerenza tra ciò che il brand fa e ciò che comunica ha creato un legame forte e duraturo con i consumatori, trasformandoli in ambasciatori del marchio.


Riflessioni per il futuro

Una ricerca approfondita condotta da Hootsuite e Critical Truth indica che le aziende e i loro brand dovrebbero puntare a realizzare tra 48 e 72 post a settimana su tutte le piattaforme. Un lavoro possibile anche all’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa.

Infatti, dal report “Social Media Trends 2025” emerge che nell’ultimo anno gli esperti di social media management hanno raddoppiato l’utilizzo dei sistemi di IA generativa per la gestione dei social media.

La crescita maggiore di utilizzo di sistemi di IA nel social media management si è registrata per quanto riguarda la creazione e la modifica di immagini (+180% rispetto al 2023) e la revisione e riscrittura di testi (+95% rispetto al 2023).

Il panorama social del 2025 sarà dominato da un mix di monitoraggio, innovazione, non solo tecnologia, anche di modalità e utilizzi del digitale, e autenticità. Le aziende che sapranno cogliere questi trend avranno l’opportunità di distinguersi in un contesto sempre più competitivo. Ma la vera sfida non sarà solo quella di adattarsi, bensì di guidare il cambiamento, offrendo valore in un ecosistema in cui l’attenzione è una risorsa scarsa.

Come ci insegna il report di Hootsuite, il futuro non è solo tecnologico, anche se l’IA giocherà un ruolo importante (le aziende e i brand che non lo faranno rimarranno indietro), ma profondamente umano e meno connesso.

Le aziende e i loro brand riusciranno ad avere successo solo se sapranno creare connessioni autentiche e significative. Come? Attraverso il social listening in primis come ricorda la Garbarino “Conoscere ciò che le persone pensano e vogliono è il punto di partenza per ogni strategia di marketing e comunicazione, c’è biosogno però di un approccio esperto e molto tecnico per riuscire ad individuare nel ‘conversatio’ in rete ciò che è davvero utile o significativo per un brand”. Dopo anni di overload digitale è il momento di ritrovare equilibrio, sia per i consumatori che per le aziende e come spesso avviene potrebbero essere i marketer a guidare questo cambiamento.

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