Gli Stati Uniti e l’Unione Europea (UE) condividono preoccupazioni riguardanti i rischi per la sicurezza di una catena di approvvigionamento instabile di semiconduttori, in particolare la presenza di chip cinesi negli apparecchi elettronici occidentali. Entrambe le regioni hanno implementato programmi finanziati con fondi pubblici per rafforzare le rispettive industrie dei chip e mitigare questi rischi.
Tuttavia, gli sforzi per affrontare la questione potrebbero risultare in una competizione anziché in una collaborazione. Il Transatlantic Trade and Technology Council (TTC) mira a garantire che questi programmi di sostegno per i semiconduttori si integrino reciprocamente ed è inoltre impegnato nell’istituire un sistema di allarme precoce per affrontare e mitigare le interruzioni nella catena di approvvigionamento di semiconduttori.
Chip, la situazione dell’Europa
L’Europa si è addormentata all’indomani dell’arrivo dell’UMTS nel campo delle telecomunicazioni (correva l’anno 2000) sognando di diventare un colosso grazie anche alla globalizzazione dei mercati e si è svegliata nel 2022 (all’indomani delle prime installazioni di 5G, quinta generazione di tecnologia delle telecomunicazioni, figlia dell’UMTS) scoprendo che non solo ha perso tutte le speranze di essere tra i big della produzione di microchip, ma addirittura è presa per il collo dai pochi produttori rimasti sul globo terraqueo.
Nel 1998 l’Europa deteneva una quota di mercato del 22%, oggi ha meno del 3% del mercato su questo tema. La globalizzazione ha in realtà favorito i colossi supportati da ingenti sovvenzioni statali: tutti i piccoli produttori (e non solo di microchip) sono destinati ad essere “mangiati”. Occorre pensare velocemente una strategia nuova, che contenga aspetti di DE-globalizzazione nelle produzioni strategiche (come l’IT e la cyber security).
Carenze globali di chip
Sebbene l’intervento statale in un’economia di mercato libero sia generalmente scoraggiato, la necessità di mitigare i rischi per la sicurezza giustifica un intervento straordinario del governo nell’industria dei semiconduttori. I semiconduttori svolgono un ruolo vitale nella vita moderna, dai telefoni cellulari alle applicazioni militari. L’industria è ciclica, ma la domanda è prevista in aumento nei prossimi anni. Secondo un rapporto di McKinsey & Company, il mercato globale dei semiconduttori ha superato i 500 miliardi di dollari di vendite nel 2022 e si prevede che raggiungerà un valore di un trilione di dollari entro il 2030.
Ministro delle Imprese e “Made in Italy, Adolfo Urso: “Presenteremo in Parlamento a inizio agosto il decreto legge sulla microelettronica, il “Chips Act” italiano, in sintonia con il Chips Act europeo, siamo il primo Paese a realizzarlo”. “Verrà individuata una strategia nazionale sulla microelettronica e riteniamo che l’Italia sia un paese ideale dove investire per la tecnologia digitale”
Durante la pandemia di COVID-19, la carenza di chip ha causato significative interruzioni in vari settori, con conseguenti perdite economiche e tensioni geopolitiche. In risposta, gli Stati Uniti, l’UE e la Cina hanno introdotto programmi finanziati con fondi pubblici per rafforzare le rispettive industrie dei chip. Tuttavia, sorgono preoccupazioni riguardo a una possibile sovrapposizione tra i progetti dell’UE e degli Stati Uniti. Le consistenti sovvenzioni provenienti da entrambe le regioni potrebbero portare a un eccesso di capacità e a un eccesso globale di chip. Segni di un eccesso di chip a breve termine sono già evidenti.
La pandemia di COVID-19 ha evidenziato la vulnerabilità della catena di approvvigionamento di semiconduttori. Le carenze globali hanno causato devastazione economica, influenzando settori come l’industria automobilistica e portando alla perdita di milioni di veicoli in produzione. Le carenze di chip hanno influenzato non solo i prodotti destinati ai consumatori, ma hanno sollevato preoccupazioni per la sicurezza, in particolare dopo il conflitto in Ucraina che ha depauperato gli arsenali occidentali. La carenza di chip ha influenzato le capacità militari, come evidenziato dal caso dell’arma anticarro Javelin. La dipendenza da Taiwan per la produzione di chip avanzati comporta rischi aggiuntivi legati a fattori geopolitici, catastrofi naturali e alla dominante quota di mercato di Taiwan.
