La flessione delle criptovalute avvenuta quest’anno sta avendo impatto anche sul mondo del gaming: visto il calo degli utenti in molte società del Web3 sia i giocatori sia gli investitori stanno rivalutando l’utilità dei modelli di business basati sui token e su blockchain[1].
Modelli che non sempre funzionano e sono apprezzati dal pubblico: la critica più diffusa è quella di trasformare il gaming nell’ennesima microtransazione, spostando in secondo piano l’obiettivo stesso del gioco: divertirsi. Ma ci sono anche esempi virtuosi come Step’N e Shatterpointt.
A far shopping con gli NFT nel mondo del gaming: quali sono le tendenze
Step’N, più cammini più guadagni
Prendiamo ad esempio il gioco Step’N in cui si può guadagnare mentre si cammina. Step’N era molto in voga tempo fa[2]. Basta scaricare l’app sul proprio smartphone e questa, come fanno altre app simili, monitora la distanza percorsa, le calorie bruciate e la riduzione di gas serra emessi. La novità in questo caso non sono i sensori che tracciano il movimento e la loro conversione in dati rilevanti per l’ecologia o per la dieta, ma la conversione da energia meccanica a token. Questi poi possono essere subito dumpati a mercato acquistando coin. Il guaio è che partecipare al gioco è necessario avere un activition code. Questi, mesi fa, stavano andando letteralmente a ruba su Discord o telegram, risultando molto difficile prendere parte a Step’N.
Come si guadagna in Step’N
Nel gioco è possibile acquistare le proprie scarpe oppure è possibile affittarle (il 70 percento andrà al proprietario, il 30 percento all’affittuario). Una volta ottenuto l’equipaggiamento necessario si potrà finalmente uscire per correre, per camminare, cominciando a ottenere token. È possibile scambiare i token guadagnati con i coin, come USDC, direttamente nell’app, e questo è utile per un neofita. Non solo, fa parte del gioco il fatto di dover utilizzare i token per riparare le scarpe, per salire di livello, per personalizzare le sneakers. Ok, ma quanto costa iniziare? Se si va nel marketplace troveremo diverse tipologie di scarpe. A seconda del tipo monetizzeremo solo a patto che si corra; quindi, a patto di procedere a un certo ritmo, si cammini o si faccia training – le trainer sono scarpe jolly, danno premi a prescindere dall’attività. Le scarpe che conferiscono più reward sono le runner. Mesi fa la scarpa che ci costava meno aveva un prezzo di 11.63 Solana, insomma più di 400 euro. Solana o Polygon sono sempre più scelti a discapito di Ethereum perché sono blockchain a emissioni zero; questo dipende dal fatto che il malcontento generale per questioni energetiche legate alle crypto si fa sempre più sentire tra gli utenti.
Il crollo di Axie Infinity e l’ascesa di Shatterpoint
Lo stesso crollo è stato toccato da Axie Infinity, molto popolare lo scorso anno. Il gioco è ispirato a Pokemon, entrare è gratuito ma per partecipare attivamente è necessario avere tre Axies. Un animale costava al momento di massima popolarità 350 dollari. Non è un investimento da poco, come si comprende. Certo, anche in questo caso è possibile affittarli da altri utenti, ma certamente l’accesso non è per tutti. In questo periodo, complice un caso di hacking e l’inflazione globale, il gioco sta crollando drasticamente. Nel momento d’oro generava guadagni quotidiani per 15 milioni di dollari. Tutte le criticità legate ai giochi del Web3 e la recente perdita di valore dimostrata stanno dando ragione ai gamer che da subito rifiutavano il nuovo modello play-to-earn, gioca e guadagna.
Si stima che il Web3 si potrà spostare maggiormente verso giochi come Shatterpoint. Si tratta di un RPG game per mobile, dallo stile grafico molto carino: ricorda vagamente The Legend of Zelda. È un free-to-play, quindi non è necessario compiere un investimento per poter partecipare, inoltre lo scopo non è quello di giocare in Borsa, non ci sono criptovalute; il fine è di divertirsi e basta. Certo, a renderlo differente dagli altri RPG mobile è il fatto di basarsi sulla tecnologia blockchain, ma essa è utilizzata con un fine narrativo preciso. Resta un free-to-play, lasciando comunque modo di craftare NFT qualora i giocatori volessero avanzare più in fretta; ciò non toglie che anche gli utenti che non volessero compiere transazioni non avanzino e non si divertano.
