l'analisi

Google pagherà gli editori in Francia: come ci siamo arrivati e cosa succede ora (anche in Italia)

“Storico” accordo tra l’Alliance de le presse d’information general e Google France per la stipula di accordi di remunerazione individuali con i diversi editori. L’intesa è frutto dell’implementazione della Direttiva Ue “DSM”. Vediamo cosa cambia e lo stato dell’arte in Italia

Pubblicato il 22 Gen 2021

Luciano Daffarra

C-Lex Studio Legale

Il 21 gennaio 2021, l’APIG (Alliance de le presse d’information general), in rappresentanza di circa 300 quotidiani e settimanali francesi ha sottoscritto con Google France un accordo “quadro” relativo al riconoscimento dei diritti connessi degli editori per gli sfruttamenti delle pubblicazioni online.

Tale convenzione, che si pone in linea con le precedenti intese intervenute nello scorso mese di novembre fra Google France e le principali testate d’oltralpe fra cui “Le Monde”, “Courier International”, “Le Figaro”, “Liberation”, “L’Obs” e “L’Express” include l’utilizzazione degli articoli anche in Francia attraverso la piattaforma “News Showcase” già lanciata da Google in altri paesi fra cui Germania in Brasile.

A differenza di quanto accaduto in precedenza, le linee guida contenute nell’accordo di licenza con APIG prevedono la stipula di accordi individuali con i diversi editori che saranno basati su criteri di calcolo dei compensi dovuti dai gestori della piattaforma i quali includono – fra gli altri – la valutazione del contributo dato da ciascuna testata all’informazione politica e generale, il numero di copie (cartacce e digitali) vendute, il numero di contatti mensili online.

Come siamo giunti a questo accordo

Il raggiungimento di questo accordo, confermato dalle parti, ma di cui non si conoscono ancora i dettagli è il frutto di un lungo percorso tracciato inizialmente da un provvedimento dell’Autorità francese della concorrenza (la Decisione 20-MC-01 del 9/4/2020) che aveva sanzionato Google France per un presunto abuso di posizione dominante, sulla scorta di una violazione delle norme vigenti in materia di pubblicazioni online. In particolare, Google France avrebbe applicato in maniera discriminatoria la normativa interna francese sui diritti connessi degli editori, imponendo sistematicamente il principio della non remunerazione per la pubblicazione sulla piattaforma dei contenuti protetti, senza concedere agli aventi diritto la possibilità di negoziare. Inoltre, Google France avrebbe rifiutato di comunicare agli editori le informazioni necessarie a stabilire la misura dell’equa remunerazione e avrebbe ripreso integralmente i titoli degli articoli dei giornali nella consapevolezza che ciò avrebbe aggirato i diritti connessi stabiliti per legge a favore dei giornali. Per tali ragioni l’Autorità francese sulla concorrenza ha imposto ai gestori dell’impresa statunitense l’obbligo di negoziare con gli editori fino al raggiungimento di accordi di collaborazione e cessione dei diritti, quale quello sopra annunciato, avendo altresì stabilito che i diritti degli editori matureranno sino dalla data di entrata in vigore della Legge 2019-775, cioè dal 24 luglio 2019, giorno in cui è entrata in vigore in Francia la legge che sancisce il diritto connesso delle agenzie di stampa e degli editori di giornali sulle loro pubblicazioni.

Tale normativa ha introdotto nel Codice della Proprietà Intellettuale francese gli artt. L. 218-1 L. 218-2, disposizione quest’ultima che prescrive l’autorizzazione dell’editore o dell’agenzia di stampa perché i servizi di comunicazione online possano dare luogo a qualsiasi riproduzione o di comunicazione al pubblico, in tutto o in parte, delle loro pubblicazioni in formato digitale.

Le disposizioni della direttiva Ue DSM

Tale diritto connesso dell’editore dei giornali è frutto in Francia della già avvenuta implementazione dell’art. 15 della Direttiva dell’Unione Europea nota come “DSM o Digital Single Market” (UE/2019/790) che riguarda appunto lo sfruttamento online degli articoli di giornali. Questa disposizione, al par. 5, stabilisce che gli autori debbano percepire una “quota adeguata” dei proventi derivanti agli editori con provenienza dai prestatori di servizi online, facendosi in tal modo specifico riferimento agli sfruttamenti dei contenuti dei giornali da parte delle grandi piattaforme.

La situazione in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, ove gli editori dei giornali si attendono di concludere analoghi accordi con i motori di ricerca operanti nel nostro Paese, va rimarcato che nel testo della cosiddetta Legge comunitaria 2019/2020, approvato dal Senato e trasmesso per l’esame e l’approvazione finale alla Camera dei deputati il 17 dicembre 2020 (AC-2757), sono presenti disposizioni che riguardano la “protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzazioni online”. L’art. 9 lett. h) del provvedimento stabilisce che “nel caso di utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione trovino adeguata tutela i diritti degli editori, tenendo in debita considerazione i diritti degli autori di tali pubblicazioni”. Lo stesso art. 9, alle successive lett. i) e lett. l), mira a dare – da un lato – una definizione del concetto di “estratti molto brevi”, i quali sono esclusi dalla tutela dei diritti connessi dell’editore per non pregiudicare la libera circolazione delle informazioni e – dall’altro – a fornire la definizione di “quota adeguata” del compenso da assegnare agli autori delle opere collettive digitali e analogiche che siano sfruttate online.

Pare auspicabile che, in attesa del varo della Legge Comunitaria e delle sue norme attuative, si possa già giungere ad accordi fra editori della stampa e i gestori delle piattaforme online che riflettano la normativa della Direttiva DSM e quella francese cui abbiamo fatto sopra cenno.

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