Eu Chips Act
L’EU Chips Act mira a affrontare le carenze di semiconduttori e a rafforzare la leadership tecnologica dell’Europa nel settore dei chip. Con un focus sulla ricerca e sulla leadership tecnologica, l’Atto mira ad aumentare la capacità produttiva fino al 20% del mercato globale entro il 2030. L’Atto mobilita oltre 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati per sostenere lo sviluppo di un ecosistema di chip europeo all’avanguardia. Si propone di innovare nel design, nella produzione e nell’imballaggio dei chip, sviluppando una comprensione approfondita delle catene di approvvigionamento globali di semiconduttori. L’Atto affronta anche la carenza di competenze e sostiene l’emergere di una forza lavoro qualificata nel settore dei semiconduttori. Si prevede che investimenti di oltre 15 miliardi di euro completeranno i programmi di ricerca e innovazione esistenti, risultando in un significativo investimento guidato dalla politica fino al 2030.
US Chips Act
Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato l‘US Chips Act, destinando oltre 52 miliardi di dollari in sovvenzioni per la produzione di semiconduttori. L’Atto affronta la dipendenza del paese dalla produzione di chip stranieri, in particolare da Taiwan, e mira a potenziare la capacità di produzione nazionale. Sono stati annunciati investimenti per un valore superiore ai 200 miliardi di dollari per la capacità produttiva negli Stati Uniti, con progetti in corso da parte di aziende come TSMC, Intel, Samsung, Micron e Texas Instruments. L’Atto riconosce il ruolo fondamentale dei semiconduttori nell’economia e si propone di creare catene di approvvigionamento sicure e resilienti. Tuttavia, rimangono sfide, tra cui ostacoli regolatori e carenza di lavoratori qualificati. L’Atto potrebbe essere ulteriormente rafforzato affrontando i costi del lavoro e le regolamentazioni che rendono la produzione negli Stati Uniti meno competitiva dal puntodi vista dei costi.
Il confronto tra i due chips act
L’EU Chips Act e l’US Chips Act condividono obiettivi comuni di rafforzare la produzione nazionale di semiconduttori e mitigare i rischi per la sicurezza. Tuttavia, si differenziano per quanto riguarda gli approcci adottati. L’UE si concentra sulla ricerca e sulla leadership tecnologica, sull’aumento della capacità produttiva e sulla comprensione delle catene di approvvigionamento. Gli Stati Uniti, invece, danno priorità all’aumento della capacità produttiva nazionale e alla creazione di catene di approvvigionamento sicure. Entrambi gli atti sottolineano l’importanza di investimenti pubblici e privati, ma i livelli di finanziamento differiscono. Mentre l’UE prevede di mobilitare oltre 43 miliardi di euro, gli Stati Uniti hanno annunciato investimenti per oltre 200 miliardi di dollari. La cooperazione tra l’UE e gli Stati Uniti è fondamentale per garantire un approccio armonizzato ed evitare duplicazioni di sforzi.
Affrontare i rischi per la sicurezza nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori richiede sforzi coordinati da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. L’EU Chips Act e l’US Chips Act rappresentano importanti passi avanti nel potenziamento della produzione nazionale di semiconduttori e nel miglioramento della resilienza delle catene di approvvigionamento. Tuttavia, occorre affrontare sfide come un potenziale eccesso di capacità, ostacoli regolatori e carenze di competenze per garantire il successo di queste iniziative.
La cooperazione tra l’UE e gli Stati Uniti, unita a misure mirate per affrontare il furto di proprietà intellettuale, il lavoro forzato e le acquisizioni estere, contribuirà alla creazione di catene di approvvigionamento di semiconduttori sicure e resilienti.