L’obiettivo è diventare uno dei Travellers, i guerrieri migliori nello spazio e nel tempo che potrebbero riscattare il mondo dalla distruzione a cui va incontro. È possibile giocare in modalità singola o multiplayer. Un po’ come Outer Wilds, che chiudeva il giocatore in un loop temporale, facendolo ricominciare sempre daccapo (certo, per fortuna preservava le conoscenze dell’Universo accumulate!), anche qui il gameplay prevede un Uroboro temporale simile. La storia è divisa in Stagioni, al cui termine si va sempre incontro a una distruzione totale. Avere gli NFT consente al gamer di non perdere tutto. Il The Shattering (così si chiama il fenomeno) porta a cancellare tutti gli oggetti non-NFT.
Durante le battaglie si creano le build, si guadagnano ricompense, tra cui token. Nelle stagioni vengono presentate una serie di sfide che i gamer possono completare, trasformando i loro personaggi non-NFT in eroi che resisteranno alla distruzione cadenzata. È evidente che l’obiettivo è quello di un qualunque gioco di ruolo di azione: combattere, potenziarsi, migliorare e personalizzare il proprio equipaggiamento, con il plus di ottenere token che abbiano un valore nel game-play, finalmente al di là della funzione finanziaria.
Ecco perché allora Shatterpoint è, sì, un videogame basato su blockchain, ma in modo diverso: ha trasformato i token in oggetti sensati per il gameplay stesso e questo sfruttando il loro potenziale di autenticità e indistruttibilità. Il gioco non è più un “Velo di Maya” dietro cui si trovano le vere ragioni celate: comprare e vendere sul mercato volatile della cryptocurrency. In questo caso il valore lo ha il gioco. Tra l’altro non vince chi può permettersi un paio di scarpe o un Axie, perché chiunque può ottenere Rune (i token di Shatterpoint) e volgere il suo Eroe in un Traveller resistente alla Distruzione. È chiaramente possibile acquistare Cosmetics, skins per personalizzare il personaggio e la build, ma questo non esaurisce lo scopo del gioco. Inoltre, gli NFT guadagnati durante le missioni sono scambiali su un Market all’interno dell’app, il che permette di generare un contesto di collezionabili.
Il ruolo degli NFT nei free-to-play
Le critiche che i gamer hanno mosso da subito agli NFT, portando Ubisoft, ad esempio, a interrompere il suo progetto di gioco per Web3, sono quelle di diventare l’ennesima microtransazione, portando in secondo piano l’obiettivo stesso del videogame: divertirsi. Al contrario, in Shatterpoint, la tecnologia blockchain sembra davvero impiegata per dare un plus alla storia e al gameplay.
In realtà utilizzare gli NFT in un free-to-play dà meno peso alle microtransazioni ossessive: nel caso degli NFT non si può semplicemente comprare il proprio avanzamento, il proprio distacco dagli altri, perché il valore dei token è deciso dal mercato: gli NFT sono basati sulla scarsità. Inoltre, possiedono gli indubbi vantaggi di essere scambiabili con altri giocatori e di essere trasportabili al di là del gioco, su altre piattaforme e nella vita dell’utente. L’approccio qui descritto è definito Own to Play, possiedi per giocare; insomma non c’entra la capacità economica di un soggetto, quella che segna il successo nei free-to-play e nei videogame classici del Web3 come Axies; qui c’entra una proprietà che la tecnologia blockchain garantisce in modo inequivocabile e che diventa parte del gameplay.
Note
- Url: https://www.wsj.com/articles/crypto-rout-deflates-some-web3-startups-buoyed-by-push-into-digital-tokens-11657359180 ↑
- Url: https://www.youtube.com/watch?v=KSg0fXhD8sQ. ↑